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Gloria Capitan lottava contro il carbone. È stata uccisa nelle Filippine
L’attivista Gloria Capitan guidava un movimento contrario alla costruzione di una centrale a carbone. L’hanno freddata in un bar.
Si chiamava Gloria Capitan, aveva cinquantasette anni, e da tempo si opponeva alla costruzione di una nuova centrale a carbone nel suo paese, le Filippine. È stata uccisa lo scorso 4 luglio: un colpo di arma da fuoco l’ha raggiunta alla testa, mentre si trovava in un bar assieme alla sua famiglia.
185 ecologisti uccisi solo nel 2015
Secondo quanto riferito dalla polizia, ancora non è stato eseguito alcun arresto per il suo omicidio. Il che conferma come le Filippine siano uno dei paesi più pericolosi al mondo per i militanti ambientalisti. Secondo l’organizzazione non governativa Global Witness, infatti, solamente nel 2015 nella nazione asiatica sono stati uccisi trentatré ecologisti. E molti di tali delitti rimangono senza responsabili, tanto da far parlare ormai di “cultura dell’impunità”.
La stessa Ong ha ricordato in un rapporto che sono ben 185 i militanti assassinati in sedici paesi lo scorso anno, il doppio dei giornalisti che hanno perso la vita nello stesso periodo. In testa alla lista delle nazioni più pericolose per chi difende l’ambiente c’è il Brasile, nel quale tra il 2010 e il 2015 sono stati uccisi 207 ecologisti.
Gloria Capitan guidava un gruppo di militanti che si batteva contro le politiche del colosso del carbone Mariveles, che punta ad espandersi nella provincia di Bataan, a una sessantina di chilometri da Manila. “La sua morte sembra essere direttamente legata al lavoro di opposizione al progetto”, ha dichiarato Reuben Muni, di Greenpeace.
“La morte di Gloria non ci farà arretrare”
“Se l’uccisione di Gloria è un messaggio finalizzato ad intimidire gli altri attivisti anti-carbone – ha commentato Val De Guzman, del Movimento delle Filippine per la Giustizia Climatica – gli assassini perdono tempo. Perché nella terra sulla quale è caduto il suo corpo, saremo in migliaia a sollevarci. Questo delitto non fa altro che rafforzare le nostre convinzioni. La maledizione del carbone deve finire”.
Pochissimi giorni dopo la morte di Gloria Capitan, un’altra attivista è stata freddata, stavolta in Honduras. Si tratta di Lesbia Janeth Urquía, quarantanove anni, il cui corpo è stato trovato in una discarica nel comune di Marcala, circa 160 chilometri a ovest della capitale Tegucigalpa. La donna sarebbe stata uccisa con un colpo di machete alla testa. Lottava contro la costruzione di una diga sul fiume Chinacla.
Immagine di apertura tratta da Tv5Monde.
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