L’Onu ha proclamato il 2025 anno delle cooperative ritenendole di fondamentale contributo allo sviluppo sostenibile.
Il giro del mondo in 10 locali, cool e sostenibili
Un itinerario in dieci tappe (più una), un giro del mondo per scoprire i locali più di tendenza, unici e “un passo avanti” agli altri, proprio perché sostenibili. Per una pausa gustosa e consapevole. Eccoli.
In un ideale giro del mondo, quali sono i locali da non perdere? I più sostenibili, quelli con più stile, quelli dove gli spazi da vivere e i prodotti da gustare fanno davvero la differenza? Luoghi in cui assaporare spuntini, cibi e bevande di qualità, dall’antipasto al caffè, circondati da bellezza, design, attenzione per l’ambiente. Vi proponiamo un itinerario in dieci tappe, una selezione globale dei locali di tendenza più premiati e apprezzati, pensata apposta per voi.
Prima, però, perché non iniziare il viaggio gustando un buon caffè biologico e uno spuntino che non pesa sull’ambiente anche nel bar sostenibile sotto casa? Grazie al progetto LifeGate Cafè, che vede la collaborazione tra LifeGate e Lavazza Alteco, è finalmente possibile farlo.
L’obiettivo di LifeGate Cafè è quello di creare un network selezionato di locali che abbiano come ideale la qualità della vita nel rispetto dell’ambiente. La risposta ideale per quel 20 per cento di italiani che, secondo l’Osservatorio nazionale sullo stile di vita sostenibile 2017, realizzato da LifeGate ed Eumetra, sceglie di consumare sempre alimenti bio. I locali che aderiscono all’iniziativa, infatti, propongono ai clienti il caffè 100 per cento biologico Lavazza Alteco, ottenuto in modo equo e sostenibile, ma presentano anche un’offerta food con snack, spuntini e cibi a basso impatto, adatti a chi segue una dieta “leggera” sull’ambiente. Insomma, la partenza ideale per questo viaggio speciale.
E ora, scopriamo insieme i migliori locali “eco” a livello internazionale.
Septime, Parigi
Il locale ha ottenuto il titolo di Miglior ristorante sostenibile 2017 nella classifica dei 50 migliori ristoranti dell’anno. Gestito dallo chef Bertrand Grébaut e dal suo socio, Théo Pourriat, questo locale merita una visita per moltissime ragioni: il 99 per cento del cibo è locale, l’80 per cento del menù è vegetale, si promuove la conservazione dei semi, la carne che viene utilizzata proviene da animali allevati secondo il metodo biologico, il pesce, che proviene da stock sostenibili, viene pescato su piccola scala, il vino è biodinamico. Il Septime, inoltre, partecipa a progetti come Bon Pour Climat, per la riduzione dell’impatto ambientale, e Farm Africa, per lo sviluppo dell’agricoltura nel “continente nero”. Bello da vedere per gli amanti dello stile neoindustriale, apprezzato dalle coppie che vogliono cenare a lume di candela.
Silo, Brighton
Si tratta di un ristorante/caffetteria che abbraccia la filosofia “zero waste”, ossia zero rifiuti, nel tentativo di ridurre al massimo gli scarti e gli sprechi. I prodotti sono a km zero e nella struttura c’è anche un macchinario per produrre il compost dagli scarti. Da Silo, inoltre, si usano antiche varietà di cereali e si evitano le raffinazioni alimentari. L’arredamento (di design) è realizzato con materiali riutilizzati e totalmente riciclabili, e così i piatti e i bicchieri. Amato dai giovani di Brighton.
White Lyan, Londra
Nel 2015 il proprietario di questo locale, Ryan Chetiyawardana, ha vinto il premio come International Bartender of the Year. La filosofia del White Lyan è quella di servire cocktail nel pieno rispetto dell’ambiente e della sostenibilità: qui si riducono gli sprechi di materie prime, di acqua e di energia. Atmosfera da pub sofisticato, apprezzato da chi cerca l’originalità.
Relae, Copenhagen
Quarta tappa del viaggio è la Danimarca: a Copenhagen c’è un locale, il Relae, che si è meritato per diversi anni il premio come Miglior ristorante sostenibile tra i 50 migliori ristoranti del mondo, scalzato solo quest’anno dal Septime. Qui la proposta culinaria è stagionale, attenta alla sostenibilità ambientale, certificata quasi interamente bio. Il locale produce annualmente un report di sostenibilità, messo a disposizione dei clienti sul proprio sito. Ristorante gourmet dall’atmosfera un po’ retrò, semplice e informale, frequentato dagli amanti del buon cibo (e della buona musica) di Copenhagen.
