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Il tema dell’edizione del 2017 della Giornata della pace, nata per invocare la cessazione delle ostilità, è Insieme per la pace: rispetto, sicurezza e dignità per tutti.
Se ci guardiamo alla e spalle, cercando di tornare agli albori della nostra specie, si ha l’impressione che l’uomo abbia da sempre fatto la guerra, che questo strano animale non possa vivere senza violenza. Violenza e soprusi, dunque, sono sempre esistiti, ma sembrano aver toccato l’apice nel XX secolo, grazie agli incredibili progressi della tecnologia. Oggigiorno parlare di pace è difficile, guerre, terrore e razzismo sono infatti onnipresenti e monopolizzano i mezzi di informazione con una presenza così massiccia da aver ormai anestetizzato e desensibilizzato molti, troppi, telespettatori.
La pace resta tuttavia uno dei bisogni primari dell’umanità, implica il superamento di qualsiasi barriera sociale, religiosa e di ogni pregiudizio ideologico ed è, in ultima analisi, la base di partenza per la ricerca della felicità. La ricorrenza è stata istituita dall’Onu il 30 novembre 1981, inizialmente la Giornata mondiale della pace coincideva con il terzo martedì del mese di settembre, mentre dal 2001 è stata adottata la data del 21 settembre. La giornata è nata con l’obiettivo di porre fine alle ostilità, le Nazioni Unite invitano tutti i paesi a rispettare il cessate il fuoco e a celebrare l’iniziativa attraverso attività educative e di sensibilizzazione sul tema della pace.
Il tema dell’edizione della giornata del 2017 è “Insiemeper la pace: rispetto, sicurezza e dignità per tutti”. In lingua originale lo slogan gioca con la parola “Together“, nome di un’iniziativa globale lanciata nel 2016 e guidata dall’Onu che vuole cambiare le percezioni e contrastare gli atteggiamenti negativi nei confronti dei rifugiati e dei migranti, e rafforzare la solidarietà e il contratto tra le comunità ospitanti e i rifugiati e i migranti. “In tempi di insicurezza gli stranieri diventano spesso capri espiatori convenienti – ha affermato il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres. – Dobbiamo resistere a questi cinici sforzi di dividere le comunità e di ritrarre i nostri vicini come “l’altro”. La discriminazione ci rimpicciolisce, impedisce alle persone e alle società di raggiungere il loro pieno potenziale. Dobbiamo alzarci in piedi insieme contro il fanatismo e trasformare la paura in speranza”.
Quest’anno la giornata si concentrerà dunque sul coinvolgimento e la mobilitazione delle persone in tutto il mondo per mostrare sostegno a rifugiati e migranti. Durante le varie manifestazioni organizzate verranno raccontati i vantaggi che le migrazioni arrecano alle economie e alle nazioni, pur riconoscendo le preoccupazioni legittime delle comunità ospitanti.
La giornata ha avuto idealmente inizio lo scorso 15 settembre, quando António Guterres, nel giardino della Pace della sede delle Nazioni Unite, ha suonato la campana della Pace e osservato un minuto di silenzio.
Le risoluzioni dell’Onu e le ricorrenze possono essere semplici pezzi di carta e sbiadite scadenze sul calendario senza una sincera e personale adesione. “Restiamo umani”, esortava Vittorio Arrigoni, giornalista e attivista per i diritti umani ucciso a Gaza nel 2011. Cosa significa “restare umani”? Vuol dire continuare ad indignarsi per i soprusi e per le violenze perpetuate contro gli altri esseri viventi (tutti), significa provare compassione, empatia e rispetto, significa conoscere e aprirsi, perché la violenza è spesso frutto dell’ignoranza. Significa rompere le barriere, fisiche e mentali, e cooperare per vivere in armonia.
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