Dal mischiglio della Basilicata alla zucca malon del Friuli al cappero di Selargius, in Sardegna: i presìdi Slow Food che valorizzano prodotti dimenticati, ma di fondamentale valore per la biodiversità, il territorio e le comunità.
Globalizzazione alimentare: il riso
In Asia, che ne è il principale produttore (92% della produzione globale), 8 persone su 10 dipendono direttamente dalla coltivazione del riso. Il riso esiste in natura in numerosissime varietà, annoverate nelle antiche scritture Veda indiane come più di 500.000. Oggi, tuttavia, questa sorprendente ricchezza naturale è in pericolo. La cosiddetta “rivoluzione verde” degli anni
In Asia, che ne è il principale produttore (92% della
produzione globale), 8 persone su 10 dipendono direttamente dalla
coltivazione del riso.
Il riso esiste in natura in numerosissime varietà,
annoverate nelle antiche scritture Veda indiane come più di
500.000.
Oggi, tuttavia, questa sorprendente ricchezza naturale è in
pericolo. La cosiddetta “rivoluzione verde” degli anni Settanta e
Ottanta ha iniziato a selezionare la coltivazione di poche
varietà, tra le più resistenti e le più
produttive; e ora l’attuale “rivoluzione biotech”, con la selezione
genetica, sta esasperando la ricerca della varietà perfetta,
con la conseguente perdita della diversificazione tra le colture. E
con gravi danni per i contadini che, come nel caso del riso
Basmati, si sono visti sottrarre la possibilità di
continuare a coltivare e a commercializzare i loro prodotti
tradizionali a causa dei brevetti imposti dalle multinazionali.
Il riso Basmati, infatti, profumato e pregiatissimo, è
frutto del paziente lavoro di molte generazioni di contadini
indiani che non hanno mai pensato di recarsi in un luogo
istituzionale per brevettare il loro prezioso alimento. Ci ha
pensato invece una multinazionale americana che ha brevettato il
riso Basmati sull’intero territorio degli Stati Uniti, obbligando
di conseguenza i contadini a pagare tasse di licenza per la vendita
e ad acquistare le sementi prodotte dalla stessa azienda. In questo
come in altri casi, i piccoli coltivatori, indifesi di fronte ai
grandi colossi economici, si trovano ad affrontare situazioni
disperate.
Promuovere l’autosostentamento dei produttori e salvaguardare le
ricchezze ambientali e culturali delle diverse tradizioni è
invece l’obiettivo del commercio equo e solidale. Per questo il
consorzio Ctm altromercato ha lanciato nel 2000 la campagna
“Biodiversità, ricchezza dei popoli”, che vuole informare
sulle minacce attuali agli equilibri ambientali locali proponendo
alcuni prodotti, come riso, quinua e guaranà, quali
testimoni concreti di biodiversità naturale e culturale.
Per saperne di più:
www.altromercato.it/info/campagna.html
Il consorzio Ctm Altromercato fa parte della Rete di Lilliput, un
insieme di associazioni impegnate a realizzare una globalizzazione
dei diritti. La Rete di Lilliput fa parte del Genoa Social
Forum.
Giovanna
Salvini
Cooperativa Chico Mendes
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