Per la presidente di Federbio Mammuccini, alcuni disagi degli agricoltori sono oggettivi e comprensibili, ma le proteste contro il Green deal sono inammissibili.
Giulio Gargani. La laurea può attendere, il bio no
Questa storia parla di un giovane imprenditore e della sua piccola azienda biologica. Ma ci racconta anche qualcosa in più, di un nuovo modo di fare impresa.
La laurea può aspettare. Giulio però è sicuro: prima o poi arriverà anche quella. “Vorrei tanto, davvero. Ma non è facile studiare nei ritagli di tempo. E qua – dice indicandoci il campo alle sue spalle – il lavoro non finisce mai”. Giulio Gargani ha 27 anni e da un paio – oltre ad essere studente part-time – è anche agricoltore e imprenditore a tempo pieno. Nel 2014 ha fondato Agrimé.it, un’azienda di produzione e distribuzione agroalimentare specializzata nella coltivazione biologica.
Il cuore dell’azienda si trova a Rifredi, uno tra i quartieri più popolati di Firenze, dove Giulio ha rilevato un campo di circa cinque ettari. Ma questa è solo una delle tante facce di Agrimé; il vero business dell’azienda si muove sul web.
Come funziona Agrimé
Agrimé.it funziona così: si va sul sito, ci si registra e si inizia a fare la propria spesa virtuale (frutta, verdura, ma anche carne, miele, formaggi e tutto quello che offrono le aziende partner presenti sul sito). Poi, dopo aver completato l’ordine, non resta altro che andare a ritirare la merce al punto di consegna stabilito. Insomma, una sorta di Amazon in versione bio. Senza corriere, però.
“Abbiamo scelto di non fare consegne a domicilio per due motivi. Il primo, ovviamente, è economico: non avrebbe senso far spendere ai nostri clienti 5 o 10 euro per vedersi consegnare una cassa di zucchine; e poi, punto secondo, perché vogliamo impattare il meno possibile sull’ambiente”.
Prodotti a chilometro zero, stagionali e biologici
Questa è la filosofia di Agrimé, una piccola azienda che oggi conta sei dipendenti, quasi tutti al di sotto dei 30 anni. Un’azienda che fa della sostenibilità il suo modello di riferimento. “La prima sostenibilità è quella economica” chiarisce subito Giulio da buon imprenditore. Quasi a voler sottolineare che un’azienda, prima di ogni altra cosa, deve pensare a far quadrare i conti. “Anche perché a fine mese i dipendenti devono essere pagati. E quando dai lavoro a dei giovani fai qualcosa di importante non solo per loro, ma per l’intera società”. Ma non è tutto. “Abbiamo scelto di coltivare e distribuire prodotti biologici non solo per impattare meno sull’ambiente, ma anche per riscoprire le tradizioni legate ai prodotti del nostro territorio”.
Questa storia parla di un giovane imprenditore e della sua piccola azienda. Ma racconta anche qualcosa in più: un nuovo modo di fare impresa, attento agli impatti ambientali e sociali delle sue stesse azioni, che oggi sta prendendo sempre più campo tra le nuove generazioni di imprenditori. La strada della sostenibilità passa anche da qui.
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