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Giuliana Rosso vince il premio Cairo con un dipinto dedicato all’eco-ansia
Nel secondo anno in cui la manifestazione è a Impatto Zero, la vittoria del Premio Cairo passa attraverso l’eco-ansia.
Tre ragazze immerse in un paesaggio naturale semi distrutto: alberi spogli, melma e un ambiente post apocalittico che suggerisce una distruzione probabile o futura, immaginata ma possibile, anzi molto probabile. “Stiamo bene negli acquitrini” è l’opera di Giuliana Rosso che si è aggiudicata la vittoria di questa ventiduesima edizione del Premio Cairo. Una ricerca estetica e pittorica sulle emozioni e i disagi adolescenziali determinati da quello che sta succedendo nel mondo. I cambiamenti climatici mettono a dura prova la nostra fiducia nel futuro, soprattutto per quello che riguarda le nuove generazioni e, siccome uno dei requisiti di quest’anno per le opere in gara era di avere un legame forte con la contemporaneità, si può affermare che il dipinto di Rosso, raccontando l’inquietudine dell’adolescenza di fronte alla crisi ambientale, colga in pieno lo spirito del 2023. Un premio che arriva nella seconda edizione ad essere carbon neutral. Grazie alla collaborazione con il progetto Impatto Zero di LifeGate infatti, tutte le emissioni della serata inaugurale sono state prima calcolate e ridotte al minimo e poi, per le restanti, compensate.
Raccontare se stessi, raccontare il tempo che stiamo vivendo
Il Premio Cairo è un trampolino di lancio non indifferente per i giovani artisti che, sebbene abbiano già un curriculum importante, sono chiamati a raccontarsi con un’opera inedita da sottoporre alla giuria: il dipinto, la scultura o l’istallazione presentata deve condensare la personalità e le capacità dell’artista, come se fosse una specie di opera omnia della sua carriera. Tutti e venti gli artisti selezionati dal magazine “Arte” di Cairo editore sono molto radicati nella contemporaneità e, oggi più che mai, il ruolo di pittori, scultori, artisti concettuali, è quello di raccontare e consegnare al futuro un mondo che è molto complesso, se non drammatico, come ricordato dallo stesso direttore di Arte Michele Bonuomo.
Ognuno dei venti artisti in gara è riuscito ad esplicitarlo con il proprio linguaggio e la propria poetica. “Il dibattito in giuria per l’assegnazione del Premio Cairo per questa ventiduesima edizione è stato molto vivace” continua Bonuomo “Con testa a testa molto robusti, che ci hanno dato la consapevolezza di aver fatto delle buone scelte: le opere in gara erano tutte validissime e caratterizzate da una presenza molto forte della pittura, riaffermazione di un linguaggio che è sempre esistito e che, dalla mano intinta nella pittura in una grotta di 30mila anni fa alle tecniche più eleganti e sofisticate di oggi, ha sempre raccontato il mondo”.
Il premio e la giuria
Se la vittoria è andata a Giuditta Rosso, tutte e venti le opere saranno visitabili dal 10 ottobre al 15 ottobre nel Museo della Permanente di Milano. Uno spazio caro alla manifestazione, che ha visto tenersi qui le edizioni del premio Cairo dal 2002 al 2015. L’edificio, oltre ad essere stato storicamente la casa dell’arte contemporanea a Milano, ha una lunga tradizione in merito all’esposizione pittorica. “Qui sono state esposte tutte le correnti pittoriche, hanno esposto per la prima volta i futuristi e c’è stata la prima mostra del Novecento e le prime grandi mostre dell’astrazione negli anni Cinquanta. La storia della pittura in questo luogo si è sia manifestata che sedimentata. Non solo: è stato progettato all’inizio del 1900 da Luca Beltrame, lo stesso architetto che ha disegnato il palazzo del Corriere della Sera”, chiude Bonuomo.
“Ci hanno messo così tanto a decretare il vincitore perché, ogni volta che qualcuno scriveva una motivazione, Emilio Isgrò la cancellava”. Urbano Cairo apre il suo intervento con una battuta, riferita all’opera dell’artista che ha presieduto la giuria, famoso nel mondo per le sue “cancellature”. Oltre a lui in giuria altri nomi influenti del mondo dell’arte contemporanea come Luca Massimo Barbero, direttore Istituto di storia dell’arte -Fondazione Giorgio Cini di Venezia, Mariolina Bassetti, presidente di Christie’s Italia, Ilaria Bonacossa, direttrice Museo nazionale dell’arte digitale di Milano, Lorenzo Giusti, direttore della Galleria d’arte moderna e contemporanea (Gamec) di Bergamo e Gianfranco Maraniello, direttore del Polo museale del moderno e contemporaneo del Comune di Milano.
“La giuria seleziona dopo approfondite e articolate discussioni, il lavoro di Giuliana Rosso perché l’opera rappresenta l’inquietudine e l’indeterminatezza dell’adolescenza in un paesaggio tossico che evoca l’urgenza della questione ambientale e il disagio della solitudine”: Urbano Cairo si fa portavoce della motivazione con cui i giudici hanno assegnato una vittoria dedicata alla tematica ambientale in un momento storico in cui è una delle questioni più urgenti che il genere umano è chiamato a risolvere e nella seconda edizione in cui il Premio stesso si è impegnato per essere a Impatto Zero dal punto di vista delle emissioni. “Questo quadro parla di eco-ansia, è vero, ma è anche un tentativo di sospensione di questa ansia attraverso attimi di godimento collettivo ed individuale anche stando in un luogo devastato” spiega Giuliana Rosso. “Mi sono immersa per un mese in questo lavoro dove, anche se non sono un’artista molto tradizionale, ho ripreso una tecnica antica. Il dipinto è stato infatti realizzato con carboncini su carta da spolvero preparata con del gesso: è un collegamento con la tradizione pittorica perché la carta da spolvero è il mezzo utilizzato per fare le bozze quando si fanno gli affreschi”.
Ancora una volta il Premio Cairo è stato carbon neutral
Se una delle preoccupazioni maggiori degli artisti, e in particolare dell’artista che ha vinto, è quella di lanciare un messaggio rispetto a tematiche ambientali, una delle sensibilità di Cairo Editore nell’organizzare il premio è stata proprio quella di essere il meno impattante possibile. Per questo è stata rinnovata anche per questa ventiduesima edizione la partnership con il progetto Impatto Zero di LifeGate tramite cui le emissioni della serata inaugurale, con la proclamazione della vincitrice e la cena di gala, sono state preventivamente calcolate e, dove possibile, ridotte al minimo. Conseguentemente sono state compensate le emissioni inevitabili.
Un evento come il Premio Cairo coinvolge diverse voci per quanto riguarda l’impatto ambientale: consumi energetici, mobilità dei partecipanti, materiale promozionale, rifiuti prodotti e pasti consumati alla cena di gala. Non per tutte è possibile operare una riduzione all’osso preventiva perciò, la produzione di CO2 che non è stato possibile evitare, è stata compensata attraverso l’adesione a uno dei progetti di Impatto Zero, con la riforestazione di vaste aree in Madagascar. L’isola africana è ricchissima dal punto di vista della biodiversità, può contare su un numero molto alto di specie endemiche: vanta una delle percentuali maggiori del pianeta di diversità biologica ed è una vera e propria miniera in questo senso. Accanto all’aspetto di tutela ambientale e riforestazione, questo progetto prevede anche una parte rivolta alla popolazione: ristrutturazione delle infrastrutture, come strade e rete elettrica, ma anche il coinvolgimento di partner malgasci in azioni di responsabilizzazione nei confronti della biodiversità.
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