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— Giorgia Meloni 🇮🇹 ن (@GiorgiaMeloni) September 26, 2022
Intanto, la Camera dei Deputati ha dato l’ok all’art. 18 del ddl sicurezza che criminalizza le infiorescenze della canapa.
Giorgia Meloni accetta l’incarico e annuncia i ministri: Pichetto al ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica, addio Transizione ecologica.
Giorgia Meloni ha accettato l’incarico di formare il governo, conferitogli dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Domattina alle 10 il giuramento. La presidente del Consiglio incaricata ha accettato senza riserve e letto già la lista dei propri ministri. La principale novità è la nuova denominazione del ministero della Transizione ecologica, di fatto non esiste già più: si chiamerà ministero dell’Ambiente della sicurezza energetica: a guidarlo sarà Gilberto Pichetto Fratin, sottosegretario uscente dello Sviluppo economico.
Cambia nome anche il ministero dello Sviluppo economico, che si chiamerà “delle imprese e del made in Italy. Ci sarà un ministero per la Famiglia, natalità e pari opportunità (Eugenia Roccella) e un ministero per le Disabilità, affidato ad Alessandra Locatelli.
La presidente di Fratelli d’Italia in base all’inequivocabile esito delle elezioni del 25 settembre sarà la prima donna a rivestire l’incarico di premier. È stata ministro per la Gioventù tra il 2008 e il 2011, con Berlusconi premier. Appena nominata, chiese alla delegazione olimpica italiana di boicottare la cerimonia di apertura dei Giochi di Pechino 2008 come protesta per la repressione cinese in Tibet (ma Berlusconi si oppose). Nello stesso anno, lei e Berlusconi da un parte provarono a interrompere per decreto il protocollo terapeutico concordato per Eluana Englaro, che da 17 anni versava in stato vegetativo, scatenando un forte conflitto istituzionale con il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che rifiutò di firmare il decreto.
Matteo Salvini per la Lega e Antonio Tajani per Forza Italia saranno i vicepremier. Giovanbattista Fazzolari, vero ideologo e braccio destro di Giorgia Meloni, sarà sottosegretario alla presidenza del Consiglio: un ruolo spesso sottovalutato ma invece importantissimo.
Il leader della Lega voleva tornare al ministero dell’Interno, riprendendo il lavoro da dove lo aveva lasciato nell’estate del 2019, ovvero ripristinando in toto i decreti sicurezza. Giorgia Meloni non glielo ha concesso, anche perché Salvini è attualmente sotto processo per il caso della Open Arms, relativo proprio a questo era ministro. Dovrebbe ripiegare sulle Infrastrutture (non sembra che il ministero manterrà la definizione di infrastrutture e mobilità sostenibili nel nome) e sarà anche vicepremier.
Forza Italia ottiene uno dei ministeri più importanti, quello della Farnesina: una mossa importante anche e soprattutto per tranquillizzare la comunità internazionale, dal momento che il partito azzurro è percepito come quello più atlantista ed equilibrato tra quelli della coalizione di centrodestra. Tajani poi è molto conosciuto in Europa, avendo svolto il ruolo di presidente del Parlamento europeo e di Commissario prima ai Trasporti e poi all’Industria.
Per l’Economia la Meloni ha a lungo pensato a ministro tecnico, un economista fuori dalle logiche partitiche. Ma dopo aver incassato alcuni da Fabio Panetta (Bce) e Domenico Siniscalco (Morgan and Stanley) dovrebbe essersi convinta per Giorgetti, il più ‘governista’ degli esponenti leghisti, non a caso uno degli uomini di punta anche del governo Draghi, dove era allo Sviluppo economico: da un ministero diverso, potrà comunque garantire un minimo di continuità all’applicazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza.
Uno dei dicasteri chiave del nuovo governo va un outsider. Pichetto Fratin sembra essere gradito più alla nuova premier che a Forza Italia, tanto che il suo partito lo ha inserito solo all’ultimo nelle liste elettorali del 25 settembre. Sottosegretario uscente del Mise dove si è occupato della questione delle concessioni ai balneari, di cui finalmente è stato disposta la messa a gara. Per il resto, non ha particolari esperienze nel settore ambientale o energetico. Il cambio di nome del ministero denota un chiaro cambio di paradigma: la sicurezza energetica verrà prima di tutto, anche di una transizione ecologica.
Guido Crosetto, cofondatore di Fratelli d’Italia, va alla Difesa. Laureato in economia, anzi no: nel 2013 nella sua biografia sul sito della Camera compariva la laurea, ma poi si scoprì che non era vero. Nei primi anni 2000 per Forza Italia fu però responsabile nazionale per il credito e l’industria. Ha già una esperienza di governo, come sottosegretario alla Difesa, nel governo Berlusconi IV: al tempo fu anche molto critico verso le politiche economiche europee, votando contro Meccanismo europeo di stabilità e Fiscal Compact anche in dissenso dalla propria maggioranza.
