Il Goldman environmental prize, il “premio Nobel per l’ambiente”, viene assegnato annualmente agli attivisti che si sono distinti nella lotta per la salvezza del Pianeta.
Vengono definiti “eroi”. Prima di tutto, però, sono esseri umani. Persone comuni, cittadini “qualunque” come ognuno di noi. Non hanno superpoteri, non vivono all’interno di bunker sotterranei, non indossano mantelli. Ed è proprio questo a renderli tanto speciali. Parliamo degli attivisti che ogni anno vengono premiati con il Goldman environmental prize, anche noto come “premio Nobel per l’ambiente” per via del suo grande prestigio. I vincitori del 2021 sono Gloria Majiga-Kamoto del Malawi, Thai Van Nguyen del Vietnam, Maida Bilal della Bosnia-Erzegovina, Kimiko Hirata del Giappone, Sharon Lavigne degli Stati Uniti e Liz Chicaje Churay del Perù. “Leader che hanno le potenzialità per ispirare altre persone ordinarie a compiere azioni straordinarie per proteggere la Terra”.
Ci piacerebbe lasciare un mondo leggermente migliore di come l’abbiamo trovato.
Richard Goldman, co-fondatore dell’omonimo premio
I vincitori del Goldman environmental prize 2021
A causa della pandemia, quest’anno la cerimonia di consegna del premio è virtuale. A condurla è l’attrice Jane Fonda, mentre gli ospiti musicali sono Lenny Kravitz, Baaba Maal e il coro giovanile Ndlovu. Anche la giovane attivista ugandese Vanessa Nakate ha un messaggio per l’occasione. Scopriamo allora le storie dei vincitori dell’edizione 2021.
Preoccupata dai danni ambientali dell’inquinamento dovuto alla plastica in Malawi, nel sud-est dell’Africa, Gloria Majiga-Kamoto ha deciso di lottare contro quell’industria promuovendo il divieto della plastica sottile, una particolare categoria di plastica monouso. Grazie alla sua campagna, il bando è stato approvato nel 2019. Questa è la prima volta che il Malawi ottiene il Goldman environmental prize.
Thai Van Nguyen, Vietnam, Asia
Thai Van Nguyen ha fondato Save Vietnam’s wildlife, un’organizzazione che, tra il 2014 e il 2020, ha salvato 1.540 pangolini dal traffico illegale di specie selvatiche. Nguyen ha inoltre istituito la prima unità vietnamita contro il bracconaggio che, a partire dal 2018, ha distrutto 9.701 trappole per animali, smantellato 775 campi illegali, confiscato 78 pistole e portato all’arresto di 558 bracconieri, con una significativa riduzione delle attività illegali nel parco nazionale Pu Mat.
Maida Bilal, Bosnia-Erzegovina, Europa
Maida Bilal, insieme alle donne del suo villaggio, ha manifestato per 503 giorni per bloccare la costruzione di due nuove dighe sul fiume Kruščica nel dicembre del 2018. I Balcani ospitano gli ultimi fiumi incontaminati d’Europa, ma il fabbisogno di energia idroelettrica sta mettendo a rischio questi preziosi ecosistemi. È la prima volta che la Bosnia-Erzegovina viene insignita del Goldman prize.
Kimiko Hirata, Giappone, isole
Dopo il disastro nucleare di Fukushima del 2011, il Giappone ha puntato sul carbone anziché sul nucleare. Negli ultimi anni, le campagne di Kimiko Hirata hanno impedito l’apertura di 13 centrali a carbone sul territorio nazionale, che avrebbero rilasciato più di 1,6 miliardi di tonnellate di CO2 nei loro cicli vitali. È come se Hirata avesse tolto 7,5 milioni di automobili dalla strada, ogni anno per quarant’anni.
