
Uno studio ha evidenziato un’associazione tra un maggiore consumo di yogurt e tassi più bassi di cancro al colon prossimale.
Per grassi e oli vegetali si intende qualsiasi olio o grasso purché vegetale. Olio extra vergine d’oliva o e olio di palma rientrano in queste categoria.
Quella di “oli e grassi vegetali”, in etichetta, è una definizione generica: può comprendere qualsiasi olio o grasso purché vegetale. Ma una cosa è certa. Se l’ingrediente utilizzato fosse olio extra vergine d’oliva, sicuramente l’azienda produttrice l’avrebbe messo in evidenza, perché è un olio pregiato. Quando si legge genericamente oli e grassi vegetali si tratta di oli di costo e qualità inferiore agli altri. Il più diffuso è l’olio di palma.
L’olio di palma è molto amato dall’industria alimentare perché è un grasso stabile, che non si irrancidisce, e permette ai prodotti di durare a lungo. L’olio di palma inoltre ha un buon sapore, dà una buona friabilità ai prodotti, costa poco: è un grasso dotato di molte qualità. Ha però alcuni difetti nutrizionali importanti. È composto per circa la metà da acido palmitico, una delle sostanze più dannose per l’organismo, di quelle che favoriscono l’alzarsi del tasso di colesterolo del sangue.
Anche il burro, come l’olio di palma, è ricco di acidi grassi saturi, ma di un tipo diverso. Le molecole che compongono il grasso di palma, invece, sono lunghe, complesse, più impegnative per il fegato. Il problema è che si tende a demonizzare un prodotto – si ritiene ad esempio che il burro vada assolutamente evitato per via del colesterolo – e poi magari si esagera con dolcetti, creme alla nocciola, che sono ricche di olio di palma e fanno male al cuore e alle arterie pur essendo vegetali.
L’unico modo per limitarli è cercare i prodotti dove i grassi sono indicati in maniera esplicita, dove non c’è scritto oli e grassi vegetali ma si trova scritto olio extra vergine di oliva, olio di girasole o piuttosto anche il burro ogni tanto, perché no.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Uno studio ha evidenziato un’associazione tra un maggiore consumo di yogurt e tassi più bassi di cancro al colon prossimale.
L’aderenza alla dieta mediterranea è stata associata dai ricercatori a una salute cerebrale ottimale, con una migliore integrità della sostanza bianca, riduzione dell’infiammazione e dello stress ossidativo.
In Italia lo spreco di cibo è cresciuto, basterebbe però che ognuno di noi lo tagliasse di 50 grammi ogni anno per raggiungere l’obiettivo dell’Agenda 2030.
Dalla crema di ceci e bergamotto al burger di fagioli neri, ecco 5 idee per portare in tavola i legumi, buoni per noi e per il Pianeta.
Nonostante le varie forme di greenwashing, il mercato del bio in Italia resiste e cresce. I dati del Rapporto Bio Bank 2024.
Il giudice ha dato ragione a Greenpeace: entro il 2030 i Paesi Bassi dovranno abbassare i livelli di azoto in metà delle aree interessate dall’inquinamento.
Più frutta e verdura, meno salumi e dolci. E poi più tempo lento in cucina. Le tendenze sui consumi alimentari per il 2025 secondo il Rapporto Coop.
L’associazione è stata osservata in uno studio statunitense. Consumando molta carne rossa processata il rischio di demenza aumenta del 13 per cento, il declino cognitivo soggettivo del 14 per cento.
Il fotografo George Steinmetz ha girato il mondo per raccontare la produzione di cibo e ha raccolto i suoi scatti in un libro che ci restituisce più consapevolezza su quello che mangiamo.