Dal prossimo anno Oslo avrà il 100 per cento di auto elettriche sul mercato delle auto nuove. Il governo brucia le tappe rispetto all’obiettivo del 2025.
Le auto elettriche sono al centro della rivoluzione verde della Gran Bretagna
Lo stop alle motorizzazioni benzina e diesel in favore delle auto elettriche è uno dei dieci punti del piano annunciato dal premier Johnson.
Dal 2030 in Gran Bretagna saranno in vendita solo auto elettriche. La rivoluzione è contenuta nel piano in dieci punti, presentato dal premier Boris Johnson, attraverso il quale il Paese punta a contrastare il riscaldamento globale, a creare nuovi posti di lavoro e a centrare entro il 2050 l’obiettivo delle zero emissioni. Inizialmente la messa al bando di auto e furgoni alimentati a benzina o a gasolio era prevista per il 2040: ora, per supportare questa accelerata, saranno stanziati quasi 2,5 miliardi di sterline per intervenire lungo tre direttrici.
La prima (1,3 miliardi) è quella delle infrastrutture di ricarica, con postazioni diffuse lungo le strade del Paese e sovvenzioni ai produttori di batterie per favorire la transizione energetica; la seconda – pari a 582 milioni – per incentivi all’acquisto di auto elettriche, e la terza da 500 milioni per la riconversione delle linee di produzione industriale nelle fabbriche nelle Midlands e nel nord-est. A questo punto la Gran Bretagna diventerebbe il secondo Paese a bandire i veicoli ad energia fossile, dietro alla Norvegia che li abolirà nel 2025.
Auto elettriche, eolico e idrogeno, un piano da 12 miliardi
L’addio alle vecchie motorizzazioni (per le auto ibride si pensa di posticipare l’autorizzazione fino al 2035) fa parte di un piano più ampio da 12 miliardi di sterline che spazia dallo sviluppo dell’energia eolica all’incremento della produzione di idrogeno, fino all’impegno di piantare 30.000 ettari all’anno di alberi. Il governo stima un impatto positivo pari a 250.000 nuovi posti di lavoro, 60.000 dei quali nella sola energia eolica offshore; 10.000 nuovi posti di lavoro si dovrebbero generare con la realizzazione di un grande impianto nucleare nel Suffolk e di piccoli reattori nucleari avanzati.
La rivoluzione verde del partito dei Tory metterà mano anche al riscaldamento domestico: dal 2023 saranno vietati gli impianti a gas, ed entro il 2028 nelle abitazioni andranno istallati 600.000 dispositivi elettrici l’anno a basso consumo energetico. Si punterà fortissimo sull’idrogeno che verrà prodotto nelle regioni nord-orientali del Paese, ex aree industriali da rilanciare con nuovi impianti di produzione di energie pulite: sarà miscelato nella fornitura di gas naturale per ridurre le emissioni complessive di gas. Il governo destinerà inoltre un fondo speciale da 500 milioni di sterline per la città che vorrà sperimentare, su base volontaria, l’utilizzo del 100 per cento di idrogeno per l’industria e per gli usi domestici, dalla cucina al riscaldamento.
Non mancano le critiche al governo
Entro la fine di novembre, maggiori dettagli sul piano saranno inseriti in un libro bianco sull’energia. Le misure, ha spiegato Johnson, fanno parte “di una rivoluzione industriale verde per contrastare i cambiamenti climatici e creare posti di lavoro, come nel settore dell’energia nucleare. Sebbene quest’anno abbia preso una direzione molto diversa da quella che ci aspettavamo, la Gran Bretagna guarda al futuro e a cogliere l’opportunità di una ricostruzione più verde”.
Ma non mancano le critiche, provenienti non solo dal mondo dei produttori di automobili. Per i movimenti ambientalisti e le opposizioni si tratta di uno sforzo ancora troppo limitato, visto che solo 4 dei 12 miliardi sono già disponibili, mentre Paesi come la Germania e la Francia hanno stanziato rispettivamente 40 e 30 miliardi di euro per i loro piani di azione climatica. Senza dimenticare che i 4 miliardi a supporto anche del mercato delle auto elettriche rappresentano solo un 25esimo di quanto speso per costruire la ferrovia ad alta velocità HS2, costata 100 miliardi di sterline.
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