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Green storytellers, la prima serie tv sull’ambiente nata dal basso
Abbracciare un asino nella steppa friulana, contrastare la pesca illegale nel Mediterraneo. Le storie di chi ha deciso di cambiare il Pianeta sbarcano su Infinity.
“Green storytellers. Alla scoperta di chi ha deciso di cambiare il Pianeta” è una serie tv dedicata all’ambiente, nata dal basso e arrivata su Infinity grazie al bando Infinity lab.
Otto puntate da venti minuti ciascuna, da vedere anche insieme ai bambini, per solcare le onde del Mediterraneo a fianco dei volontari di Sea shepherd a caccia dei sistemi di pesca illegale; fare trekking nella steppa friulana guidati dal passo lento degli asini; scoprire l’importanza dell’antico mestiere del cenciaiolo per la rigenerazione dei tessuti, e molto altro ancora.
Una serie tv voluta dalla gente
Dopo l’intuizione maturata in mezzo alla pandemia, il progetto degli autori e registi Marco Cortesi e Mara Moschini si è concretizzato grazie al sostegno di oltre 300 donatori nel crowdfunding lanciato sulla piattaforma Produzioni dal basso.
“Questa è prima di tutto una serie tv voluta dalla gente; il contributo di Infinity ci ha permesso di dare maggiore qualità al prodotto finale”, spiega Marco Cortesi. “Anzi, l’idea stessa è nata dalle persone. Durante il lockdown, infatti, per il progetto internazionale SeeEUtomorrow (una sorta di database per testimoniare la visione del futuro post pandemia) abbiamo raccolto 150 interviste di uomini e donne provenienti da ogni parte del mondo. In ognuna di queste c’era una costante, la consapevolezza di dover cambiare la nostra relazione con il Pianeta, e questo ci ha spinti ad agire. Abbiamo messo al servizio la nostra professionalità per raccontare la tenacia, le motivazioni e la passione di chi ha scelto di invertire la rotta, riconoscendo i problemi che ci stanno portando al collasso e mettendo in atto soluzioni partecipative, in cui ognuno di noi può dare il proprio contributo”.
Vivere l’essenza della montagna
Puntare alle priorità vere, quelle allineate ai valori, andando contro i pronostici dettati dalle logiche di marketing, è stata la scelta di Guido Trevisan che, insieme ai collaboratori Davide, Sirio e Stefano, ha deciso di tenere aperto il rifugio Pian dei fiacconi, ai piedi della Marmolada, a 2.626 metri di quota, nonostante la chiusura degli impianti di risalita avvenuta nel 2019.
Una delle puntate di Green storytellers è dedicata alla regina delle Dolomiti, al ghiacciaio vallivo che in poco più di dieci anni si è ridotto del 30 per cento a causa dei cambiamenti climatici e alle persone che hanno dedicato la vita per costruire un equilibrio rispettoso e sostenibile con la montagna.
“L’unico modo per raggiungere il rifugio era con tre ore di camminata, ma la gente non aveva mai smesso di arrivare”, racconta Cortesi. “La scommessa dei gestori era stata vinta. Purtroppo, però, lo scorso dicembre, dopo le riprese, una valanga ha travolto e distrutto questo storico rifugio”. Per ricostruirlo è stata lanciata una raccolta fondi; l’obiettivo è alto, ma almeno quanto la voglia di ripartire.
Esplorare la steppa a passo d’asino e la mobilità sostenibile
Uscire dalla frenesia quotidiana e attraversare il suggestivo paesaggio della steppa dei Magredi, in Friuli, con i suoi 10mila ettari di estensione, con tre asini a segnare il passo e un orizzonte senza confini. Un’altra tappa di Green storytellers porta gli spettatori a vivere l’esperienza del turismo lento con Alfio Scandurra e i suoi animali straordinari in tutto, anche negli abbracci.
Altra ode alla lentezza e alla mobilità sostenibile è la storia di Linda Maggiori e Giovanni Angeli, una famiglia green quasi a impatto zero, che da circa dieci anni ha detto addio all’auto, scegliendo di muoversi esclusivamente in bici o con i mezzi pubblici, per la gioia dei loro quattro figli.
