Giulio Piscitelli. Vi racconto i miei 7 anni sulle rotte dei migranti

25 febbraio 2017,

Il fotografo Giulio Piscitelli racconta le immagini della mostra “Harraga. In viaggio bruciando le frontiere”, al Forma Meravigli di Milano fino al 24 marzo.

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Giulio Piscitelli. Vi racconto i miei 7 anni sulle rotte dei migranti

“Non avevo pianificato di fotografare i migranti, ma in ogni viaggio li incontravo. Erano loro a venire verso di me”. Il destino del fotogiornalista Giulio Piscitelli è quello dei curiosi e di chi osserva senza filtri ideologici. A soli 35 anni ha realizzato per Contrasto il libro e la mostra Harraga. In viaggio bruciando le frontiere che si potrà visitare al Forma Meravigli di Milano fino al 24 marzo. Lui stesso sottolinea che protagonisti di questo lavoro, frutto di sette anni di spostamenti, sono i bambini, le donne e gli uomini che fuggono dalla povertà e dalla guerra, attraverso le rotte africane e balcaniche, con il sogno dell’Europa. A loro dedica la vittoria del Premio Ponchielli 2016, istituito in memoria del primo photoeditor italiano, Amilcare Ponchielli.

'Il mio vero inizio nel reportage di approfondimento. Senza fixer, accolto da quei migranti tunisini con rispetto. Con loro ho condiviso due settimane d'attesa, una falsa partenza, due abitazioni scelte dal passeur, la paura di partire e infine 20 ore di traversata dalla Tunisia verso Lampedusa'. Aprile 2011, copyright Giulio Piscitelli/contrasto

'Eravamo a Gerba, di notte, nel primo tentativo di partire. Ma venti di noi furono arrestati nel tragitto dalla 'safe house', dove ci aveva riunito il passeur, alla spiaggia. Scattai con un'esposizione lunghissima, inconsapevole del risultato'. Marzo 2011, copyright Giulio Piscitelli/contrasto

'Questi eritrei in fuga attraverso il Sudan verso la Libia sono fra i migranti più dimenticati. La macchina su cui viaggiavano, che si era rotta, stava per ripartire. Ecco perché corrono. Gli eserciti sudanese e libico si sarebbero accordati con l'Ue per impedire queste migrazioni, ma di fatto il traffico di esseri umani continua. Tante somme di denaro versate per cosa di preciso?'. Maggio 2014, copyright Giulio Piscitelli/contrasto

'Ecco un muro eretto dall'Ue contro i migranti nell'enclave spagnola di Melilla in territorio marocchino. I migranti in cima attendono di saltare. alcuni dialogano con le guardie spagnole. A volte saltano in massa, facendosi anche molto male, per distrarle. E spesso, contro gli accordi di Dublino, vengono subito rispediti indietro, dove la polizia marocchina li picchia per scoraggiarli a riprovare. Una pratica illegale nota a tutti, ma che perdura'. Agosto 2014, copyright Giulio Piscitelli/contrasto

'Questa ragazza sudanese, Sohora, si trova in un palazzo di Tripoli con la sua bimba nata durante una traversata verso l'Italia e altre centinaia di rifugiati. Per due mesi lei e la piccola sono state incarcerate ad Abu Salim. La Libia ha diversi centri detentivi per 'clandestini', tutti finanziati dall'Italia e dall'Ue dopo la caduta di Gheddafi, dove si compiono violenze e non c'è assistenza sanitaria. Maggio 2014, copyright Giulio Piscitelli/contrasto, in esclusiva dal libro per LifeGate

'Nel 2015 fra i siriani della rotta balcanica c'erano tantissime famiglie. Qui, a Idomeni, eressero un'altra barriera fra la Macedonia e la Grecia. Alcuni di loro sono dovuti tornare indietro, vagano per Atene, già stremata dalla crisi'. Dicembre 2015, copyright Giulio Piscitelli/contrasto

'Sempre a Idomeni una ragazza è svenuta tentando di superare il confine greco-macedone. A un certo punto permisero il passaggio solamente a siriani, iracheni e afgani, ma anche altri esuli fuggono da zone di guerra. I somali vivono in un conflitto permanente. E chi ha perso i documenti non ha scampo'. Dicembre 2015, copyright Giulio Piscitelli/contrasto

'Sulla rotta balcanica l'UE ha dimostrato la sua incapacità di ragionare in modo comunitario, la sua povertà decisionale e la sua carenza gestionale delle migrazioni'. Idomeni, dicembre 2015, copyright Giulio Piscitelli/contrasto

'Altre famiglie siriane in Serbia. Sperano di entrare in Ungheria dove però è stato eretta un'altra barriera contro i migranti'. Luglio 2015, copyright Giulio Piscitelli/contrasto, in esclusiva dal libro per LifeGate

'Questa famiglia è appena fuggita da scontri fra polizia e migranti al confine tra Serbia e Ungheria. I poliziottii, in tenuta anti-sommossa hanno usato gas lacrimogeni contro questi civili'. Settembre 2015, copyright Giulio Piscitelli/contrasto, in esclusiva dal libro per LifeGate

