Nella regione del Sahel, sconvolta da conflitti inter comunitari e dai gruppi jihadisti, 29 milioni di persone hanno bisogno di assistenza umanitaria.
Le ferite di guerra restano aperte nelle fotografie di Giulio Piscitelli in mostra per Emergency
Nelle foto di Giulio Piscitelli, in mostra a Milano in occasione dei 25 anni di Emergency, c’è la forza delle vittime. E sono un atto di accusa contro una guerra troppo lunga e normalizzata, “come un oggetto estraneo nel corpo bellissimo di un Paese senza pace”.
di Costanza Danovi, ufficio comunicazione Emergency
Il 15 maggio di 25 anni fa, da quella che sembrava una scommessa impossibile, nasceva Emergency. Oggi, l’organizzazione umanitaria fondata dal chirurgo italiano Gino Strada nel 1994 per soccorrere tempestivamente la popolazione durante il feroce genocidio del Ruanda, ha all’attivo progetti in 18 paesi. Lavora in Afghanistan, Iraq, Italia, Repubblica centrafricana, Sierra Leone, Sudan e Uganda. In questi 25 anni, però, Emergency ha soprattutto curato oltre dieci milioni di persone, sei dei quali cittadini afgani.
Buon compleanno, Emergency
In Afghanistan la guerra continua da più di 18 anni, nell’indifferenza dell’opinione pubblica: solo l’anno scorso il conflitto ha fatto circa 10mila vittime, più della metà civili. Ogni giorno registriamo nuovi arrivi nei nostri centri chirurgici per vittime di guerra a Kabul e a Lashkar-Gah. Abbiamo deciso di ricordarlo al mondo intero allestendo, in occasione del nostro venticinquesimo anniversario, la mostra fotografica Zakhem|Ferite|Wounds. La guerra a casa|When war comes home di Giulio Piscitelli.
Abbiamo scelto di festeggiare questi 25 anni mostrando a tutti, attraverso le foto di Giulio, quello che fa Emergency fin dalla sua nascita.Gino Strada, fondatore di Emergency
Giulio Piscitelli è un giovane fotografo italiano che da anni lavora come freelance realizzando reportage fotografici sull’attualità internazionale: in Egitto, in Siria, in Iraq, in Ucraina, per citarne alcuni. Dopo un primo viaggio in Afghanistan al seguito del contingente militare italiano, nel 2018 visita i centri chirurgici per vittime di guerra di Emergency a Kabul e Lashkar-gah.
Mi chiedevo quale fosse il modo più efficace per rendere visibile la relazione tra la vittima e la guerra che caratterizza la vita quotidiana.Giulio Piscitelli, fotografo
Ferite. La guerra a casa
Incontra i nostri pazienti, ne scopre i volti, i nomi, le storie. Camminando per le corsie dell’ospedale di Kabul, nota che “le cartelle cliniche di alcuni pazienti – spesso quelli feriti più gravemente – erano accompagnate dai corpi estranei che li avevano feriti“: munizioni, schegge, frammenti di mine. È l’idea che cercava. Il risultato sono i 12 dittici esposti in mostra, luminosi nella loro drammaticità, potenti nella loro essenzialità.
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Accostando, con un sapiente gioco di chiaroscuri, i ritratti dei pazienti nei letti d’ospedale alle immagini dei corpi estranei che li hanno colpiti, Piscitelli porta al centro del suo racconto fotografico la ferita – zakhem si dice in lingua dari – provocata dalla guerra. La ferita riportata nella cartella clinica e della quale le vittime mostrano i segni sul corpo, ma anche quella che si legge nei loro occhi, e che non li abbandonerà mai.
Il risultato dei due viaggi in Afghanistan al fianco di Emergency è un portfolio di immagini che tenta di celebrare la forza delle vittime, un atto di accusa contro una guerra troppo lunga, troppo normalizzata, proprio come un oggetto estraneo conficcato nel corpo bellissimo di un Paese senza pace.Giulio Piscitelli, fotografo
La mostra a Milano
La mostra inaugura a Milano mercoledì 15 maggio inaugura presso Casa Emergency (via Santa Croce 19), realizzata con il supporto dell’agenzia fotografica Contrasto. In occasione dell’opening, interverranno Giulio Piscitelli, autore delle fotografie; Gino Strada, fondatore di Emergency; Rossella Miccio, presidente di Emergency; Giulia Tornari, curatrice. A moderare gli interventi Fabrizio Foschini, analista dell’Afghanistan Analysts Network. La mostra, a ingresso libero, rimarrà aperta al pubblico fino al 9 giugno e rientrerà nel programma della Milano PhotoWeek.
Zakhem|Ferite|Wounds. La guerra a casa|When war comes home è ideata nell’ambito del progetto “No alla guerra, per una società pacifica e inclusiva rispettosa dei diritti umani e della diversità fra i popoli” e realizzata grazie al contributo dell’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (Aics).
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