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Il glifosato è un pericolo anche per gli animali domestici
Il glifosato è uno dei pericoli nascosti nell’alimentazione umana. Ma può costituire una minaccia anche per la salute e il benessere dei nostri amici a quattro zampe.
Per i nostri amici animali i pesticidi e i pericoli connessi alla contaminazione ambientale sono ormai diventati una costante e le ultime ricerche in merito lo dimostrano. Il glifosato, per esempio, è uno degli erbicidi più diffusi in campo agricolo ed è un principio attivo del prodotto commerciale Roundup, di cui la multinazionale Monsanto ha detenuto il brevetto di produzione fino al 2001.
Normalmente viene spruzzato sulle colture, come la soia, modificate geneticamente proprio per resistere a dosi copiose dell’erbicida. E la sua azione tossica provoca danni genetici e stress ossidativo. Nell’uomo, certo, ma anche negli animali domestici. Cerchiamo di fare il punto della situazione con la dottoressa Cinzia Ciarmatori, medico veterinario con un master dedicato alle nuove tecnologie in medicina che fa parte anche del gruppo Nutravet, composto da veterinari appassionati di nutrizione.
Non solo glifosato
Uno dei problemi dell’ambiente che ci circonda sono i cosiddetti interferenti endocrini. Si tratta di sostanze chimiche o miscele di sostanze che interferiscono con la normale funzione ormonale. Sono nelle nostre case e nei luoghi di lavoro, nelle auto, nei vestiti che indossiamo. Possono essere nei giocattoli dei bambini o in quelli dei nostri amici a quattro zampe, negli elettrodomestici, nell’arredamento. Si trovano anche nelle vernici, nei prodotti per la pulizia degli ambienti e per l’igiene personale e animale. Sono davvero dappertutto e provocano gravi danni alla salute.
Si è parlato per la prima volta di interferenti endocrini nel 1991 e da allora centinaia, se non migliaia, di studi sono stati pubblicati sull’argomento. Molte di queste sostanze sono conosciute ed è nota la loro azione devastante sugli organismi viventi e sull’ambiente. Sappiamo che la loro influenza negativa si esplica in modo particolare sugli individui in accrescimento, sia nelle fasi di sviluppo embrionale e fetale sia dopo la nascita.
Quali sono i rischi
Il pericolo di queste sostanze per le patologie croniche e degenerative è ben noto. È conosciuto, infatti, il loro ruolo in molti problemi riproduttivi, infertilità in testa. Uno studio recente spiega perché ormai si possa anche cambiare il loro nome. Non verranno chiamati più interferenti endocrini, ma interferenti endocrini e nervosi perché la loro azione pericolosa si esplica anche e soprattutto sul sistema nervoso. Sono 177 i composti incriminati – per la maggior parte derivati dal petrolio – che, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, interferiscono non solo con il sistema endocrino, ma anche con quello nervoso.
E al 177esimo posto troviamo proprio l’erbicida Roundup, contenente il conosciuto e temuto glifosato che continua a rimanere in commercio in moltissimi paesi del mondo, nonostante differenti studi abbiano dimostrato che si tratta di una sostanza responsabile di danni genetici e stress ossidativi, senza dimenticare che è, inoltre, potenzialmente cancerogena. Il 20 per cento degli interferenti provoca ripercussioni alla tiroide e l’80 per cento agisce, appunto, con meccanismi diretti o indiretti sul sistema nervoso.
Il Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (Unep) ha stilato una lunghissima lista di materiali che hanno un impatto dimostrato sia a livello riproduttivo che su altre funzioni ormonali: plastiche, materiali per finiture, ritardanti di fiamma, lubrificanti, pesticidi, fungicidi, alcuni farmaci di uso comune. E l’elenco potrebbe continuare. Ricerche recenti hanno confermato che tutte queste sostanze hanno un ruolo di perturbazione dei messaggi che le cellule si scambiano tra loro. Le cellule, infatti, comunicano attraverso segnali di tipo chimico o elettromagnetico proprio grazie ai sistemi endocrino e nervoso, e gli interferenti funzionano come perturbatori causando problemi piccoli e grandi agli organismi viventi, siano essi umani o animali.
E allora che fare?
Mai come in questi ultimi tempi è importante informarsi e conoscere, soprattutto se si vuole perseguire il benessere e la salute nostra e dell’ambiente che ci circonda. Un esempio per tutti? Alcuni prodotti di uso comune negli animali, come l’antiparassitario Fipronil, secondo gli ultimi studi inducono nel ratto alterazioni della funzione tiroidea con un meccanismo non ancora del tutto noto. E se pensiamo che milioni di cani e gatti a cui vengono somministrate tali sostanze entrano in contatto anche con gli ambienti naturali, possiamo renderci conto del danno agli ecosistemi.
Nell’elenco delle sostanze diffusissime che possono contenere agenti dannosi per i nostri amici a quattro zampe c’è la plastica. Ciotole, giocattoli, ossi da masticare possono rilasciare minuscole particelle di questo materiale nell’organismo degli animali. Meglio, quindi, ricorrere a ciotole di metallo o in ceramica, sia per bere sia per mangiare, e dimenticarsi giochetti di plastica per sostituirli con quelli sostenibili fatti di materiali più idonei.
Un discorso a parte merita il cibo. Più è naturale e a filiera corta e meno si serve di sostanze tossiche come i pesticidi. Gli animali domestici sono esposti non solo da un punto di vista ambientale, infatti, ma anche nutrizionale, in particolare se vengono alimentati con cibi industriali che ne contengono. Uno studio del 2016 ha preso in esame in particolare il bisfenolo A (Bpa), rilevandone la presenza nelle confezioni (sia lattine che involucri), ma anche nel cibo secco e umido. E il tutto anche quando si trattava di prodotti dichiarati Bpa free. Insomma, informiamoci e cerchiamo di approfondire il discorso anche e soprattutto per quel che riguarda gli amici a quattro zampe. Garantiremo loro un ambiente migliore, ma anche salute e benessere a tutti noi.
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