Un manager alla Pubblica amministrazione. È Paolo Zangrillo, fratello del medico Alberto, ex dirigente della Magneti Marelli, esperto di relazioni industriali e di risorse umane. È stato vicepresidente di Fiat Powertrain Technologies e Iveco nello scorso del decennio, quindi è passato ad Acea, la multiservizi italiana che si occupa di sviluppo di reti e servizi nei settori idrico ed energetico. Solo nel 2018 entra in politica candidato alla Camera con Forza Italia e poi al Senato. Il cambio di nome del ministero denota un chiaro cambio di paradigma: la sicurezza energetica verrà prima di tutto, anche di una transizione ecologica.
Promozione in vista per l’attuale presidente del Copasir, il comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, recentemente molto impegnato sui dossier americani su presunte interferenze della Russia all’interno di diversi partiti europei. Urso, nell’occasione, ha smentito il coinvolgimento di partiti italiani. Era in ballottaggio per la Farnesina, essendosi occupato a lungo di commercio estero anche come viceministro alle Attività Produttive con delega proprio al Commercio estero nel secondo e terzo governo Berlusconi.
L’attuale prefetto di Roma sarebbe uno dei ministri tecnici del governo Meloni, ma anche una mezza vittoria di Matteo Salvini: fu il leader della Lega infatti a chiamarlo al Viminale come suo capo di Gabinetto nel 2018, e con lui prese piede la linea dura contro gli sbarchi dei migranti e con i decreti sicurezza. Rimasto inizialmente al Viminale anche con Luciana Lamorgese, non a caso solo dopo il suo spostamento nella Capitale Salvini ha iniziato a contestare duramente la ministra uscente.
Carlo Nordio, già parlamentare, era il primo nome sulla lista di Giorgia Meloni. Del resto Fratelli d’Italia lo voleva addirittura presidente della Repubblica a inizio 2022, avendolo scelto come proprio candidato di bandiera in occasione della riconferma di Sergio Mattarella. Da procuratore ha indagato su Mani Pulite ma soprattutto sulle Brigate e Rosse e sulle cosiddette cooperative rosse. Berlusconi spingeba perché la poltrona di Guardasigilli andasse a Maria Elisabetta Casellati, presidente del Senato uscente, ma alla fine l’ha spuntata Meloni.
Non ha tessere di partito, ma è considerata vicina a Fratelli d’Italia: Marina Calderone va al ministero del Lavoro, dopo aver sfiorato la presidenza dell’Inps ai tempi del Conte I, nel 2018. Dal 2005 però la Calderone, laureata in economia aziendale, è presidente del Presidente del consiglio nazionale dei consulenti del lavoro. Ma piace anche al centro: Matteo Renzi, da premier, la volle nel cda di Leonardo, la grande azienda italiana attiva nei settori della difesa, dell’aerospazio e della sicurezza.
Giuseppe Valditara sarà alla guida del ministero dell’Istruzione e del merito. Sessantun anni, milanese, Valditara vanta una lunga carriera accademica: è infatti professore ordinario di Diritto privato e pubblico romano nel Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Torino, è direttore scientifico della rivista Studi giuridici europei ed è stato preside dell’ambito di Giurisprudenza della Università Europea di Roma. Al ministero di Viale Trastevere Valditara è già conosciuto: nell’ottobre 2018 è stato infatti nominato capo dipartimento per la Formazione Superiore e la Ricerca presso il Miur. Ma è di lungo corso anche il suo impegno politico, essendo stato eletto senatore per tre legislature, sempre nelle fila del centrodestra, dal 2001 al 2013.
Annamaria Bernini, capogruppo di Forza Italia nella scorsa legislatura, è la nuova ministra dell’Università e della Ricerca. Si tratta del suo secondo incarico governativo, visto che nel 2011, seppur per pochi mesi (da fine luglio a novembre) ha occupato il ruolo ministro per le Politiche dell’Unione europea. Nel centrodestra è considerata una delle esponenti più aperte sul fronte dei diritti civili, essendosi dichiarata a favore anche delle adozioni omogenitoriali.
Orazio Schillaci è rettore dell’università di Roma Tor Vergata, secondo il Times settimo miglior ateneo d’Italia. Specializzato in medicina nucleare, ha collaborato spesso con la Regione Lazio e nel 2020 è stato nominato nel comitato scientifico dell’Istituto superiore della sanità che ha affiancato il ministero nelle decisioni chiave prese durante la pandemia da Covid-19.
Il ministero dell’Agricoltura cambia nome e si occuperà anche di sovranità alimentare. Il responsabile sarà Francesco Lollobrigida, che era stato appena riconfermato come capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera. Per chi se lo stesse chiedendo, sì, è parente: è nipote dell’attrice nota in tutto il mondo, Gina Lollobrigida. Sposato con la sorella di Giorgia Meloni, laureato in giurisprudenza. “La nostra terra è la nostra vera ricchezza. Difendiamo la nostra agricoltura e il Made in Italy, contro assurdi sistemi di classificazione come il Nutri-score e la falsificazione dell’Italian sounding” aveva affermato poche settimane fa.
Ci sono poi i ministri cosiddetti senza portafoglio, ovvero quelle figure non espressamente riconosciute dalla Costituzione, che non dispongono di un vero e proprio dicastero né di un budget di spesa autonomo, ma cui di volta in volta i governi affidano specifiche deleghe.
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