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I film stanno salvando i gorilla di Cross River in Nigeria
La proiezione di docufilm nei villaggi della Nigeria sta contribuendo a salvare gli ultimi esemplari di gorilla di Cross River, il primate a maggior rischio di estinzione al mondo.
- A partire dal 2006 la Wildlife conservation society (Wcs) promuove la proiezione di docufilm sulla fauna selvatica nei villaggi del sud est della Nigeria, dove sopravvivono gli ultimi esemplari del gorilla di Cross River, specie a rischio estinzione.
- Il programma si è dimostrato molto efficace e democratico nel diffondere e condividere la conoscenza della fauna selvatica con le popolazioni locali che partecipano con curiosità e interesse agli eventi.
- Questo programma, insieme ad altre iniziative anti-bracconaggio e di protezione dell’habitat, ha finora permesso al gorilla di Cross River di non estinguersi.
C’è una regione nel sud est della Nigeria, al confine con il Camerun, dove i gorilla sono in grave pericolo. Si tratta dei gorilla di Cross River (dal nome della regione e dal fiume che la attraversa): una sottospecie del gorilla occidentale di cui restano oggi soltanto tra i 200 e i 300 esemplari. Per proteggerlo dall’estinzione, insieme ad altre iniziative, ce n’è una in particolare che sta riscuotendo grande successo nei villaggi adiacenti agli habitat delle scimmie. Si tratta della proiezione di film che offrono una visione ravvicinata di questi esemplari e che hanno contribuito ad un aumento significativo sia dell’interesse che della conoscenza e dell’atteggiamento positivo nei confronti di questi gorilla.
A promuoverla, dal 2016, è stata la Wildlife Conservation Society, fondazione statunitense che dal 1895 si occupa della tutela della vita naturale, promuovendo progetti come questo che, unitamente all’attivazione di altre iniziative di anti-bracconaggio e di protezione dell’habitat, ha permesso al gorilla di Cross River di non estinguersi (è dal 2012 che nessun esemplare è stato registrato o segnalato ucciso nel paese).
La “magia” di un film e i suoi effetti straordinari
Sebbene vivano vicino agli habitat dei gorilla di Cross River, per molti abitanti di queste comunità rurali, i film rappresentano l’unica possibilità di incontrare questi animali così rari. Secondo quanto testimoniato da un reportage della piattaforma Mongabay (che si occupa di scienza ambientale e conservazione), in queste comunità solo pochi adulti, probabilmente cacciatori veterani, affermano di aver incontrato uno scimpanzé o un gorilla anche solo una volta nella vita. A confermarlo anche un aneddoto riportato da Louis Nkonyu, education coordinator per Wcs, che racconta come nel 2014, chiedendo agli scolari di disegnare un gorilla, nel corso di un progetto pensato per misurare la loro conoscenza delle scimmie, la maggior parte degli studenti disegnò un animale con una lunga coda.
“Le persone difendono solo ciò che amano e amano ciò che comprendono”, spiega Nkonyu, che insieme alla Wcs si sposta di villaggio in villaggio nella zona di Cross River, per proiettare film sulla fauna selvatica. È lui stesso a spiegare come queste proiezioni rappresentino un evento molto speciale per gli abitanti delle aree rurali. Qui, infatti, pochissime persone possiedono un televisore e anche organizzare una proiezione non è cosa semplice. Spesso la prima difficoltà è raggiungere i villaggi stessi, a causa delle strade dissestate o di altre barriere naturali e anche alimentare un generatore per far funzionare il proiettore implica una raccolta fondi per acquistare il carburante. Ecco perché questi eventi si trasformano in occasioni speciali, capaci di attirare un pubblico più ampio rispetto ad altri metodi di sensibilizzazione.
“Gli spettacoli cinematografici sono l’unico mezzo che supera le barriere di età e genere”, afferma Nkonyu. “Ad esempio, donne e bambini hanno meno probabilità degli uomini di partecipare alle riunioni del municipio o di ascoltare programmi radiofonici. Le persone istruite sono molto più inclini a leggere opuscoli, libri, volantini e riviste. Ma gli spettacoli cinematografici attirano l’intera comunità”. Per tutte queste ragioni, in questi luoghi la “magia” di un film conserva ancora una forza straordinaria.
I film partecipativi, esperienze per mettersi in dialogo
I docufilm realizzati grazie a questo progetto si concentrano sulla vita dei gorilla di Cross River e delle grandi scimmie, sulle loro abitudini alimentari e sulle minacce che devono affrontare, come la caccia, la perdita del loro habitat e il commercio di selvaggina. Ma non lo fanno come un classico documentario, bensì attraverso un approccio che il regista Adam Amir (autore di nove di questi film) definisce partecipativo. La sceneggiatura, fin dal suo concept, viene infatti elaborata basandosi e traendo spunto dai racconti e dalle interviste degli abitanti dei villaggi, che vengono anche coinvolti come attori. “Raccontiamo queste storie sui gorilla in un modo che li collega alle culture locali”, ha detto Amir, che sottolinea anche l’importanza di usare le lingue locali. Tutti modi per tentare di mettersi in dialogo con tradizioni e linguaggi diversi, senza voler imporre una lezione dall’alto. “Si tratta di dare alle persone che vivono accanto al gorilla – e che molto probabilmente beneficeranno o soffriranno della sua conservazione – lo spazio per parlare. È un’opportunità per dire o mostrare ciò che pensano e sentono”.
A confermare l’efficacia di questo approccio è anche Nknonyu: “Vedere i propri fratelli recitare in un film aiuta le persone a fidarsi e a credere alle informazioni e ai messaggi veicolari dai film stessi”. A creare problemi nel rapporto degli uomini con questi animali talvolta sono anche degli equivoci, come spiega Nknonyu nel reportage di Mongabay: “Le persone spesso pensano che i gorilla siano cattivi, ma guardando i film si accorgono che questi animali hanno un atteggiamento e comportamenti gentili. Non essendo carnivori non hanno motivo di attaccare gli uomini, mentre gli uomini di cacciano e distruggono il loro habitat. Sono una specie timida che si nasconde e scappa dagli uomini”. Ridurre le distanze e conoscere meglio l’altro, come sempre, si rivela il modo più efficace per abbattere barriere, paure e ostilità. In questo caso il merito è anche dei film.
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