Dal 17 al 23 giugno, Survival International mobilita l’opinione pubblica con una settimana dedicata ai diritti dei popoli incontattati.
Gli indigeni in Perù protestano per il rinnovo della concessione petrolifera
La comunità dei Kichwa ha sbarrato il fiume Tigre per impedire l’accesso alle imbarcazioni della compagnia petrolifera Pluspetrol.
Un immenso mare verde, interrotto solo da fiumi e nei quali gli unici suoni che risuonano sono le grida degli uccelli e delle scimmie, siamo nell’Amazzonia peruviana, all’interno della foresta più grande del pianeta. Qui da tempo immemorabile, in un’area compresa fra i fiumi Tigre, Corrientes e Pastaza, vivono vari popoli indigeni, tra cui la comunità dei Kichwa, tradizionalmente pescatori e cacciatori.
Purtroppo per loro e per la foresta da quest’area proviene anche il 12 per cento del petrolio prodotto in Perù. I Kichwa hanno deciso di opporsi allo sfruttamento petrolifero e hanno bloccato un importante affluente del fiume in segno di protesta per il fallimento del governo nell’affrontare la crisi sociale e ambientale derivante dalle operazioni petrolifere.
Centinaia di indigeni, uomini, donne e bambini provenienti da numerose comunità, hanno protestato lungo il fiume Tigre per quasi un mese, bloccando il fiume con dei cavi per fermare le barche della compagnia petrolifera Pluspetrol.
Le compagnie petrolifere hanno operato nella regione per oltre 40 anni e secondo gli abitanti del posto sono responsabili di aver inquinato il territorio a tal punto da aver portato il governo a dichiarare lo stato di emergenza ambientale nell’area del fiume Tigre e dei bacini fluviali limitrofi.
“Il fiume Tigre è il più contaminato ma il governo non è intervenuto seriamente – ha dichiarato Jose Fachin, leader dei Kichwa – la protesta coinvolge tuta la nostra comunità, siamo pronti a morire per questa causa. Il prezzo del petrolio è basso ma il dolore che causa è molto alto”.
La concessione petrolifera oggetto della protesta riguarda uno dei siti più produttivi del Perù, ma il contratto, detenuto da Pluspetrol, scade nel mese di agosto. Il governo si è impegnato a rinnovare la licenza ma secondo i leader delle comunità locali è prima necessario fare chiarezza sulla situazione ambientale.
“Quello che chiediamo è un’opera di bonifica, un risarcimento per l’utilizzo del territorio e di essere consultati, secondo le norme internazionali, prima di concedere nuovamente la licenza – ha spiegato Jose Fachin – altrimenti non permetteremo si trivelli ancora”.
Pluspetrol non ha ancora fatto sapere se intende acconsentire alle richieste mentre il governo peruviano ha sollecitato i Kichwa a sospendere le proteste.
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