Quali sono i composti chimici dell’aria che respiriamo e quali sono i termini da conoscere per valutare cosa respiriamo davvero, dentro e fuori casa. Un glossario.
Respirare aria pulita è un requisito fondamentale per la nostra vita, è l’atto più naturale del mondo e ci accompagna dalla nostra nascita. Ma ci siamo mai chiesti cosa introduciamo davvero nel nostro organismo, dentro e fuori le nostre case? Cosa contengono quei 12mila litri d’aria che entrano ed escono dai nostri polmoni ogni giorno? Inspirando e espirando almeno 20 mila volte nell’arco di 24 ore, immettiamo azoto (N) al 78 per cento, ossigeno (O) 21 per cento e 1 per cento argon. Insieme ai cosiddetti gas traccia, comprendenti l’anidride carbonica (CO2), che contribuiamo a produrre, frutto dell’ossigeno consumato per le nostre funzioni vitali.
(Quasi) tutte le sostanze nocive che respiriamo
Ma molte altre sostanze in forma gassosa si introducono, a nostra insaputa, nel nostro apparato respiratorio. Sostanze presenti in atmosfera che possono condizionare il nostro benessere quotidiano. Ce lo ricorda l’Organizzazione mondiale della sanità: quelli con la più forte evidenza di effetti sulla salute, sono il particolato (PM), l’ozono (O3), il biossido di azoto (NO2), il biossido di zolfo (SO2) e il monossido di carbonio (CO). Con conseguenze negative certe, a seguito di un’esposizione breve o a lungo termine. A queste sostanze dobbiamo poi aggiungere il benzene(C6H6), il benzo(a)pirene (BaP), gli idrocarburi aromatici policiclici(IPA) oltre diversi metalli.
Sia grossolano che fine è un pulviscolo aerodisperso, presente sia nell’aria outdoor che indoor, prodotto da fonti diverse come fuliggine, processi di combustione, fonti naturali.
Tipici inquinanti dell’aria esterna, originati dal traffico veicolare, si trovano nell’aria indoor dove sussiste un uso del gas, sia per il riscaldamento, sia per cucinare.
Comprendono l’anidride solforosa (SO2) e l’anidride solforica (SO3). In casa, la presenza degli ossidi di zolfo in genere è dovuta all’ingresso dell’aria outdoor.
Derivati dal petrolio, in indoor sono emessi da caldaie a kerosene, dalla combustione dei camini a legna, dal fumo di sigaretta e dalla cottura alla griglia. Contengono agenti cancerogeni.
Fa fa parte degli IPA e la principale sorgente nell’aria esterna è costituita dalla benzina. In indoor può essere emesso dal fumo di sigaretta e da colle, adesivi, solventi, vernici.
Anch’esso appartiene al gruppo degli IPA, prodotto dalla combustione incompleta di derivati dal petrolio. In indoor, cibo e aria rappresentano la principale fonte di esposizione.
E’ tra i gas inquinanti prodotti dalla combustione, incolore, inodore, insapore e non irritante ma tossico: senza ventilazione adeguata, a concentrazioni elevate, può essere mortale.
Derivanti dagli idrocarburi, i più diffusi in ambienti indoor sono il limonene, il toluene e la formaldeide. Sono emessi da cosmetici, deodoranti, materiali di pulizia, colle, solventi, vernici
Appartiene ai COV ed è il più importante da un punto di vista tossicologico e mutageno. E’ più presente in indoor che outdoor. Viene usata nelle resine per tappezzerie e arredamenti.
E’ tuttora il principale inquinante degli ambienti chiusi, inalato da coloro che sono vicini ai fumatori. Comprende un complesso di 4000 composti chimici diversi in formato gassoso.
Minerale dalle fibre cancerogene, bandito dall’Italia nel 1992, è ancora presente all’esterno e all’interno di edifici pubblici e privati su tetti, nei pavimenti, tubature, coibentazioni.
Prodotti e diffusi dall’uomo e dagli animali negli ambienti indoor, in grande varietà, sono virus, batteri, muffe, lieviti, funghi, protozoi, alghe, insetti e pollini.
Gli acari sono piccolissimi insetti Artropodi appartenenti alla classe degli Aracnidi. I loro escrementi contengono allergeni. Si annidano principalmente nella polvere domestica.
Saliva, forfora e urina di cani e gatti, ma anche di uccelli e scarafaggi. Una volta essiccati e frammentati, sospesi in aria nella polvere, diventano una fonte importante di allergeni indoor.
Le muffe sono funghi microscopici che si formano a causa dell’umidità e alla scarsa ventilazione. Durante la loro crescita producono spore che si disperdono nell’aria.
Il radon è un gas radioattivo che si trova in natura a seguito del decadimento dell’Uranio e del Torio. Si disperde rapidamente in atmosfera ma si concentra negli ambienti chiusi.
