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Gli italiani e il cibo in tempo di crisi: non leggiamo mai l’etichetta degli ingredienti
È un momento difficile di recessione dei consumi (per 7 italiani su 10 borsa della spesa più leggera e attenta agli sprechi), con la crisi che inizia ad intaccare la tenuta del settore e lo stesso export che, anche se ancora positivo nel 2013 (+5,8%), dimezza la sua crescita rispetto al 2010-2011 e apre fermo
È un momento difficile di recessione dei consumi (per 7 italiani su 10 borsa della spesa più leggera e attenta agli sprechi), con la crisi che inizia ad intaccare la tenuta del settore e lo stesso export che, anche se ancora positivo nel 2013 (+5,8%), dimezza la sua crescita rispetto al 2010-2011 e apre fermo nel 2014.
Ma la fiducia, la reputazione e l’immagine dell’industria alimentare italiana restano positive, su livelli analoghi (o superiori) rispetto a dieci anni fa, nonostante una crisi che inizia a pesare sull’integrità del settore produttivo e continua ad erodere i consumi.
Secondo una ricerca Doxa-Federalimentare presentata a Cibus 2014 a Parma, circa 7 italiani su 10 (71%, con punte dell’81%, nelle famiglie con bambini al di sotto dei 14 anni) dichiarano di aver fiducia nei confronti della qualità dei prodotti alimentari industriali che portano in tavola – dato allineato a quelli riscontrati dal Monitor Doxa di 10-12 anni fa con simile metodologia. E cresce leggermente – passando dal 62% al 65% nello stesso arco di tempo – la fiducia percepita dagli italiani verso i controlli fatti dalle aziende alimentari sui cibi, dato chenelle famiglie con bambini sotto i 14 anni arriva al 75%.
L’indagine è andata oltre, cercando di fotografare anche gli atteggiamenti di acquisto. Circa 1 italiano su 3 si dichiara più attento agli sprechi (il 37%) e va al supermercato meno spesso (34%), facendo un po’ di scorte quando ci sono le offerte. Per una spesa più consapevole e attenta al risparmio, il 22% diversifica i luoghi di acquisto, andando di volta in volta in tipologie diverse di negozi (supermercato, discount, mercatino, ecc.), mentre il 17% ha semplicemente ridotto le dosi. Analoghe percentuali per quanti (il 15%) risparmiano sull’acquisto dei prodotti tipici “perché costano di più” e chi (13%) ha riscoperto il piacere degli alimenti e delle ricette più semplici. Ma c’è anche un 5% (in proiezione circa 2-3 milioni di persone) che ammette di non badare troppo alla scadenza e di usare i prodotti alimentari anche oltre la data di consumo consigliata.
Si spende un po’ meno e in minor quantità, ma siamo sempre più attenti a cosa mettiamo nel carrello della spesa: tutti, o quasi (91%) leggono le etichette al momento dell’acquisto, sempre (64%) o spesso (27%); minore (75%) è la percentuale di quanti le ricontrollano quando tolgono il prodotto dal frigo o dalla dispensa. L’informazione più interessante per 1 italiano su 2 (45%) è la data di scadenza. Molto meno rilevanti appaiono la lista degli ingredienti (16%), il luogo di produzione (14%) e ancor meno l’origine delle materie prime (10%).
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