Le grandi aziende europee maggiormente responsabili delle emissioni di gas ad effetto serra hanno ricevuto negli ultimi nove anni dei “diritti ad inquinare” di un valore complessivo pari a quasi 100 miliardi di euro. A spiegarlo è un nuovo rapporto del Wwf, che sottolinea come si tratti di una scelta in totale contraddizione con il principio secondo il quale chi inquina di più dovrebbe pagare di più.
Come funziona il mercato Ets dei “diritti ad inquinare”
Ma facciamo un passo indietro: cosa sono tali “diritti ad inquinare”? Si tratta delle quote di emissioni che vengono distribuite nell’ambito del mercato Ets (Emissions trading System), introdotto nel 2005 nell’Unione europea. Si tratta di un meccanismo che fissa un tetto massimo complessivo alle emissioni sul territorio europeo, quindi le distribuisce tra le aziende, consegnando loro, appunto, delle free allocation. Una quota allocata corrisponde all’autorizzazione ad emettere una tonnellata equivalente di CO2.
Big polluters given almost €100bn in free carbon permits by EU
In questo modo, si è ipotizzato che le aziende più inquinanti fossero penalizzate, poiché costrette a comprare sul mercato nuove quote di emissioni, cedute invece da quelle più virtuose (che non hanno consumato interamente i loro “diritti ad inquinare”. Un sistema che ha funzionato abbastanza (ma non in modo perfetto) nel settore dell’energia, ma che ad esempio nel comparto industriale (cemento, siderurgia, fertilizzanti, ecc.) ha avuto effetti poco apprezzabili. Più in generale, il meccanismo Ets si basa su logiche di mercato: il prezzo delle quote di emissioni in Europa, negli anni passati, troppo a lungo è rimasto a livelli irrisori, facendo piovere critiche sull’efficacia complessiva del sistema.
Distribuite quote gratuite per quasi 100 miliardi di euro
Ora il Wwf spiega che la distribuzione di quote gratuite è stata effettuata in modo non intelligente: i 98,5 miliardi di euro di free allocationsono andati a settori ad alto impatto energetico, come nel caso di acciaio, produzioni chimiche o aviazione, nel periodo compreso tra il 2013 e il 2021. Un valore superiore a quanto i grandi responsabili delle emissioni di CO2 – in particolare centrali a carbone e a gas – abbiano dovuto sborsare per acquisire quote ulteriori.
Soprattutto, l’associazione spiega che i “diritti ad inquinare” sono stati concessi senza specifiche condizioni dal punto di vista climatico. Senza dimenticare che alcuni grandi “inquinatori”, avendo a disposizione troppe quote di emissione distribuite in modo gratuito, hanno potuto rivenderne una parte, centrando così extra-profitti del valore di miliardi di euro.
“Passato il principio secondo il quale chi inquina non paga”
Il metodo di distribuzione delle quote gratuite, insomma, secondo il Wwf ha minato il funzionamento del sistema Ets. La ragione per la quale si decise di concederle fu dettata, all’inizio, dal timore che, altrimenti, le grandi aziende avrebbero spostato le loro produzioni al di fuori dell’Unione europea. Ma secondo l’associazione non ci sono prove che confermino la fondatezza di tale preoccupazione. È invece sicuro che almeno un terzo dei ricavi centrati rivendendo le quote non è stato utilizzato per progetti di lotta ai cambiamenti climatici.
Insomma, è necessaria e quantomai urgente una riforma del sistema Ets. Parlamento europeo, Consiglio e Commissione sono al lavoro da tempo sulla questione, ma le date ipotizzate per l’abbandono delle quote gratuite sono state fissate al 2032 o al 2036. Scadenze troppo lontane nel tempo. Nel frattempo, secondo il Wwf, sarà il principio “chi inquina non paga” a continuare a prevalere.
Si parla tanto di finanza climatica, di numeri, di cifre. Ma ogni dato ha un significato preciso, che non bisogna dimenticare in queste ore di negoziati cruciali alla Cop29 di Baku.
Basta con i “teatrini”. Qua si fa l’azione per il clima, o si muore. Dalla Cop29 arriva un chiaro messaggio a mettere da parte le strategie e gli individualismi.