Azurmendi, Larrabetzu
Dalla fredda Danimarca, all’assolata Spagna! Azurmendi è un ristorante sostenibile di Larrabetzu, località non troppo distante da Santander. Nel 2014 il locale è stato nominato tra i 50 migliori ristoranti del mondo, nel 2015 ha ricevuto il premio come miglior ristorante d’Europa e nel 2017 la rivista Elite Traveller lo ha segnalato come il miglior locale del mondo. Lo chef Eneko Atxa è molto attento all’equilibrio ambientale ed economico del territorio e per questo propone una cucina sostenibile e stagionale. Anche la struttura architettonica, su una collina che domina le vigne, è completamente ecologica, con tetto fotovoltaico, impianto geotermico e sistemi per il risparmio energetico. Interni moderni, dalle linee semplici ed essenziali che si fondono con gli elementi vegetali: amato dai designer.
The Grey plume, Omaha
Qui la proposta culinaria è elegante, raffinata e sostenibile. Il The Grey plume di Omaha, Nebraska, è certificato “green restaurant”: tutte le materie prime sono locali, bio e di stagione (secondo la filosofia “dalla fattoria alla tavola”), pasta e pane sono preparati a mano. Tutto il ristorante è eco-friendly, dall’arredamento alla carta del menù, dalle lampadine all’impianto di riscaldamento; è altissima l’attenzione ad aspetti come il riciclo dei materiali, il risparmio idrico ed energetico e l’inquinamento indoor.
Perennial, San Francisco
L’obiettivo è pretenzioso: il Perennial, infatti, si definisce come il locale più sostenibile di sempre. Il ristorante/bar è in effetti tra i più apprezzati e consigliati da parte dei critici di importanti riviste statunitensi come Food & Wine, Chronicle e GQ. Le materie prime provengono tutte da filiera sostenibile, sia per quanto riguarda l’agricoltura, sia per l’allevamento e l’acquacoltura. Obiettivo è abbattere la CO2 e favorire la produzione sul territorio. Anche l’arredamento – semplice, in legno – è stato scelto pensando alla sostenibilità. Il locale è certificato Green Business.
Three blue ducks, Bronte, Sydney
Ottava tappa: Australia. Il Three blue ducks, gestito da due amici surfisti col pallino dell’ambiente, ha una proposta sostenibile e stagionale servita tra bellissimi e originali murales e un orto bio. Il locale (bar e ristorante) aderisce per esempio anche ad iniziative come Grow it Local, che favorisce le coltivazioni sul territorio (dalle fattorie agli orti dei privati), mettendo in rete produttori e consumatori. Anche questo ristorante abbraccia la filosofia zero waste e produce compost per le attività agricole. Tutti i prodotti per la pulizia sono ecologici e non emettono Voc (composti organici volatili). La clientela è giovane e dinamica.
Narisawa, Tokyo
Minimalismo, armonia, natura e sostenibilità sono alla base della filosofia dello chef giapponese Yoshihiro Narisawa e del suo omonimo locale di Tokyo. Obiettivo della cucina gastro-culturale di Narisawa è portare la natura (e il suo spirito vitale) nei piatti serviti ai clienti. Per questo la proposta è stagionale, locale, sostenibile. Apprezzato dai giapponesi amanti della cucina occidentale, visto che i piatti di Narisawa sono considerati esotici dai suoi stessi connazionali.
Dear me, Città del Capo
Decima tappa di questo bizzarro itinerario è il Sudafrica: Dear me è una graziosa caffetteria – bistrot tra le più popolari di Città del Capo, famosa per le colazioni, con tavoli di legno e piante sospese che scendono dal soffitto. Qui si possono gustare piatti bio, locali, sostenibili, coltivati (o allevati) secondo regole etiche di rispetto dell’ambiente e delle persone. Oltre che all’impatto ambientale, qui si presta attenzione anche alle “diete speciali”: la proposta include infatti piatti vegetariani, vegani, senza glutine o senza lattosio.
Al vostro ritorno, non dimenticate di fare di nuovo tappa al bar sostenibile sotto casa: sarà la conclusione ideale di un giro del mondo all’insegna del rispetto del pianeta.
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