Mohamed Bazoum è alla presidenza del Niger da due anni e i suoi rapporti con l’esercito erano freddi.
La sua volontà di rimuovere il comandante della Guardia presidenziale ha fatto rivoltare l’esercito.
L’Ecowas, gli Stati Uniti e l’Onu hanno condannato il golpe e offerto sostegno a Bazoum.
L’esercito del Niger ha annunciato di aver destituito con un golpe il presidente Mohamed Bazoum, eletto due anni fa. Nella giornata del 26 luglio i militari avevano circondato il palazzo presidenziale e questo aveva già lasciato intendere che fosse in atto un tentativo di colpo di stato. I militari sono poi entrati nel palazzo, hanno arrestato il presidente e hanno letto un comunicato in diretta televisiva puntando il dito contro Bazoum e la sua gestione del paese. Il presidente è stato arrestato, i militari hanno sciolto la Costituzione e imposto un coprifuoco mentre la comunità internazionale ha condannato il golpe.
La situazione politica in Niger
Il Niger è un paese di circa 25 milioni di abitanti, situato nell’Africa sub-sahariana. È uno stato instabile, dove sono presenti in particolare due minacce jihadiste: una nel Sud-Est, con i miliziani impegnati in Nigeria; l’altra nel Sud-Ovest, che ha a che fare con le tensioni in Mali.
Il Niger è stato governato tra il 2011 e il 2021 dal presidente Mahamadou Issoufou, che aveva come suo fedelissimo Abdourahmane Tchiani, comandante della Guardia presidenziale. I rapporti tra la presidenza e l’esercito sono stati ottimi per tutti quegli anni, come fossero un tutt’uno. Poi nel 2021 si sono tenute le elezioni e a vincere è statoMohamed Bazoum. Un’elezione storica, che ha sancito il primo passaggio di potere tra leader eletti nel paese dagli anni Sessanta, cioè dalla fine del colonialismo francese.
🇳🇪 #CoupdEtat au #Niger revendiqué par le CNSP ►«Nous sommes les autorités légitimes et légales du Niger. Le seul mode d’accès au pouvoir passe par les élections», affirme Hassoumi Massoudou, le ministre nigérien des Affaires étrangères, au 🎤de France 24. #RFImatin 👇 pic.twitter.com/9hsYNLMAJN
A pochi giorni dalla vittoria di Bazoum e dal suo insediamento c’è stato un tentativo di golpe da parte di alcuni militari. La fine dell’era Issoufou non è stata infatti gradita, ma il colpo di stato è subito rientrato grazie all’intervento della Guardia presidenziale. Con il tempo i rapporti tra l’esercito e il nuovo presidente si sono raffreddati, al punto che Bazoum ha lasciato intendere di voler rimuovere Tchiani dal suo incarico. E questo ha fatto esplodere la tensione.
Il golpe dell’esercito
Nella mattinata di mercoledì 26 luglio si è verificato un ammutinamento tra diversi militari dell’esercito. Nelle ore successive membri della Guardia presidenziale hanno circondato il palazzo presidenziale e alcuni edifici ministeriali. Sono stati uditi spari e sono partite le negoziazioni tra i militari e il presidente Bazoum. Che evidentemente non sono andate a buon fine.
As political scientist Alexander Fridman writes, the deposed president of the country was quite pro-Western, and the new authorities may cooperate with Russia. The strategic importance of Niger is that on the territory of the country there… pic.twitter.com/hkut7wfhey
Mercoledì sera un gruppo di militari che si è identificato come parte del Consiglio nazionale per la salvaguardia del paese ha fatto irruzione nel palazzo presidenziale, arrestando Bazoum e prendendo di fatto il controllo del paese. Il colonnello Maj Amadou Abdramane ha letto un comunicato in diretta tv annunciando di “aver posto fine al regime che conoscete” e motivando il golpe con “il continuo deterioramento della situazione della sicurezza e la scarsa governance economica e sociale”. La Costituzione del paese è stata sciolta, i militari hanno imposto un coprifuoco e chiuso i confini.
Tra i nove militari comparsi in televisione per annunciare il colpo di stato c’era anche Abdourahmane Tchiani, il fedelissimo dell’ex presidente Issoufou che l’attuale presidente voleva rimuovere dal suo incarico. Un’evidenza di come dietro al golpe ci siano le tensioni tra l’attuale presidenza e l’esercito.
La condanna internazionale
Dopo il golpe molti cittadini del Niger sono scesi in piazza per mostrare supporto al presidente destituito. Il colpo di stato in Niger è l’ennesimo nel continente africano negli ultimi anni. Dal 2020 a oggi ce ne sono già stati ben sette. Alcuni proprio nelle vicinanze, come nei confinati Mali nel 2021 o Burkina Faso nel 2022.
Yesterday was tough in Niger Republic 😭🤲 today we woke up with a new head of government. It's sad. pic.twitter.com/FUGJIIHRbr
La Comunità economica degli stati dell’Africa occidentale (Ecowas) ha condannato il golpe e ha incaricato Patrice Talon, presidente del Benin, di recarsi in Niger per negoziare con l’esercito. Sulla questione sono intervenuti anche gli Stati Uniti, con il segretario di Stato Antony Blinken che ha dato il supporto americano al presidente Bazoum condannando l’operazione dell’esercito. Anche l’Onu, per voce del segretario generale Antonio Guterres, ha condannato il golpe. Secondo l’analista politico Alexander Fridman, il presidente destituito era vicino all’Occidente mentre le nuove autorità militari potrebbero cooperare con la Russia, vista la forte influenza del Cremlino sull’area anche attraverso l’attività del gruppo Wagner.
Un golpe in Niger, uno sventato in Sierra Leone e la svolta autoritaria in Senegal. I giorni difficili per l’Africa centro-occidentale vengono da lontano.
In Sudan la situazione è tesa dopo l’arresto di diversi membri del governo da parte dei militari. Migliaia di cittadini sono scesi in strada a protestare.
L’Aia accusa ufficialmente Netanyahu e Gallant di crimini di guerra a Gaza. Per la prima volta nella storia della Corte si chiede l’arresto di leader occidentali.
Il paese del Caucaso punta su eolico, solare e idroelettrico. Ma il legame con il petrolio è ancora forte. Quali progetti ci sono nel cassetto e che ruolo gioca l’Europa.
Israele a Gaza sta attuando politiche che privano deliberatamente la popolazione delle risorse per vivere. Per il Comitato speciale dell’Onu è genocidio.
La società di contractor accusata di aver torturato i detenuti del carcere di Abu Ghraib è stata condannata a pagare un risarcimento danni di 42 milioni