Aggiornamento del 21 luglio. Mario Draghi, salendo al Quirinale, ha reiterato le proprie dimissioni da presidente del Consiglio. Ieri, 20 luglio, il premier si era presentato al Senato per chiedere al conferma della fiducia al proprio governo ma, dopo 12 ore di dibattito in Aula, anche Forza Italia e la Lega hanno deciso di non partecipare al voto, oltre al Movimento 5 Stelle: il risultato è stato che, nonostante un ok risicato alla fiducia, i soli 95 voti a favore hanno evidenziato che la maggioranza, di fatto, non c’è più.
Nel pomeriggio, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha firmato il decreto di scioglimento delle Camere, indicendo nuove elezioni entro il termine dei 70 giorni come indicato dalla Costituzione: la data confermata poi in Consiglio dei ministri dovrebbe essere quella del 25 settembre. “Sciogliere le Camere è sempre l’ultima scelta da compiere, soprattutto se come in questo periodo davanti alle Camere vi sono molti adempimenti da portare a compimento nell’interesse del paese – ha detto il primo cittadino – Ma la situazione politica ha condotto a questa decisione, il voto e le modalità con cui è stato espresso al Senato hanno reso evidente il venir meno del sostegno parlamentare al governo e l’assenza di prospettive nel dar vita a una nuova maggioranza”.
Mattarella ha voluto sottolineare, che nonostante lo scioglimento delle Camere e la pausa estiva in arrivo, “il periodo non consente pause negli interventi indispensabili per contrastare la crisi economica e sociale e l’aumento dell’inflazione, causato soprattutto dal costo dell’energia e dei beni alimentari comporta pesanti conseguenze”. Per Mattarella “sono indispensabili interventi per far fronte alle esigenze economiche e sociali, soprattutto per i concittadini delle fasce più deboli, per contenere gli effetti della guerra russa in Ucraina, per la sempre più necessaria collaborazione a livello europeo e internazionale”.
A tutto questo “si affianca l’importanza dell’attuazione nei tempi concordati del Pnrr, né può essere ignorato il dovere di proseguire nell’azione di contrasto alla pandemia ancora manifestamente diffusa”.Quindi un ultimo appello, rivolo ai partiti: “Mi auguro che pur nell’intensa e acuta dialettica della campagna elettorale vi sia un contributo costruttivo da parte di tutti nell’interesse superiore dell’Italia”.
Il governo Draghi andrà avanti per gestire l’ordinaria amministrazione – il cosiddetto disbrigo degli affari correnti – fino alle nuove elezioni, che dovrebbero tenersi dopo la metà di settembre. Il presidente della Repubblica nel pomeriggio riceverà i presidenti delle Camere, Elisabetta Casellati e Roberto Fico, e poi parlerà al Paese. Ciò fa parte delle cosiddette consultazioni, che non sono disciplinate esplicitamente dalla Costituzione ma vengono considerate una prassi costituzionale: è probabile però che ci si fermerà qui, ovvero alla presa d’atto da parte di Mattarella dell’impossibilità di cercare una nuova maggioranza nell’attuale Parlamento.
Draghi, nel suo di fatto ultimo discorso in Senato, ha ringraziato chi ha “sostenuto il governo con lealtà, collaborazione e partecipazione”, rispondendo alle accuse arrivate dall’emiciclo: “La democrazia è parlamentare ed è quella che io rispetto e in cui mi riconosco. Siete voi a decidere, niente richieste di pieni poteri”.
Ha poi spiegato perché il governo non ha preso una posizione chiara su alcune proposte di legge riguardanti temi civili, come Ius Soli, Ius Scholae, cannabis, ddl Zan: “Il governo per la sua natura di unità nazionale non ha voluto entrare nelle vicende parlamentari”.
Un passaggio ha riguardato anche le tematiche ambientali ed energetiche: “Non è possibile affermare di volere la sicurezza energetica degli italiani e poi, allo stesso tempo, protestare contro i rigassificatori”.
Il governo Draghi, per il momento, c’è ancora: il presidente del Consiglio si era recato al Quirinale per rassegnare le proprie dimissioni nelle mani del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, dopo che nel pomeriggio il Movimento 5 Stelle, parte più numerosa della maggioranza, non aveva votato la fiducia al Decreto Aiuti, che aveva comunque ottenuto i voti sufficienti per essere approvato. “Le votazioni di oggi in Parlamento sono un fatto molto significativo dal punto di vista politico. La maggioranza di unità nazionale che ha sostenuto questo governo dalla sua creazione non c’è più” ha detto Draghi nel Consiglio dei ministri convocato dopo essere salito una prima volta al Quirinale.
Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, non ha però accolto le dimissioni e ha invitato il presidente del Consiglio “a presentarsi al Parlamento per rendere comunicazioni, affinché si effettui, nella sede propria, una valutazione della situazione che si è determinata a seguito degli esiti della seduta svoltasi oggi presso il Senato della Repubblica”. L’intervento di Draghi alla Camera è già previsto per mercoledì prossimo, 20 luglio.
Il presidente del Consiglio aveva spiegato al Cdm che “è venuto meno il patto di fiducia alla base dell’azione di governo. In questi giorni da parte mia c’è stato il massimo impegno per proseguire nel cammino comune, anche cercando di venire incontro alle esigenze che mi sono state avanzate dalle forze politiche . Come è evidente dal dibattito e dal voto di oggi in Parlamento questo sforzo non è stato sufficiente”. Draghi aveva ricordato che “dal mio discorso di insediamento in Parlamento ho sempre detto che questo esecutivo sarebbe andato avanti soltanto se ci fosse stata la chiara prospettiva di poter realizzare il programma di governo su cui le forze politiche avevano votato la fiducia. Questa compattezza è stata fondamentale per affrontare le sfide di questi mesi. Queste condizioni oggi non ci sono più”. Draghi aveva infine ringraziato la sua squadra “per i tanti risultati conseguiti. Dobbiamo essere orgogliosi di quello che abbiamo raggiunto, in un momento molto difficile, nell’interesse di tutti gli italiani”.
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