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Dimensioni compatte e prezzi accessibili sono l’unico modo per aumentare l’adozione (e la redditività) dell’elettrico. E mentre gli Usa preparano l’addio al gigantismo dell’auto, in Italia la Panda…
Il problema della crescita dimensionale dell’auto è fuori controllo da tempo, non solo negli Stati Uniti, dove le dimensioni extra large dell’auto (anche di quella elettrica) fino ad ora è stato anche un problema culturale, oltre che di margini e profitti per l’industria, come vedremo a breve. Da noi le cose non vanno meglio: le auto in Europa diventano più larghe di 1 centimetro ogni due anni. Proprio così. E’ quanto è emerso da una recente ricerca di Transport & Environment che afferma che la tendenza continuerà a causa del crescente favore del pubblico per suv e crossover, ormai la tipologia di auto preferita anche dagli italiani.
Ma prima di andare negli Stati Uniti, vediamo un esempio molto esplicito e che ci riguarda da vicino. La Fiat ha appena annunciato l’inizio della produzione della Grande Panda, per la prima volta anche elettrica. Bene, la prima Panda, quella del 1980 era lunga 3 metri e 38, larga 1 e 46 e pesava al massimo 810 chili. La nuova Grande Panda, prodotta in Serbia e in vendita dall’autunno, supera i 4 metri di lunghezza, sfiora il metro e 80 di larghezza e anche se il peso per ora non è stato ancora dichiarato, si ipotizzano quasi 1300 chili.
Pesi e dimensioni degne di un suv. Una nuova Panda “più di ispirazione” come l’ha definita l’oggi ottantacinquenne designer Giorgetto Giugiaro, che chiamava scherzosamente “frigorifero” la sua prima Panda a causa delle linee essenziali e che in un’intervista alla Rai ne ha ripercorso gli sviluppi. Una Panda, quella originale, che con la sua estetica essenziale, i suoi interni scarni, le linee squadrate e le dimensioni ridotte che le fruttarono il nomignolo di Pandina (con questo nome rimarrà in listino anche una versione rivista&corretta dell’attuale modello), riuscì a conquistare oltre 6 milioni di persone; nostalgia per il passato? Date un’occhiata alle repliche elettriche del modello originale.
Insomma, il dilagare del gigantismo dell’auto, elettrica e non, sembra non avere fine. Circa la metà delle nuove auto vendute è già troppo larga per lo spazio medio dei parcheggi nelle nostre città. La larghezza media delle nuove auto ha superato il metro e 80 già nel 2023, la media era 1 metro e 77 nel 2018, un trend di crescita che prosegue indisturbato da decenni e che porta con sè una serie di problemi, come la sicurezza per pedoni e ciclisti e la sottrazione di spazio pubblico alle persone.
Anche il progressivo aumento dell’altezza rappresenta un problema: un aumento di 10 centimetri della parte anteriore dei veicoli, il cofano motore per capirci, comporta un rischio di mortalità del 30 per cento più elevato in caso di collisioni con pedoni e ciclisti. Andando avanti di questo passo, le evoluzioni fatte grazie alla transizione elettrica dell’auto verso una progressiva riduzione delle emissioni di CO2, rischiano di essere compromesse dal gigantismo delle auto.
Cosa serve? Un ripensamento dell’industria. E un deterrente, come l’introduzione di tariffe di parcheggio e pedaggi autostradali differenziati per dimensioni, come ha deciso Parigi, dove nel febbraio scorso i cittadini si sono espressi a favore di una misura che triplicherà il costo per il parcheggio nelle strade della città per i proprietari di suv. Insomma, quella sostenibile leggerezza dell’auto che dovrebbe guidare l’industria verso una maggiore efficienza per ora resta inascoltata. Speriamo in una veloce inversione di tendenza. Inversione che negli Stati Uniti sembra trovare sempre maggiori consensi.
“We believe smaller, more affordable vehicles are the way to go for Ev in volume”, come dire che veicoli più piccoli e più accessibili sono la strada da percorrere per aumentare i volumi di vendita dei veicoli elettrici. A ribadirlo in una recente intervista rilasciata alla CNBC Jim Farley, Ceo di Ford, che ha ribadito come l’elevato costo dell’auto elettrica sia dovuto principalmente ai costi delle enormi batterie necessarie ad assicurare una ragionevole autonomia ai maxi-suv elettrici venduti negli Stati Uniti. Un ripensamento epocale, che inverte una vecchia regola applicata per anni ai veicoli a combustione interna: “Più grande è il veicolo, maggiore è il margine per il costruttore”.
Che sia iniziata l’era dell’estinzione per i “monster vehicles”? Già, negli Stati Uniti, patria da sempre del gigantismo dell’auto, di pick up e suv grandi e pesanti, sembra nascere il seme del ravvedimento. Veicoli di grandi dimensioni richiedono batterie pesanti e di grandi dimensioni, con un prezzo elevato che gli americani non sembrano disposti a pagare: il pick up Ford F-150 Lightning elettrico costa circa 68mila dollari, 20mila in più rispetto al modello equivalente a benzina.
Insomma, se confermato dai fatti il cambio di direzione di Ford potrebbe essere uno stimolo anche per gli altri produttori auto americani. Il ravvedimento dimensionale, che potrebbe vedere una vera inversione di tendenza nella produzione Ford, con l’annuncio di nuovi e più compatti modelli elettrici, ha una forte leva economica: la strategia di proporre versioni elettriche di grandi veicoli a combustione sembra non aver funzionato. Insomma, l’approccio di Ford verso l’elettrificazione potrebbe cambiare radicalmente anche sul mercato americano già nell’immediato futuro, con una nuova piattaforma adatta a modelli elettrici più piccoli e decisamente più accessibili, si parla di prezzi attorno ai 30-40mila dollari (in Europa Ford ha appena lanciato l’Explorer elettrico, un primo passo verso modelli più compatti e accessibili).
Inoltre, negli Stati Uniti, chi sceglie un veicolo elettrico accedete a un credito d’imposta di 7.500 dollari, una cifra che ha un impatto maggiore tanto più è accessibile il prezzo d’acquisto. Certo, i veicoli elettrici di grandi dimensioni continueranno ad avere un posto di rilievo nella produzione Ford e di altri costruttori, ma come ha detto lo stesso Farley, la casa automobilistica americana dovrà “fare scelte molto più intelligenti”. Confidiamo che altri costruttori seguano…
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