Non solo il dramma delle fiamme e i danni che gli incendi causano ovunque si propaghino, ma un’ulteriore problema ambientale che riguarda le emissioni di CO2. Complici il caldo estremo e la siccità prolungata, i recenti incendi in corso in varie parti del mondo hanno rilasciato 343 megatonnellate di carbonio nell’atmosfera. In particolare, i fuochi in Siberia e in Nord America hanno contribuito alla più grande emissione di anidride carbonica da parte di incendi dal luglio 2003. Una contaminazione riguardante tutto il mondo destinata ad aumentare secondo gli esperti che stanno analizzando i danni collaterali portati dall’aumento di incendi.
I danni degli incendi in Siberia
Gli incendi estivi hanno già prodotto una quantità record di emissioni di anidride carbonica nella regione siberiana della Yakutia, in Russia, quando mancano ancora varie settimane alla fine della stagione degli incendi. Come riporta l’agenzia di stampa Reuters, gli ambientalisti temono che i fuochi alimentati dal caldo possano scongelare il permafrost siberiano e le torbiere, rilasciando ancora più carbonio a lungo immagazzinato nella tundra ghiacciata.
I fuochi boschivi fanno parte del ciclo naturale per le foreste settentrionali della Russia, ma gli scienziati sono rimasti sbalorditi dalla portata e dall’intensità delle fiamme in questa stagione. Persino nella glaciale zona dell’Artico le temperature medie stanno crescendo tre volte più velocemente che nel resto del mondo. Le emissioni di CO2 prodotte dai terreni bruciati sono destinate ad aumentare e di conseguenza a far peggiorare il riscaldamento globale su scala mondiale.
We are fighting some of the worst #wildfires we’ve seen in decades.
But this summer’s floods, heatwaves and forest fires can become our new normality.
We must ask ourselves: is this the world we want to live in?
È stato stimato che gli incendi emettono tra 5 e 30 tonnellate di emissioni di carbonio per ettaro a seconda dell’intensità e del tipo di materiale bruciato. In California, che è la zona degli Stati Uniti maggiormente colpita, ci sono 16 incendi attivi che devono ancora essere contenuti, secondo i dati dei vigili del fuoco americani. Nel Mediterraneo orientale e centrale, molte nazioni fra cui l’Italia stanno affrontando un inizio insolitamente feroce della stagione degli incendi. La scorsa settimana, l’intensità degli incendi in Turchia è stata quattro volte superiore al precedente record nazionale. Migliaia di persone sono state evacuate dalle loro case e dai luoghi di villeggiatura in Albania, Croazia, Cipro, Francia, Grecia, Italia, Macedonia del Nord, Spagna, Turchia e nelle isole di Rodi, Sardegna e Sicilia a causa dell’avvicinarsi delle fiamme e dei danni causati dal fumo.
Le emissioni di anidride carbonica sono un’altra complicazione dovuta al diffondersi delle fiamme in tutto il mondo. Virginijus Sinkevicius, commissario per l’ambiente dell’Unione Europea, ha affermato che le condizioni meteorologiche estreme mostrano quanto sia necessario affrontare il problema dei cambiamenti climatici; il politico giovedì ha lanciato un messaggio esplicito sul suo canale Twitter: “Stiamo combattendo alcuni dei peggiori incendi che abbiamo visto negli ultimi decenni. Ma le inondazioni, le ondate di caldo e gli incendi boschivi di quest’estate possono diventare la nostra nuova normalità. Dobbiamo chiederci: è questo il mondo in cui vogliamo vivere? Abbiamo bisogno di azioni immediate per la natura prima che sia troppo tardi”.
Si parla tanto di finanza climatica, di numeri, di cifre. Ma ogni dato ha un significato preciso, che non bisogna dimenticare in queste ore di negoziati cruciali alla Cop29 di Baku.
Basta con i “teatrini”. Qua si fa l’azione per il clima, o si muore. Dalla Cop29 arriva un chiaro messaggio a mettere da parte le strategie e gli individualismi.