Un grande incendio si propaga nei pressi di Atene, in Grecia. Evacuati due ospedali e aperto uno stadio per accogliere gli abitanti.
Viaggio nella Grecia di Athanasia, che lavora ma non può permettersi la tv
Un marito con la pensione ridotta all’osso, tre figli in parte a carico e l’azienda in bilico: come lei, vivono milioni di greci, stritolati dall’austerità.
Si sono tenute domenica 20 settembre, in Grecia, le elezioni parlamentari anticipate, indette dopo le dimissioni del governo guidato da Alexis Tsipras. Quest’ultimo è uscito nuovamente vincitore dalle urne: il suo partito, Syriza, ha sfiorato il 35,5 per cento dei voti e 145 seggi. Un risultato raggiunto nonostante una piccola un’emorragia di voti a sinistra: l’ala più radicale del partito si è ritrovata sotto l’insegna di Unità popolare, ottenendo meno del 3 per cento. Assieme agli alleati con i quali ha governato negli ultimi mesi, i nazionalisti dell’Anel (gli unici nel panorama politico ellenico ad appoggiare le politiche anti-austerità del premier), Tsipras potrà dunque formare un nuovo esecutivo.
L’affluenza alle urne, tuttavia, è stata la più bassa di sempre, al 51,75 per cento. Un segnale, quest’ultimo, del grande affaticamento del popolo greco, segnato da anni di politiche di austerità durissima, che hanno provocato effetti sociali ed economici dirompenti (e che, nonostante ciò, vengono ostinatamente imposte dai creditori dello Stato greco, ovvero principalmente Unione europea, Fondo monetario internazionale e Banca mondiale).
Uno spaccato delle condizioni di vita dei cittadini della penisola ellenica è stato tracciato dall’emittente Euronews, che ha raggiunto Athanasia Prountzou, ateniese, dipendente di una piccola impresa che produce calzini. Da anni la crisi ha imposto all’azienda un forte calo della produzione. La direzione è stata costretta, negli anni, ad operare decine di licenziamenti, ma il momento peggiore è arrivato durante la scorsa estate: “Tra luglio e agosto – racconta Athanasia – abbiamo rischiato di chiudere. Le banche fornivano contanti col contagocce, i clienti scarseggiavano. Ogni mattina andavo in fabbrica domandandomi se avessi ancora un posto di lavoro”.
Eppure l’impresa nella quale è impiegata ha più di sessant’anni di vita, e un tempo “girava” ventiquattro ore su ventiquattro, con più di cinquanta dipendenti (diventati oggi meno di una decina). Il proprietario Pavlos Ravanis ha dovuto anche bloccare la struttura temporaneamente, a più riprese: “I consumatori – ha spiegato l’emittente europea – hanno ridotto i loro acquisti. Molti di loro, colpiti dalla crescita di tasse e imposte degli ultimi anni, hanno ormai denaro a sufficienza unicamente per nutrirsi”.
Tra questi c’è la stessa Athanasia che, come molti suoi connazionali, ha una famiglia. Un marito che non lavora più, la cui pensione è stata ridotta all’osso, e tre figli in buona parte a carico: “L’Iva è aumentata su tutto. Ho una figlia che studia a Creta e le invio anche il cibo, i vestiti, le scarpe: tutto. Se qualcosa in casa si rompe non l’aggiustiamo più: il mio frigorifero è appeso a un filo, la tv non si accende”. In Grecia, nel cuore dell’Europa, milioni di famiglie vivono ormai in queste condizioni.
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