'Questo autobus ungherese porterà i migranti in un campo profughi per schedarli. Se si consentisse il diritto civile a viaggiare questi blocchi non ci sarebbero più'. Settembre 2015, copyright Giulio Piscitelli/contrasto

'Il campo non ufficiale di Calais, in Francia, smantellato a ottobre, era una vera e propri città, con i suoi negozi informali. Esisteva dal 1994, non era un'emergenza né una crisi come è stata descritta. In Giordania si è formato il campo di Zaatari, dove vendono anche abiti da sposa. I profughi hanno bisogno di normalità per sopravvivere'. Novembre 2015, copyright Giulio Piscitelli/contrasto

'Dopo l'esplosione di un'autobomba, l'esercito iracheno cerca di evacuare un palazzo di Mosul. Improvvisamente queste persone devono lasciare le loro case. Forse intraprenderanno la rotta balcanica'. Dicembre 2016, copyright Giulio Piscitelli/contrasto

'All'orizzonte altre migliaia di persone attendono di imbarcarsi con i trafficanti per fuggire dai combattimenti. L'esercito iracheno sta liberando Mosul da Isis, ma non ha creato un corridoio umanitario. Si imbarcano sul fiume Tigri'. Dicembre 2016, copyright Giulio Piscitelli/contrasto

Giulio Piscitelli durante l'allestimento della mostra Harraga. In viaggio bruciando le frontiere presso la fondazione Forma Meravigli. Milano, 22 febbraio 2017, copyright Francesca Lancini

Piscitelli, un autodidatta dentro la notizia con discrezione

“Dopo la laurea in Scienze della comunicazione, non pensavo di fare il fotografo”, racconta Piscitelli, senza nascondere un filo di tensione tra scatoloni e quadri da appendere alla vigilia dell’inaugurazione milanese. “Il bisogno di capire mi ha spinto a scattare. Sono un autodidatta, che poi si è messo a studiare. Nel 2010 volevo indagare l’elevatissimo inquinamento che ammala la popolazione del Kosovo, ma tornai con tante foto e nessuna storia. Mancava una struttura. Mi sono formato sul campo, anche se è importante avere nozioni tecniche e giornalistiche”.

Piscitelli, nato a Napoli nel 1981, è conosciuto per essersi imbarcato con i migranti nel mar Mediterraneo, pagando come loro un trafficante (passeur) e rischiando la vita. “Tutti mi chiedono di questa vicenda. Volevano che andassi in televisione a raccontare la mia personale esperienza, però ho rifiutato. Io non voglio raccontare me stesso. Voglio raccontare loro!”, dice indicando l’immagine della barca stipata di giovani tunisini: centoventi uomini in dieci metri.

Con i migranti, Piscitelli “harraga”, termine arabo e metaforico per nominare l’atto di chi “brucia le frontiere, ovvero le attraversa, scavalca e sogna ardentemente”. Scatta nel deserto del Sahara, nelle prigioni libiche finanziate dall’Unione europea, davanti ai muri eretti appositamente contro gli esuli come quello di Melilla (Spagna) e Idomeni (Grecia), nella ventennale tendopoli di Calais, in Francia, da poco smantellata, sulle rive delle isole greche e di Lampedusa dove lui stesso è sbarcato, nel cuore delle guerre in Iraq e Siria, che obbligano centinaia di migliaia di persone ad abbandonare le loro case. La disperazione dei volti e le corse nelle città bombardate ricordano quelle dei nostri nonni e bisnonni durante la Seconda guerra mondiale.

“Garantiamo il diritto civile a viaggiare”

Il dolore è il filo rosso di questo racconto a colori spesso accesi, forse per non dimenticare che a soffrire sono esseri umani estremamente vivi e coraggiosi. Il libro edito da Contrasto arricchisce il punto di vista del fotografo. Con una scrittura limpida e l’aiuto delle mappe di Philippe Rekacewicz, noto cartografo del mensile francese Le Monde Diplomatique, Piscitelli riesce a riassumere il fenomeno contemporaneo delle migrazioni. Ci parla di diritti umani e civili violati con il beneplacito delle autorità, di crimini – come quello del traffico di esseri umani – che non esisterebbero senza un preciso contesto, di inverni arabi piuttosto che di primavere, di un approccio europeo reiterato seppur fallimentare.

“Eppure c’è una soluzione”, dichiara calmo, prima di tornare all’allestimento. “Offrire ai migranti, senza più considerarli irregolari o clandestini, un documento di viaggio temporaneo ma di lungo periodo. Le persone non rimarrebbero più bloccate come a Calais. Potrebbero viaggiare, lavorare e non finire nell’illegalità e nel disagio. Il populismo perderebbe terreno”. Rivoluzionario? Semplicistico? Assolutamente no per chi sta dentro la notizia, percorrendone i sentieri più reconditi, con discrezione.

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