La paglia di riso è l’elemento principale con cui la startup italiana Green Tech Industry ha brevettato pannelli per case più sostenibili. Abbiamo intervistato Antonio Paccione, presidente della società barese premiata a livello internazionale.
L’ultima Cop28 di Dubai, rilanciando le evidenze scientifiche più recenti, lo ha rimarcato con forza: se si vuole cercare di vincere la “partita” della decarbonizzazione, a livello globale, entro il 2030 bisogna almeno triplicare la produzione di energia da fonti rinnovabili e raddoppiare il livello di efficienza energetica. Nella consapevolezza, tuttavia, che la crisi climatica sta accelerando con un ritmo ben maggiore di quello assunto da coloro che dovrebbero mitigarne gli effetti, che oggi si manifestano mediante eventi estremi sempre più intensi e frequenti, nonché che la crescita impetuosa e geograficamente disomogenea nell’ultimo anno delle rinnovabili (oltre 3.870 gigawatt, secondo l’ultimo rapporto dell’Agenzia internazionale per le energie rinnovabili, Irena) non sarà sufficiente da sola se non accompagnata dall’adozione di politiche pubbliche integrate che riducano a monte l’emissione dei gas serra, la Commissione europea, con il voto contrario dell’Italia e dell’Ungheria, ha approvato definitivamente la nuova direttiva “Emission Performance of Buildings Directive”, Ebpd, ossia la cosiddetta direttiva sulle “case green”.
Da anni, secondo le più accurate ricerche sia dell’Agenzia europea dell’ambiente sia dell’Agenzia internazionale dell’energia, è emerso, infatti, che l’edilizia è uno dei settori industriali più energivori e più inquinanti: la “conversione ecologica” della filiera delle costruzioni, dunque, diventa urgente non solo per corroborare il paradigma di una transizione più equa e giusta che innervi la resilienza dei territori, ma anche per instaurare la visione strategica, tanto pragmatica quanto olistica, dell’economia circolare. Per l’edilizia significa, in concreto, sperimentare soluzioni innovative, anche supportate dalle tecnologie digitali abilitanti di ultima generazione, che trasformino sia i processi sia i prodotti, nell’ambizione di realizzare il disegno della neutralità carbonica nelle nostre città sempre più antropizzate e impermeabilizzate.
🇪🇺 “Case verdi”: il Parlamento europeo adotta la legge sull’efficienza energetica degli edifici.
Le nuove regole puntano a ridurre il consumo energetico e le emissioni di gas a effetto serra del settore edilizio.
In questo scenario in continuo divenire, anche richiamando gli esiti della ricerca “Il valore dell’abitare. La sfida della riqualificazione energetica del patrimonio edilizio italiano”, redatta dal Cresme e dalla fondazione Symbola (con Assimpredil Ance e European Climate Foundation) secondo la quale il miglioramento di due classi energetiche ridurrebbe del quaranta per cento la bolletta e incrementerebbe mediamente del 44,3 per cento il valore delle abitazioni, è particolarmente intrigante e interessante, perciò, ricercare e raccontare le innovazioni che si propongono di ridurre progressivamente l’impronta ecologica della filiera delle costruzioni.
Come documentato anche da Forbes, la startup barese Green Tech Industry merita di essere inclusa tra le esperienze internazionali più virtuose, dunque, per l’originale soluzione impiegata per neutralizzare le emissioni del settore dell’edilizia: nello specifico, pannelli termo-isolanti in paglia di riso. Per saperne di più, Lifegate ha rivolto alcune domande al presidente di questa impresa innovativa, Antonio Paccione, trentenne, laureato in Economia e organizzazione aziendale.
È stata approvata finalmente la cosiddetta direttiva comunitaria “case verdi”. Ritiene che questo provvedimento favorirà la decarbonizzazione del settore o teme che possa naufragare sotto la spinta di interessi contrapposti, come è già avvenuto in passato con leggi simili? Sebbene non sia il primo, è indubbio che sia un provvedimento molto importante perché si propone di contribuire alla progressiva decarbonizzazione dell’edilizia. Nonostante il voto contrario del nostro Paese, che mi amareggia, sarà necessario trovare un’intesa con la Commissione europea per conseguire gli obiettivi ambientali prefissati. È un percorso già avviato e non credo potrà essere bloccato da interessi contrapposti. La sensibilità dei cittadini sulla crisi climatica, inoltre, è notevolmente aumentata e sempre più ricerche rivelano la loro disponibilità a sopportare costi più alti per ristrutturazioni ecologicamente avanzate dei loro immobili perché migliora la vivibilità indoor e ne aumenta il valore catastale. Gli edifici Nzeb (Nearly zero energy building, ndr), per quanto ancora poco diffusi, indicano che una nuova traiettoria è stata presa dal mondo delle costruzioni e che bisogna insistere sui materiali naturali e riciclabili per soluzioni abitative sempre più confortevoli e sostenibili.
