La Cop16 sulla biodiversità si conclude con pochi passi avanti. Cosa resta, al di là della speranza?
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Il 3 marzo, Giornata mondiale della natura, si celebra la biodiversità del nostro Pianeta. Dalla vita negli abissi a quella sulle cime degli alberi, quest’anno protagonisti.
Gli elefanti hanno imparato a scavare nel terreno riarso per trovare l’acqua che, per colpa della siccità causata dal riscaldamento globale, scarseggia sempre di più.
Gli esemplari più anziani mostrano ai più giovani come fare, lasciando che abbiano accesso ai pozzi prima degli altri e proteggendoli al tempo stesso dai predatori. Come i leoni, che cercano di sfuggire alla calura riparandosi all’ombra di un baobab. Anche gli altri animali, dopo aver atteso il proprio turno, giungono sul posto per abbeverarsi.
È una scena semplice, che in Africa corrisponde alla quotidianità durante la stagione secca, ma è capace di rivelare la perfetta simbiosi fra gli esseri viventi e l’ambiente in continua evoluzione che li circonda.
Per celebrare la straordinaria biodiversità del nostro Pianeta e stimolare la ricerca di soluzioni per la sua salvaguardia, il 3 marzo si festeggia la Giornata mondiale della natura (World wildlife day). È stata istituita dalle Nazioni Unite nel 2013, e la data scelta coincide con l’adozione della Convenzione sul commercio internazionale delle specie in via d’estinzione appartenenti alla fauna e alla flora selvatica (Cites), siglata nella città statunitense di Washington il 3 marzo 1973.
L’edizione del 2021 è dedicata alle foreste e alla loro simbiosi con gli esseri umani. Tra le 200 e le 350 milioni di persone vivono all’interno o nei pressi di aree boschive.
Simbolo del rapporto indissolubile fra l’uomo e la natura, in particolare, sono le popolazioni indigene, che custodiscono alcune delle foreste più incontaminate della Terra e su di esse basano sia la propria sussistenza sia la propria identità culturale.
L’obiettivo della Giornata di quest’anno è imparare dagli indigeni a proteggere gli alberi, che rappresentano i nostri primi alleati nell’assorbimento dell’anidride carbonica e nella riduzione delle temperature.
Come ricorda il Wwf, le soluzioni basate sulla natura – come il ripristino di foreste naturali, torbiere, mangrovieti e il recupero degli ecosistemi acquatici e marini – possono avere un ruolo cruciale nella lotta contro la crisi climatica.
Contribuirebbero, infatti, a più di un terzo degli sforzi necessari per mitigare i cambiamenti climatici entro il 2030 e abbatterebbero le emissioni di CO2 globali di oltre 10 miliardi di tonnellate l’anno, l’equivalente delle emissioni attuali di Stati Uniti e Unione europea messi insieme.
Secondo le stime dell’organizzazione, che in occasione del World wildlife day ha pubblicato il nuovo report Valore natura per la campagna Renature Italy, ripristinare 350 milioni di ettari di boschi entro la fine del decennio potrebbe generare benefici per 170 miliardi di dollari l’anno.
Per questo l’Italia e l’Europa devono impegnarsi a sfruttare i fondi stanziati per il post pandemia per una ripresa che sia davvero all’insegna della sostenibilità. Perché investire nella natura saprà garantire, senza grossi rischi, il raggiungimento dei nostri obiettivi.
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