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Gli antichi e le stelle, ovvero l’archeoastronomia
L’importanza dell’osservazione del cielo presso le popolazioni antiche è stata rivalutata grazie all’archeoastronomia, scienza che studia le conoscenze di astronomia delle popolazioni antiche e le relative connessioni con la vita sociale e religiosa del periodo.
L’importanza dell’osservazione del cielo presso le popolazioni
antiche è stata rivalutata grazie all’archeoastronomia,
scienza che studia le conoscenze di astronomia delle popolazioni
antiche e le relative connessioni con la vita sociale e religiosa
del periodo.
L’interesse dell’uomo nei confronti del cielo stellato è
iniziato molto prima di quanto si potrebbe immaginare. Per i nostri
antichissimi progenitori alzare gli occhi verso le stelle era un
fatto perfettamente spontaneo: essi erano completamente integrati
nell?ambiente e la notte, allora, era perfettamente
buia.
Nel paleolitico l’uomo osservava il cielo ed utilizzava ossa, o
piccoli ciottoli, per tenere un computo delle fasi lunari. Lo
dimostrano le minuziose ricerche di Alexander Marshack, che
studiò a fondo numerose ossa incise, rinvenute in Dordogna
(Francia). Queste presentavano serie di tacche o di incisioni, in
apparenza, prive di senso. Un meticoloso e accurato esame al
microscopio permise però di stabilire che tali incisioni non
potevano avere un fine decorativo, essendo state realizzate su un
periodo molto lungo, con frequenti cambiamenti di utensile. Esse
rappresentavano invece un computo. Marshack riconobbe serie di
29-30 incisioni, in accordo con il periodo delle fasi della
Luna.
Ma la vera esplosione dell’interesse per l’astronomia emerse
prepotentemente nel neolitico, periodo che segna il passaggio da
una economia di sussistenza ad una economia di produzione; l’uomo
primitivo passava cioè da una vita nomade, fondata sulla
raccolta e sulla caccia, ad una vita di stanziamento basata
sull’agricoltura.
La produzione agricola proponeva numerosi vantaggi, quali la
possibilità di differenziare l’alimentazione, costituire
scorte, stabilire insediamenti fissi e specializzare il lavoro.
Però l’agricoltura poneva contemporaneamente il problema di
determinare, con sufficiente precisione, la data.
Saranno sicuramente stati fatti molti tentativi di stabilire la
durata dell’anno attraverso l’osservazione della natura…
Informazioni si potevano assumere dal regime dei corsi d’acqua,
dalla caduta delle foglie, dalla migrazione degli uccelli, dal
letargo di alcuni animali, dalle variazioni di temperatura e di
piovosità. Ma tali fenomeni erano troppo aleatori per essere
assunti a fondamento di un calendario: infatti, non è
assolutamente vero che, per esempio, tra una migrazione, o una
muta, di un anno e quelle dell’anno successivo passi esattamente un
anno solare.
Allora, l’uomo dovette rivolgersi al cielo. Un metodo
sufficientemente preciso, utilizzato ancora in tempi più
recenti dagli Egiziani, era quello dell’osservazione della levata
eliaca di una certa stella. Una stella è in levata eliaca
quando si alza dall’orizzonte poco prima dell’alba; in questo modo
essa brilla, diventando riconoscibile, ma non si stacca di molto
dall’orizzonte, perché presto scompare alla nostra vista,
cancellata dalla luce preponderante del Sole.
Ogni stella è in levata eliaca in un periodo ben preciso
e, quindi, tra due levate eliache successive di una stessa stella
trascorre un anno.
Lo stesso discorso vale naturalmente per una stella in tramonto
eliaco.
Ma il metodo più semplice per stabilire la data è
quello di seguire il moto apparente del Sole nel cielo, moto che,
probabilmente, agli occhi di un uomo neolitico doveva apparire
reale.
Il Sole sorge verso sud-est nel giorno del solstizio d’inverno.
Successivamente, il punto di levata si sposta, raggiungendo, giorno
dopo giorno, l’est, ove sorge nel giorno dell’equinozio di
primavera. Quindi il punto di levata si sposta sempre più
verso nord-est, fino a raggiungere un punto estremo nel giorno del
solstizio d’estate. In tale giorno il Sole descrive l’arco
più alto dell’anno, per tramontare verso nord-ovest.
Successivamente il Sole sorge sempre più verso est, ove si
leva nell’altro equinozio, quello d’autunno.
Dunque per determinare la durata dell’anno e per stabilire la
data era sufficiente seguire con continuità il moto del
Sole: una serie di pali infissi nel terreno, e traguardati sempre
dallo stesso punto, erano sufficienti a tale scopo.
Successivamente, ai pali si sostituirono realizzazioni
più stabili e monumentali, quali dolmen e menhir, molti dei
quali presentano importanti significati astronomici.
In Europa emergono alcune aree ben definite, nelle quali si
individuano numerose realizzazioni megalitiche (da Mega=grande e
lithos=pietra) astronomicamente orientate.
- Megaliti
d’Europa e d’Italia
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