Un nuovo reportage racconta l’impatto ambientale degli allevamenti intensivi, tra emissioni di gas serra e sversamenti di liquami legali e illegali.
Il governo italiano deve battersi contro le gabbie negli allevamenti
Quella degli animali allevati in gabbia è una vita di crudeltà e costrizioni. Eliminare le gabbie significa realizzare una transizione giusta per tutti.
Vivere l’intera esistenza in gabbie poco più grandi del proprio stesso corpo è un’esperienza orribile. Lo dimostrano le immagini che Animal Equality e altre associazioni per la protezione degli animali allevati a scopo alimentare hanno raccolto in questi anni all’interno di allevamenti di maiali, galline, quaglie e conigli, dove questi individui raggiungono livelli di stress e disagio tali da diventare pericolosi per se stessi e per i propri compagni di prigionia.
L’uso delle gabbie in Europa
Solo in Italia si stima che gli animali costretti a subire ancora questa sofferenza siano oltre quaranta milioni. Tra questi ci sono la quasi totalità delle scrofe, dei conigli e delle quaglie, così come il quaranta per cento delle galline ovaiole allevate. E questo nonostante la Commissione europea abbia dichiarato di accogliere le istanze della campagna End the cage age, l’Iniziativa dei cittadini europei per porre fine all’uso delle gabbie negli allevamenti. La Commissione Ue si è infatti impegnata pubblicamente a presentare entro il 2023 una proposta legislativa per eliminare gradualmente le gabbie, con l’obiettivo di arrivare al divieto totale del loro impiego in Europa entro il 2027.
Nell’Unione europea sono più di 300 milioni gli animali che vivono reclusi nelle gabbie: galline, scrofe, vitelli, conigli, quaglie e anatre non possono muoversi o girarsi, aprire le ali, né prendersi adeguatamente cura dei propri cuccioli.
In contrasto con i loro bisogni più essenziali, spesso le gabbie finiscono per essere causa di ferimento e malformazione degli arti degli animali, come accade nel caso delle galline ovaiole ad esempio. Questi delicati animali si feriscono le ali e le zampe per via delle griglie metalliche che li circondano. In altri casi, sono i cuccioli di maiale appena nati a restare vittime delle strutture in cui le loro madri sono rinchiuse e costrette ad allattarli attraverso le sbarre.
Si tratta di una condizione tragica, ingiusta e obsoleta che deve cessare di provocare sofferenza una volta per tutte, anche in Italia. Per ora soltanto Emilia-Romagna e Campania hanno scelto di compiere un passo avanti nel nostro Paese con alcune risoluzioni a livello regionale che mirano ad abbandonare questo sistema di allevamento.
Mentre l’Unione europea prosegue il suo impegno nella stessa direzione, il governo italiano è chiamato a essere un esempio in Europa contro lo sfruttamento sconsiderato degli animali allevati nell’industria alimentare. Per questo, come Animal Equality, insieme alla coalizione italiana End the cage age, chiediamo al governo italiano di schierarsi contro le gabbie in Europa sostenendo questa richiesta in tutte le sedi opportune, a cominciare da quella del Consiglio dell’Unione europea.
Anche l’Italia deve fare la sua parte
La mobilitazione straordinaria di milioni di cittadini europei e il lavoro instancabile che abbiamo portato avanti come coalizione ha permesso di ottenere un impegno storico da parte della Commissione europea per i diritti degli animali, ma è necessario che questo impegno venga supportato e condiviso anche dalla politica italiana.
Nella consapevolezza che un cambiamento non è solo doveroso, ma anche possibile, il Centro ricerche produzioni animali ha presentato un report che dimostra la possibilità concreta di abbandonare l’uso delle gabbie negli allevamenti. Nel frattempo, molte aziende della Grande distribuzione organizzata hanno già scelto di fare la propria parte per gli animali allevati impegnandosi a non rifornirsi più di uova provenienti da galline allevate in gabbia.
L’attenzione dei cittadini, delle aziende e delle istituzioni europee dimostrano che il percorso verso l’abbandono delle gabbie è una realtà sempre più urgente e vicina. Eliminare le gabbie significa infatti realizzare una transizione giusta per tutti gli animali, liberandoli da una vita fatta di crudeltà e costrizione. Un mondo migliore per gli animali allevati, quindi, è possibile e il governo italiano non può perdere l’occasione di prendere parte a questo cambiamento.
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