L’aria inquinata causa la morte prematura di 7 milioni di persone ogni anno
Questi composti contribuiscono all’inquinamento ambientale e provengono dal complesso delle attività antropiche, dai trasporti alle industrie, dai riscaldamenti all’agricoltura e agli allevamenti. Come denuncia sempre l’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’aria inquinata, dentro e fuori le nostre case, causa almeno 7 milioni di morti premature ogni anno. Già, neppure nelle nostre abitazioni siamo al sicuro e la qualità dell’aria all’interno di case, uffici, scuole, asili, edifici pubblici e privati, strutture sanitarie, è importante come e quanto quella dell’ambiente esterno. Qualità dell’aria che dipende dalle nostre attività e abitudini, dagli arredi, dalla struttura delle abitazioni, da quanto sono areate ed affollate, ma anche da contaminanti biologici, pollini e polvere. Così pure da quali prodotti usiamo per pulirle.
Passiamo quasi il 90% del nostro tempo al chiuso: ma questo non ci salva dall’inquinamento dell’aria
Tutti fattori sempre più importanti, specie se pensiamo che passiamo la maggior parte del tempo al chiuso, e lo facevamo anche prima della pandemia da Covid-19 che ci ha confinati nelle nostre abitazioni con i lunghi lockdown. Come riportava già qualche anno fa uno studio di Ispra sull’inquinamento indoor, mediamente trascorriamo l’84 per cento del nostro tempo giornaliero all’interno di ambienti chiusi e almeno il 64 per cento in casa. Percentuali addirittura in aumento, secondo Casaclima che confermano come la maggior parte della nostra vita, ben l’87 per cento trascorra all’interno di edifici e almeno per il 69 per cento nelle nostre abitazioni.
Anche noi contribuiamo a inquinare l’aria delle nostre case
Non possiamo ingnorare, poi, che noi stessi con le nostre attività e abitudini, possiamo contribuire a inquinare l’aria casalinga e aumentare la concentrazione di alcuni composti. Intanto, non dobbiamo dimenticare che i processi di combustione per la cottura dei cibi e il riscaldamento degli ambienti contribuiscono all’aumento della concentrazione degli onnipresenti ossido e biossido di azoto (NOx, NO2), dell’anidride carbonica (CO2) e del pericoloso monossido di carbonio (CO), così come degli IPA e del particolato fine, sia PM10 che il PM2.5.
Gas e miscugli a cui si aggiungono i composti organici volatili (COV) , noti anche con l’acronimo inglese, “VOC” che sta per “Volatile Organic Compounds” a cui appartengono anche la formaldeide (CH2O) e gli IPA. Anche la combustione delle cosiddette “biomasse”, con la maggiore diffusione di stufe a legna e caminetti, fenomeno aumentato anche in relazione alla crisi economica e alle politiche energetiche che ne hanno incentivato l’impiego, aumenta l’inquinamento indoor. A tutti questi fattori, bisogna sommare una delle principali cause di inquinamento indoor: il fumo di tabacco passivo (ETS) che apporta concentrazioni di nicotina, sostanze irritanti, tossiche e cancerogene.
Gli agenti chimici, biologici e fisici che contaminano l’aria nelle nostre case
Eppure, tutto ciò non ci mette al riparo da sostanze nocive. Anzi, nelle nostre case si uniscono e combinano più fattori: agenti chimici, biologici e fisici che dobbiamo imparare a conoscere, prevenire ed evitare. Senza dimenticare quella che tutti riconosciamo: la cosiddetta “aria viziata”, che può essere causata dall’affollamento, dalla mancanza di un’adeguata ventilazione e circolazione dell’aria, da spazi angusti ma anche dalle nuove case più coibentate che impediscono il ricircolo. Perché è così, come le norme anti-covid ci hanno ben fatto comprendere, dobbiamo prevedere continui e costanti ricambi dell’aria ambiente, specie in presenza di più persone.
Edifici e arredamento possono essere fonti di inquinamento indoor. Così come i prodotti per la pulizia
Ma volendo affrontare il problema alla radice dobbiamo addirittura risalire ai materiali utilizzati per la costruzione e l’arredamento degli edifici che possono rappresentare un’importante fonte di inquinamento indoor. Come assicurano gli esperti, il problema delle emissioni perdura durante tutto il ciclo di vita utile dell’edificio. A partire dalla prima fase, subito dopo il completamento di costruzione, specie se si sono utilizzati materiali sintetici nuovi che producono appunto i composti organici volatili (COV) o VOC.
Rischio che diminuisce con il degrado fisiologico dell’edificio che a sua volta causa, però, il rilascio di altre sostanze pericolose ancora troppo presenti nelle case private e nelle nostre città, come l’amianto. Bandito nel 1992 ma presente in oltre 370 mila siti, tra cui case, scuole e ospedali, in tutta Italia, causa certa del mesotelioma pleurico, tumore che colpisce i polmoni con un periodo di latenza superiore ai vent’anni dal momento dell’inalazione delle fibre, 1300 volte più sottili di un capello.
