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Anche Google punta sul nucleare per “accendere” l’intelligenza artificiale
Dopo Microsoft, anche Google stringe un accordo energetico con il settore nucleare. Intanto, il fabbisogno dell’ia continua a crescere, crescere, crescere.
- Google ha siglato un accordo energetico per produrre sei-sette reattori nucleari di piccole dimensioni negli Usa.
- L’energia prodotta servirà ad affrontare la crescita di domanda da parte dell’intelligenza artificiale.
“Più di dieci anni fa, Google è stata pioniera negli accordi aziendali per l’acquisto di energia rinnovabile, diventando un attore cruciale nella promozione delle soluzioni energetiche pulite e delle tecnologie avanzate. Oggi, proseguendo su questa strada, l’azienda ha siglato il primo accordo mondiale per l’acquisto di energia nucleare prodotta da piccoli reattori modulari (Smr), che saranno sviluppati da Kairos Power”. Con queste parole, il 15 ottobre 2024, Google si aggiunge alla lista di grandi aziende come Amazon e Microsoft, che stanno riscoprendo l’energia nucleare per sostenere il crescente fabbisogno energetico richiesto dai sistemi di intelligenza artificiale, il cui consumo è in costante aumento.
Amazon, Microsoft e Google scelgono il nucleare
Era il 2019 quando Google annunciava il suo piano per mettere in atto “il più grande acquisto aziendale di energia rinnovabile della storia”. Dopo 5 anni appena, le cose sono cambiate. L’intesa con Kairos Power prevede la messa in funzione del primo reattore modulare di piccole dimensioni entro il 2030, con ulteriori sviluppi previsti fino al 2035. In totale, la società di Alphabet e Kairos intendono realizzare sei o sette moduli di questo tipo. Tuttavia, Kairos dovrà ancora ottenere le necessarie autorizzazioni dalla US Nuclear regulatory commission (Nrc) e dalle agenzie locali, un iter che potrebbe richiedere diversi anni. Ad ogni modo, la società ha già ricevuto l’approvazione preliminare dalla NRC per costruire un reattore dimostrativo in Tennessee.
“Crediamo che il nucleare possa giocare un ruolo fondamentale per rispondere alla nostra domanda energetica in modo pulito e costante”, ha dichiarato Michael Terrell, direttore senior per l’energia e il clima di Google. Quest’anno, diverse aziende tecnologiche hanno stipulato accordi con società del settore nucleare per fronteggiare la crescente richiesta di energia, spinta dall’espansione dell’intelligenza artificiale. A marzo, Amazon ha acquistato un data center alimentato a energia nucleare da Talen Energy, mentre il mese scorso Microsoft ha firmato un accordo con Constellation Energy per contribuire al rilancio di una delle unità dell’impianto di Three Mile Island, in Pennsylvania, teatro del peggior incidente nucleare degli Stati Uniti nel 1979.
Secondo le stime di Goldman Sachs, il consumo energetico dei data center statunitensi potrebbe triplicare entro il 2030, richiedendo circa 47 gigawatt di nuova capacità. Google e Kairos non hanno rivelato i dettagli finanziari dell’accordo, né la localizzazione precisa degli impianti negli Stati Uniti. Tuttavia, è noto che Google ha previsto l’acquisto di 500 megawatt di energia da sei o sette reattori, una capacità inferiore rispetto a quella dei reattori attualmente in funzione.
Google non è più “carbon neutral”
A partire dal 2024, secondo Bloomberg, Google ha smesso di definirsi “carbon neutral”, promettendo di tornare a esserlo entro il 2030. Sin dal 2007, Google ha vantato la neutralità carbonica, ovvero l’equilibrio tra le emissioni prodotte e quelle compensate attraverso iniziative come la piantumazione di alberi. Nel solo 2022, l’azienda ha compensato circa tre milioni di tonnellate di CO2. Nel 2020, Google si è impegnata a operare con energia priva di emissioni di carbonio 24 ore su 24 entro il 2030, puntando anche a ridurre del 50 per cento l’inquinamento che contribuisce al riscaldamento globale rispetto ai livelli del 2019.
L’avvento dell’intelligenza artificiale ha, però, cambiato le cose. “È chiaro che l’espansione degli investimenti nell’intelligenza artificiale ha ampliato la portata della nostra sfida”, ha spiegato Sundar Pichai, Ceo di Google, in un’intervista con Nikkei all’inizio di ottobre. Google ha quindi deciso di abbandonare la strategia di compensazione per concentrarsi sulla riduzione diretta delle emissioni. Sebbene l’azienda presenti questa decisione come un passo avanti, i numeri raccontano una realtà diversa: il consumo energetico di Google è aumentato del 48 per cento rispetto al 2019 e in questi cinque anni è raddoppiato. Una dinamica simile si osserva in Microsoft, che ha visto crescere i propri consumi del 30 per cento, anche grazie alla sua forte partnership con OpenAI e agli investimenti nell’intelligenza artificiale generativa.
Google e Microsoft sostengono che l’energia nucleare rappresenti la risposta ideale per soddisfare la crescente domanda di energia, riducendo al contempo le emissioni di CO2. Tuttavia, anche con l’implementazione dei nuovi reattori modulari, rimangono irrisolti i problemi ambientali e sanitari legati all’estrazione e all’arricchimento dell’uranio, oltre alla gestione delle scorie radioattive.
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