La strenua lotta contro la pesca illegale e la plastica abbandonata
I registi Cortesi e Moschini hanno poi trascorso una settimana con l’equipaggio di Sea shepherd a bordo della Conrad, per contrastare i Fad (Fishing aggregating device) illegali nel Mediterraneo. Un fenomeno tanto diffuso quanto devastante che, oltre a distruggere l’ecosistema marino, comporta l’abbandono in mare di materiali tossici e tonnellate di plastica.
Per conoscere chi ha fatto della raccolta della plastica abbandonata una bandiera, gli autori di Green storytellers hanno vissuto una giornata di lavoro con i volontari dell’associazione Plastic free, nata solo nel 2019, ma già attivissima su tutto il territorio nazionale.
La moda green che parte dalla rigenerazione del tessuto e l’antico mestiere dei cenciaioli
La fast fashion, ovvero l’abbigliamento usa e getta, è responsabile del 10 per cento dell’inquinamento globale. A questo dato sconcertante si contrappone l’utilizzo del tessuto rigenerato che, al contrario, è capace di ridurre l’impatto ambientale del 90 per cento. Mara Moschini ci porta a conoscere Rifò, il giovane brand pratese che ha puntato alla moda green partendo dal tessuto rigenerato e rigenerabile di jeans, lana e cashmere.
Altri protagonisti poco conosciuti di questa virtuosa economia circolare sono i cenciaioli che, seduti per terra circondati da brandelli di tessuto, grazie al loro incredibile bagaglio di esperienza riescono a dividerli per pesantezza, composizione e colore. È quindi grazie a questa professione, dalle origini storiche molto lontane e non sostituibile da alcun macchinario, che la composizione, e quindi la qualità, del tessuto rigenerato possono essere garantite al 100 per cento.
Il messaggio del seme e la biodiversità
Un’altra tappa della serie tv ci porta a conoscere il lavoro della Rete dei semi rurali di Firenze e il suo impegno per la tutela della biodiversità. L’agricoltura intensiva, caratterizzata da monocolture e dall’uso di pesticidi, ha causato la perdita di un terzo delle terre coltivabili negli ultimi quarant’anni.
I dati presentati da Slow Food riportano che “oggi il 75 per cento del cibo prodotto per il consumo umano deriva da sole dodici specie vegetali e cinque animali” e che “la perdita di fonti alimentari diversificate – la nostra sicurezza alimentare –, diminuisce la resilienza umana e la capacità di far fronte ai cambiamenti, inclusi i cambiamenti climatici”.
L’impegno della Rete dei semi rurali e delle trenta associazioni ad essa collegate è invertire la rotta, lanciando un sos anche all’altra parte del mondo. È infatti grazie alla collaborazione con l’Istituto internazionale del riso, con sedi nel Sudest asiatico, che sono state riportate a casa 250 varietà diverse di riso, catalogate con origine italiana ma da noi scomparse.
Fare comunità intorno a una bibita frizzante
Stare insieme per creare bevande frizzanti dai sapori tipici del territorio, è il modo di fare comunità ideato dalla Comunità frizzante di Vallagarina, in Trentino. La “Ciacola”, la cola alternativa con coriandolo e lavanda esposta al Victoria & Albert museum di Londra, il “Most-oh!” con fiori di sambuco della valle e l’“Abbracciata” fatta con la polpa delle arance di Sos Rosarno che opera contro lo sfruttamento dei lavoratori immigrati, sono i tre prodotti attualmente in vendita, il cui ricavato viene reinvestito in altri progetti a sfondo sociale.
“Entrare in contatto e trovare così tante realtà impegnate sul territorio nazionale per la difesa dell’ambiente è stata una vera iniezione di ottimismo”, ammette Cortesi. “Ora però tocca ad ognuno di noi. Non abbiamo più scuse”. Il viaggio esperienziale di Green storytellers può essere riassunto in un passaggio, quello di Fulvio Stocchi dell’azienda agricola “Una garlanda”: “Se vai contro la natura, la natura ha sempre ragione”. È solo una questione di tempo.
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