Da dove nasce la vostra idea progettuale e quali obiettivi si pone? La Green tech Industry nasce con l’obiettivo di realizzare pannelli termo-isolanti mediante materiali naturali e riciclabili utilizzando, quale materia prima, lo scarto di altre filiere produttive nel disegno dell’economia circolare applicato alla filiera delle costruzioni. In particolare, con alcuni amici imprenditori edili dalla notevole esperienza, come Salvatore Matarrese, Luca Russo e Antonio Stolfa, abbiamo colto la carenza sul mercato di un coibente per cappotti esterni di origine naturale che avesse una densità ed un peso tale da poter essere impiegato con facilità e che avesse pure un prezzo accessibile, a differenza dei materiali attualmente usati di origine chimica o con un suo processo produttivo molto energivoro e comunque poco sostenibile.
Nello specifico, come mai avete scelto la paglia di riso e non qualche materiale naturale “made in sud”? Su quali altri materiali state volgendo lo sguardo? In realtà, la paglia di riso, anche se in quantità ridotte, è presente anche al Sud. Siamo arrivati a questo materiale, di facile reperibilità sia in Italia che in Europa, dopo un anno di sperimentazioni in laboratorio. Abbiamo preferito questo materiale ad altri per la sua struttura e per la sua resistenza. La combinazione di questi fattori favorisce la coibenza termica e la possibilità di raggiungere adeguate densità che rendono i pannelli rigidi e non pesanti, ma anche idonei ad essere trattati superficialmente con intonaci e pitture. La nostra ricerca non si è fermata e stiamo verificando l’utilizzo di scarti tessili e finanche scarti di potature.
Ci illustra le proprietà meccaniche e fisiche del pannello? Cosa sono le fibre termofusibili e come agevolano la coibentazione? Il nostro pannello è del tutto naturale. È resistente e leggero, pur avendo una densità da ottanta a cento Kg/mc. Ha una coibenza termica paragonabile, se non superiore, agli analoghi prodotti di origine chimica. Ha un costo accessibile, se paragonato a quello del pannello di sughero che è un prodotto del tutto naturale per eccellenza. Le fibre termofusibili non incidono sulla coibenza termica, ma sulle caratteristiche di resistenza del pannello: nel dettaglio, aggregano le fibre naturali della paglia di riso fondendosi con le stesse. Viene a crearsi così una struttura resistente che nel suo complesso è di fibre di paglia di riso che conferisce le caratteristiche migliori di coibenza termica al pannello.
La sua non è la prima startup innovativa che agisce sull’edilizia circolare e che investe sui biomateriali. Perché un cliente dovrebbe scegliere la vostra soluzione per sistemare casa? La nostra startup offre una soluzione tecnica di realizzazione del cappotto termico ad elevate prestazioni di coibenza termica con materiale del tutto naturale, come la paglia di riso, con un processo produttivo sostenibile. Un cliente che richiede ad un costo accessibile un prodotto sostenibile, anche nel suo processo produttivo, con una adeguata coibenza termica, che sia riciclabile, non ha molte altre soluzioni sul mercato. Vorrei evidenziare che il nostro prodotto è riciclabile e quindi qualora debba essere rimosso non è un rifiuto da conferire in discarica ad un costo, ma può essere riutilizzato come nuova risorsa e materia prima seconda perché naturale.
Per la qualità e l’originalità del vostro brevetto, avete ottenuto un prestigioso riconoscimento internazionale: il premio America Innovazione conferito dalla Fondazione Italia Usa. Cosa significa e quali porte vi potrebbe aprire? Significa tanto per noi. Ci fa comprendere che c’è attenzione per il nostro lavoro e per i nostri sacrifici, ma anche per la sostenibilità che vorremmo favorire, attraverso l’utilizzo di materiali naturali e riciclabili, in un settore, quale quello dell’edilizia, che è strategico per i suoi rilevanti impatti sulla qualità dell’ambiente e sulla riduzione delle emissioni. Un premio internazionale conferito ad una startup del Mezzogiorno, infine, ha un maggior valore perché, purtroppo, al sud nulla è facile, ma noi, anzi, vogliamo contribuire a farlo diventare un hub europeo dell’innovazione sostenibile e delle tecnologie compatibili.
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