Il concerto milanese per Gaza, un successo di pubblico e raccolta fondi, è stata la presa di posizione più forte contro il genocidio della scena musicale italiana.
Grazie Pino Zimba!
La scorsa estate, presso la Cascina Monluè, in occasione del SUD SUD FESTIVAL, ho avuto la fortuna di conoscere un mio mito, Pino Zimba. L’energia di quest’uomo sul palco era qualcosa di spaventoso. Il ritmo travolgente del suo tamburello faceva ballare senza sosta travolgenti danze, pizziche soprattutto, visto che Zimba è stato uno dei più
La scorsa estate, presso la Cascina Monluè, in occasione
del SUD SUD FESTIVAL, ho avuto la fortuna di conoscere un mio mito,
Pino Zimba.
L’energia di quest’uomo sul palco era qualcosa di spaventoso. Il
ritmo travolgente del suo tamburello faceva ballare senza sosta
travolgenti danze, pizziche soprattutto, visto che Zimba è
stato uno dei più straordinari e vulcanici interpreti della
tradizione musicale salentina.
A fine concerto andai a salutarlo. Gli accennai la mia passione per
la musica tradizionale italiana. Lui mi guardò, sorrise, poi
estrasse dalla sua tasca un suo cd e me lo regalò. Ero al
settimo cielo.
Più che suonare la pizzica, lui la “viveva”, con il suo modo
irruente e poetico di cogliere lo scorrere dei giorni e dei battiti
del suo tamburrello.
Oltre ai tanti concerti (da solo o con l’Officina Zoè) resta
indimenticabile la sua partecipazione al film “Sangue Vivo” di
Edoardo Winspeare in cui Pino inventò un ruolo semplicemente
rappresentando se stesso.
Giuseppe Migali, detto Pino Zimba, era figlio di Ciccio Migali,
un contadino di Aradeo (Le) suonatore di tamburello “morsicato”
dalla taranta.
Lo scorso giorno Pino ci ha lasciati, un male incurabile l’ha
colpito.
Continuerò a ricordarlo per quello che ha fatto per la
musica tradizionale italiana, per la sua semplicità d’animo
e per la sua energia.
Continuerò a suonare la sua musica e il suo ritmo.
Grazie Zimba!
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