Infine, altre potenziali fonti indoor di inquinamento sono proprio i prodotti per la pulizia e la manutenzione della casa, così come gli antiparassitari. Ma pure l’utilizzo casalingo di strumenti di lavoro, alimentato in questo periodo dallo smart working, come possono essere stampanti, plotter, fotocopiatrici e l’uso di colle, adesivi e solventi.
Non solo Covid-19: attenti agli altri virus, funghi, batteri, muffe
Ma oltre il rischio chimico non dobbiamo dimenticare il rischio biologico, come la pandemia da Covid-19 ci ha fatto ben comprendere. Nell’aria dei nostri appartamenti, così come in tutti i luoghi al chiuso, dai supermercati alle scuole per intenderci, ci sono innumerevoli microrganismi come funghi, batteri, virus, parassiti, protozoi. A cui si aggiungono allergeni “nativi indoor” come gli acari e per chi coltiva piante o vive in compagnia di animali tutta una serie di allergeni come i derivati epidermici di animali domestici o funghi. Non mancano infine le muffe, legate al ristagno dell’umidità. Si tratta di contaminanti biologici solitamente ben tollerati dall’organismo, in piccole quantità, ma che potrebbero comportare rischi per la salute di tipo infettivo, tossico e allergico, se presenti nelle nostre case in quantità fuori controllo.
Come la crisi sanitaria innescata dal Covid-19 ci ha insegnato, è proprio negli ambienti chiusi che avviene la maggiore propagazione delle malattie infettive a carattere epidemico, scatenata da agenti microbiologici. E sono proprio i virus tra le cause più comuni di malattie infettive trasmesse in ambienti confinati, per le loro caratteristiche di elevata contagiosità e resistenza ambientale. Esattamente come Sars-Covid-2 ci ha ormai rammentato in modo indelebile.
Ma prima del Covid, basta pensare all’influenza stagionale, alla varicella, piuttosto che alla polmonite, o la più rara legionellosi. Malattie innescate dai microrganismi sotto forma di bioaerosol come batteri di origine ambientale. O come appunto i batteri gram-negativi aerobi del genere Legionella che vivono ambienti acquatici naturali ma che, come sappiamo, hanno contaminato diversi condotte dell’acqua potabile nel nord Italia, solo negli ultimi 5 anni.
Esistono poi anche gli agenti fisici, in cui gli scienziati inseriscono il gas radon. E’ un elemento chimico naturale, radioattivo, appartenente alla famiglia dei cosiddetti gas nobili o inerti che proviene In atmosfera si disperde rapidamente e non raggiunge quasi mai elevate concentrazioni, ma negli ambienti confinati (case, scuole ambienti di lavoro) può raggiungere livelli di concentrazioni tali da rappresentare un rischio per la salute.
In Italia mancano le norme che stabiliscono dei limiti all’inquinamento indoor
La qualità dell’aria dell’aria indoor è al centro delle politiche dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che ha prodotto anche delle norme-guida per tutti gli Stati membri relative al cosiddetto Indoor Air Quality (IQA) almeno per le sostanze più pericolose come il benzene, gli IPA con il benzo[a]pirene, il naftalene, il monossido di carbonio, il tricloroetilene e il tetracloroetilene. Ad oggi, però, non tutti gli Stati Europei le hanno recepite e mediamente le politiche di sanità pubblica europee non hanno ancora indicato come prioritaria la qualità dell’aria indoor. Servono, infatti, leggi in grado di definire processi per prevenire l’inquinamento, stabilire dei limiti alle concentrazioni delle sostanze più pericolose e promuovere comportamenti adeguati da parte della popolazione.
Ricerche su: 🏡qualità dell'aria in case, scuole, luoghi ricreativi ♨️ruolo delle sorgenti ed emissioni dei materiali 💡efficienza energetica 👨👩👧👧popolazione esposta.
In Italia, il ministero della Salute e l’Istituto Superiore di Sanità hanno prodotto un piccolo vademecum, nel 2017 e istituito un Gruppo di Studio, così come è avvenuto in altri Stati europei. “Ma occorre fare di più, specie guardando ad altri Stati come la Finlandia, il Belgio e la Francia”, conferma a Lifegate il prof. Gianluigi De Gennaro, docente di Chimica dell’Ambiente all’Università degli Studi di Bari. Come componente della Società Italiana di Medicina Ambientale, ha contribuito all’elaborazione di una proposta di adeguamento ai valori degli inquinanti già permessi dall’attuale legislazione. “Oltre le regole di buon senso, che vanno ovviamente diffuse tra i cittadini di ogni età, vanno stabiliti valori più stringenti, almeno per i principali inquinanti di tipo chimico”.
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