Sharon Lavigne, Stati Uniti, Nordamerica
Nel settembre 2019 Sharon Lavigne, insegnante di sostegno e attivista per la giustizia climatica, è riuscita a fermare la costruzione di un enorme stabilimento per la produzione di materie plastiche che sarebbe sorto sul Mississippi, in Louisiana. Lavigne non solo ha creato un movimento di opposizione, ma ha anche sensibilizzato i membri della sua comunità e organizzato proteste pacifiche per difendere i diritti dei suoi concittadini, prevalentemente afroamericani. L’impianto avrebbe rilasciato un’ingente quantità di sostanze tossiche in una regione dove l’inquinamento sta già mietendo vittime.
Liz Chicaje Churay, Perù, America centrale e meridionale
Grazie a Liz Chicaje Churay e ai suoi sostenitori, nel gennaio 2018 il governo peruviano ha istituito il parco nazionale Yaguas. Dalle dimensioni simili a quelle di Yellowstone, il nuovo parco tutela oltre 800mila ettari di foresta amazzonica. La sua creazione, che costituisce un passo fondamentale nella conservazione della biodiversità locale, garantisce la salvaguardia di migliaia di specie uniche, di torbiere utili allo stoccaggio del carbonio e di antiche popolazioni indigene.
La storia del Goldman environmental prize
Il Goldman environmental prize è stato istituito nel 1989 a San Francisco, negli Stati Uniti, da Rhoda e Richard Goldman, filantropi e difensori dei diritti umani. È stato assegnato per la prima volta nel 1990, con una cerimonia tenutasi nel giorno del compleanno di Richard, il 16 aprile. Ogni anno viene conferito a sei attivisti ambientali che si sono battuti per una determinata causa nei loro paesi d’origine, sparsi nelle sei regioni continentali abitate del Pianeta: Africa, Asia, Europa, isole, America centrale e meridionale, Nordamerica. 206 persone di 92 nazioni sono state insignite del riconoscimento finora, tra cui 92 donne e 114 uomini.
Qualche esempio? Leydy Pech, apicultrice maya nata e cresciuta nello stato messicano del Campeche, nel 2017 ha sconfitto Monsanto, la multinazionale degli ogm e dei pesticidi, che si è vista revocare le autorizzazioni per coltivare soia geneticamente modificata nel territorio in mano agli indigeni. LeeAnne Walters, originaria dello stato americano del Michigan, ha messo in luce la presenza di piombo nelle acque del fiume della città di Flint, salvando probabilmente migliaia di vite. L’obiettivo del Goldman prize è quello di mettere in luce le sfide che il mondo naturale deve fronteggiare dimostrando che, nella loro diversità, sono tutte interconnesse.
“Per quanto riguarda le questioni ambientali, la comunità globale di attivisti, leader, pensatori e filantropi sta crescendo e diventando sempre più sofisticata, unita, potente”, ha dichiarato Susie Gelman, vicepresidente della fondazione Goldman. “I vincitori del premio hanno così tanto da insegnarci riguardo al percorso da intraprendere per mantenere l’equilibrio con la natura, che rappresenta la chiave per la nostra sopravvivenza. Questi fantastici ‘campioni’ dell’ambiente ci ricordano quali risultati si possono raggiungere quando si combatte, rifiutando l’impotenza e il degrado degli ecosistemi. Non sono rimasti zitti, nonostante i rischi che hanno corso e gli sforzi che hanno dovuto compiere a livello personale: neppure noi dobbiamo restare in silenzio. È qualcosa che ci riguarda tutti”.
A volte ci troviamo a pensare: “Chi sono io per fare la differenza?”. Ma le storie di queste persone ordinarie che hanno compiuto azioni straordinarie dimostrano che anche le più piccole battaglie possono portare alle più grandi vittorie. Ci mostrano che ognuno di noi può diventare un eroe. Anche se non abbiamo superpoteri, dobbiamo confidare nel nostro potere di cambiare le cose. Non abbiamo bisogno di indossare una maschera per difendere ciò che ci sta a cuore: lo possiamo e dobbiamo fare a testa alta.
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