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Green Mindfulness
L’Ecopsicologia propone cinque minuti di allenamento al giorno per riconnetterci a poco a poco con il nostro inconscio ecologico e con la nostra più ampia e profonda identità terrestre.
Questo dobbiamo imparare:
come partecipare creativamente
alla selvaticità e spontaneità del mondo intorno a noi.
Perché è in queste selvatiche profondità dell’universo
e del nostro stesso essere
che una più ampia visione può emergere.
Thomas Berry
ecologo e teologo
In un tipo di società dallo stile di vita sempre più frenetico, scandito da una successione incalzante di impegni che lasciano poco tempo e poco spazio per entrare in autentica connessione – con se stessi, con gli altri e, di riflesso, col mondo – la sfida evolutiva è quella di non lasciarsi trascinare dalla corrente, dalla superficialità e dalle urgenze contingenti, per imparare a creare relazioni di qualità prima di tutto nel proprio ecosistema interno, per cambiare così la qualità di interazione anche sul piano esterno.
Un diffuso malessere esistenziale, percepito quasi come un “mal d’anima”, denuncia questa perdita di connessione, a diversi livelli, con la nostra natura umana, terrestre e spirituale, ma può diventare punto di partenza per prendersi momenti di pausa nei quali ritrovare il contatto con il proprio centro, con le proprie radici, con la bussola interiore e porsi le fatidiche domande “chi sono?”, “dove sto andando?” e “cosa voglio fare?”.
Il contatto con la natura, anche solo per una manciata minuti in pausa pranzo, quando proprio il proprio stile di vita non consente di più, può diventare un’esperienza trasformativa, quando l’intenzione è quella di fermarsi un attimo e riassumersi la responsabilità della qualità della propria vita.
Verde e azzurro – alberi e cielo – da soli, già ci predispongo a uno stato di maggior tranquillità; quando camminiamo, ma anche se ci fermiamo, il respiro si acquieta, diventa più lento e più profondo; se poi spostiamo la nostra attenzione su messaggi provenienti dai cinque sensi – dettagli di forme e colori che ci circondano, suoni, sensazioni tattili dell’aria sulla pelle, delle dita su tronchi, pietre o petali, profumi, sapori – anche la mente si acquieta a poco a poco.
E’ questo il punto di partenza di ogni pratica meditativa, orientale e occidentale, antica e moderna: allenarsi a dirigere l’attenzione là dove scegliamo noi, che si tratti di un suono (mantra), di un immagine (simbolo, mandala), di un punto del corpo (terzo occhio, cuore, diaframma), per acquisire a poco a poco la capacità di contenere e di addomesticare quella che la filosofia indiana chiama la “scimmia impazzita”, la nostra mente, sempre piena di pensieri, non sempre utili, non sempre salubri.
L’attenzione, grazie a questo esercizio, si focalizza sull’istante presente, sulla coscienza stessa di esserci, nel “qui e ora” e non nel rimuginio di quanto fatto prima e nell’aspettativa o timore di quanto avverrà dopo. Questa pratica si chiama “Centratura”. Promossa sin dagli anni 20 dal medico e psicoterapeuta italiano Roberto Assagioli, padre della Psicosintesi, in ambito occidentale viene anche insegnata nella Psicologia della Gestalt e nella Psicologia Transpersonale, ma le sue origini sono molto antiche, sono ben note a chiunque pratichi arti marziali e oggi, grazie agli insegnamenti buddisti, si sta diffondendo rapidamente negli ultimi anni col nome di Mindfulness, letteralmente, “essere vigili”.
“Green Mindfulness” è invece una pratica utilizzata nell’ambito dell’Ecopsicologia, in cui all’intenzione personale di fermarsi e focalizzarsi sull’istante presente, si aggiunge il forte potere del contatto con la natura che spontaneamente induce a uno stato di coscienza più riflessivo e intuitivo se solo ci si predispone a lasciar emergere questo stato originario. La natura risveglia forze sopite nelle profondità del nostro essere, ci permette di riconnetterci con il nostro inconscio ecologico, con la consapevolezza profonda, spesso dimenticata, della nostra identità terrestre, che tanto condivide con tutti gli altri esseri che popolano con noi questo pianeta. La natura, quando sappiamo ascoltarla, induce alla riverenza, alla meraviglia, alla gioia e ci ricorda la comunanza di destino con i nostri simili e dissimili, su questa astronave Terra su cui tutti ci troviamo. Insieme.
Green Mindfulness diventa così non solo una pratica per il benessere e la crescita personale, ma anche un percorso propedeutico alla coscienza ecologica, al risveglio del senso di coinvolgimento e compartecipazione, l’atteggiamento principale che ci aiuterà a uscire dalla crisi attuale. Daniel Goleman – autore del noto best seller Intelligenza emotiva – invita a risvegliare l’intelligenza ecologica, il senso di responsabilità nei confronti della proprie azioni e del loro impatto sugli ecosistemi correlati.
Come praticare, allora “Green Mindfulness”?
1.
Basta cominciare con pochi minuti al giorno, scegliendo un luogo verde, dall’aiuola sotto casa al bosco dove disponibile, e darsi l’intenzione di rendersi immuni, per qualche minuto, al canto delle sirene del trantran quotidiano – vai, chiama, compra, scrivi, fai, disfa, ecc… – e di sintonizzarsi su un più profondo ritmo interno, antico, terrestre, vitale. Facendosi guidare, prima di tutto, dal respiro, accompagnando con l’attenzione il flusso e riflusso dell’aria dentro e fuori di noi senza modificarne il ritmo, ma notando come, a poco a poco, il ritmo spontaneamente si acquieta.
2.
Successivamente, portare l’attenzione alle sensazioni fisiche sentite attarverso il corpo (caldo freddo, piacere, dolore, necessità fisiche ecc.).
3.
Poi allo stato d’animo (umore, emozioni…), sempre senza giudizio e senza interpretazione.
4.
Poi attenzione alla mente (a cosa sto pensando in questo momento…), senza però lasciarsi “portar via” dal filo dei pensieri, ma mantenendo una posizione di osservazione nei loro confronti.
5.
E poi formulando interiormente l’intenzione di entrare in connessione con l’istante presente e portando tutta l’attenzione all’esterno, alle sensazioni date dai 5 sensi, meglio se in relazione a un elemento della natura. Se o quando il pensiero prende il sopravvento e distoglie dal presente, dolcemente riportate l’attenzione agli stimoli naturali.
Cinque minuti al giorno di pratica – con occasionali passeggiate in ambienti naturali selvatici – garantiscono un buon allenamento e dischiudono la possibilità di aprirsi a una visione più ampia di sé e del mondo e a un salto in avanti nella qualità della vita. Un passo importante nel percorso evolutivo della nostra specie.
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