Drogata e stuprata per anni, Gisèle Pelicot ha trasformato il processo sulle violenze che ha subìto in un j’accuse “a una società machista e patriarcale che banalizza lo stupro”.
Stati Uniti, giovani sostenitori di Trump sfidano e deridono i nativi americani
Durante la marcia dei popoli nativi americani a Washington, si è creata grande tensione fra due fazioni opposte. L’America ne discute.
Negli Stati Uniti da giorni si parla molto di un video diventato virale su internet: nel filmato, registrato il 18 gennaio durante la marcia dei popoli indigeni a Washington, si vede un simpatizzante del presidente Donald Trump sfidare un nativo americano. In molti, sui social e non, si sono lamentati dell’atteggiamento del giovane, che rimane fermo e continua a fissare spavaldo Nathan Philips, appartenente alla tribù degli Omaha e intento a suonare una canzone tradizionale dei nativi americani. Dietro di loro si possono sentire i cori dei compagni del ragazzo, tutti studenti di una scuola cattolica del Kentucky, mentre intonano il coro “Build that wall”, ovvero “costruiamo quel muro“, riferendosi alle discusse intenzioni di Trump.
Le due marce a Washington
Da quello che si sa, gli studenti della Covington erano arrivati a Washington per prendere parte alla marcia anti-abortista svoltasi nella capitale americana lo stesso giorno della Indigenous people march. Con indosso cappellini con lo slogan Maga (Make America great again) lanciato da Trump, i ragazzi hanno cominciato a prendere in giro i nativi americani e a mimare le danze tipiche degli aborigeni.
“Ho visto che la tensione stava aumentando e allora mi sono avvicinato a loro per portare un po’ di pace”, ha detto Philips, veterano della guerra in Vietnam. Dopo che i video dell’accaduto hanno cominciato a circolare online, il giovane di sedici anni al centro della diatriba ha rilasciato un comunicato d’accordo con la sua scuola: “Non stavo facendo intenzionalmente facce strane al manifestante. A un certo punto ho sorriso perché volevo che sapesse che non mi sarei arrabbiato, intimidito o lanciato verso uno scontro più ampio. Sono un fedele cristiano e cattolico praticante, e cerco sempre di essere all’altezza degli ideali che la mia fede mi insegna; di rimanere rispettoso verso gli altri e di non intraprendere azioni che possano condurre a conflitti o violenze”. L’amministrazione della Covington High School e la diocesi del Kentucky hanno detto che indagheranno sugli studenti, ma a preoccupare l’opinione pubblica americana è il clima di tensione e astio che si respira fra i diversi gruppi demografici negli Usa, fomentato spesso dall’attuale inquilino della Casa Bianca.
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