La natura fa le spese della crisi economica in Zimbabwe. Il governo metterà in vendita le licenze per uccidere circa 500 elefanti, a 70mila dollari l’una.
Con il turismo ormai in ginocchio a causa delle restrizioni legate alla pandemia, il governo dello Zimbabwe è alla ricerca di nuove fonti di introiti. Da qui una decisione che ha suscitato sgomento a livello internazionale: vendere le licenze per cacciare fino a 500 elefanti.
La contestatissima scelta del governo dello Zimbabwe
“Mangiamo quello che uccidiamo. Abbiamo un budget di circa 25 milioni di dollari per le nostre operazioni, budget che in parte viene ricavato dalla caccia sportiva. Ma sapete bene che il turismo è praticamente morto a causa della pandemia da coronavirus”. Queste le dichiarazioni rilasciate alla Cnn da Tinashe Farawo, portavoce dell’agenzia del governo dello Zimbabwe che gestisce i parchi naturali (Zimbabwe parks and wildlife management authority).
Paradossalmente, dunque, gli elefanti che sono il vanto dei parchi naturali verranno sacrificati per finanziare la gestione dei parchi stessi. Ogni licenza – riporta Bloomberg – costerà circa 70mila dollari. Il paese ospita circa 80mila pachidermi, un quinto di quelli che vivono nell’intero continente africano. Ne verranno messi in vendita fino a un massimo di 500.
Gli ambientalisti: uccidere gli elefanti è sbagliato e pericoloso
Durissimo il commento della ong ambientalista Centre for natural resource governance (Cngr). Secondo le sue stime, sono oltre 15mila gli elefanti venduti dal governo a partire dal 1991; tutto questo mentre il bracconaggio è vivo e vegeto, nonostante le autorità assicurino di aver reinvestito il ricavato nella tutela degli animali.
La caccia al trofeo è anche controproducente in termini di sicurezza, afferma la portavoce Simiso Mlevu, descrivendola come una “pratica non etica che agita gli elefanti e gli altri animali e provoca anche un aumento degli incidenti tra l’uomo e l’animale selvatico”. Pur essendo creature pacifiche, infatti, gli elefanti sono pronti a difendere la propria famiglia. A rischiare le conseguenze non sono tanto i cacciatori (armati, addestrati e protetti), quanto gli abitanti della zona. Nel solo 2020 circa trenta persone sono rimaste uccise dagli elefanti.
Zimbabwe plans to sell the right to shoot as many as 500 elephants for up to $70,000 per animal to help fund the upkeep of its national parks https://t.co/lgAbTQ6YqX
Le ragioni del portafoglio prevalgono su quelle della natura
Il fatto che l’economia dello Zimbabwe viva un momento critico è assodato. Nel 2018 il turismo contribuiva per il 7,2 per cento al pil del paese; ora è quasi paralizzato, con circa un miliardo di dollari di mancati ricavi. Nel suo insieme, la pandemia ha portato a una contrazione del pil pari all’8 per cento.
L’elevato numero di elefanti che popolano il territorio, però, non deve far dimenticare il fatto che siano in pericolo e debbano essere tutelati. A marzo 2021 l’Unione internazionale per la conservazione della natura (Iucn) ha inserito entrambe le specie africane nella lista rossa degli animali a rischio estinzione: l’elefante di savana è ritenuto “in pericolo”, quello di foresta “in pericolo critico”. Se mezzo secolo fa in Africa ne vivevano circa 1,5 milioni, ora ne restano appena 415mila.
I resti del cacciatore sudafricano Scott van Zyl, scomparso la scorsa settimana, sono stati rinvenuti all’interno di due coccodrilli nel fiume Limpopo.
Un pomeriggio di confronto sui temi della biodiversità in occasione della presentazione del primo Bilancio di sostenibilità territoriale della Sardegna.