Il volo che ha aperto la capitale della Groenlandia al mondo, e al turismo

Il 28 novembre a Nuuk è atterrato il primo volo diretto internazionale. Un evento storico che ha acceso un dibattito sui rischi del turismo di massa.

Una sottile striscia grigiastra che spunta dai ghiacci di Nuuk segna un “prima” e un “dopo” nella storia della Groenlandia. Dall’alto, il colpo d’occhio del cemento che emerge dal bianco sembra suggerire che, d’ora in poi, è da questo tratto netto che si scriverà buona parte del futuro di una terra sino ad ora remota, circondata dalle acque artiche all’estremo nord del mondo, in cui pochissime migliaia di persone condividono spazi sterminati. La striscia lunga 2200 metri ed è la pista di atterraggio del rinnovato aeroporto di Nuuk, la capitale groenlandese parte del Regno di Danimarca, e per questo dipendente da Copenaghen. Il 28 novembre scorso, centinaia di persone si sono riunite festanti in questa “metropoli” di appena 18.000 abitanti per assistere all’atterraggio del primo volo internazionale proveniente dalla capitale danese. Per intenderci sulla portata storica dell’evento, basti pensare che sul volo c’è anche il ministro degli Esteri danese e che all’arrivo, sono state distribuite bottiglie di champagne a tutti i passeggeri. Lo scalo di Nuuk, in cui presto atterreranno airbus provenienti anche da Islanda, Canada e, soprattutto, Stati Uniti, sarà il grimaldello che aprirà definitivamente la Groenlandia al mondo. E ai suoi turisti.

Il fermento di Nuuk per un volo storico

Il nuovo collegamento “riduce il tempi di viaggio, abbassa i costi e crea nuove opportunità per il turismo e gli affari” dice entusiasta Qupanuk Olsen, fondatrice della pagina Q’s Greenland. Il suo canale YoutTube conta quasi 450.000 iscritti, rendendola la più grande creatrice di contenuti della Groenlandia. Anche lei è stata invitata ad assistere all’avvenimento, trasformato immediatamente in un video dai toni celebrativi che ha condiviso con tutti i suoi iscritti e follower. Negli anni ha raccontato praticamente di tutto, dal perché la Groenlandia sia uno dei pochi luoghi al mondo in cui McDonald’s non sia arrivato a quanto la caccia sia fondamentale nella sopravvivenza dell’identità culturale del popolo Inuit, a cui lei stessa appartiene. Olsen ha parlato più volte di quanto il cambiamento climatico minacci la sua terra, che perde superficie di anno in anno a causa del riscaldamento globale.

Uno studio pubblicato lo scorso anno sulla rivista scientifica Nature Climate Change, ha rivelato come le stime passate sui livelli di fusione della calotta glaciale della Groenlandia potrebbero essere state sottostimate. Secondo lo studio la calotta, che occupa oltre l’80 per cento della superficie della Groenlandia per un totale di 1,71 milioni di chilometri quadrati, potrebbe perdere almeno il 3,3 per cento del suo volume complessivo stando ai livelli attuali di fusione dei ghiacci. Ma in questi giorni a Nuuk si è proiettati nel 2025, in estate, quando su questa pista arriveranno migliaia di turisti da Europa e Nord America.

Una calamita per il turismo internazionale in Groenlandia 

Intervistata alla Cnn Anne Nivíka Grødem, amministratrice delegata dell’ente turistico Visit Greenland, ha detto che “il turismo potrà favorire un cambiamento significativo. Si tratterà di trovare l’equilibrio tra opportunità locali, tendenze di mercato e aspirazioni umane”. Attualmente il turismo verso la Groenlandia riguarda circa 130.000 visitatori all’anno. Molti di loro arrivano attraverso navi da crociera o voli verso aeroporti più piccoli. Come molte persone in Groenlandia, Grødem ritiene che dal nuovo aeroporto possa partire una delle trasformazioni più incisive mai verificatesi a queste latitudini, capace di generare un impatto economico e sociale duraturo. Prima di oggi viaggiare in aereo verso la Groenlandia significava volare in città più piccole come Kangerlussuaq a nord o Narsarsuaq, più a sud. Lì le piste usate ancora oggi sono le stesse costruite per le basi militari statunitensi durante la Seconda guerra mondiale.

Temperature di dicembre in Groenlandia
Il mese di dicembre 2021 in Groenlandia è caratterizzato da un clima insolitamente mite © Visit Greenland/Unsplash

Possono gestire anche più voli a lunga distanza di quelli previsti a Nuuk, ma sia la posizione che la tipologia di struttura ne avevano fino ad ora impedito il processo di trasformazione in un vero e proprio hub commerciale dipendente dagli spostamenti aerei. Il rinnovato scalo di Nuuk invece è interamente pensato per accogliere i visitatori. Prima di aprirsi anche al Nord America a metà 2025,  fungerà da base per Air Greenland, che opererà un aereo Airbus A330neo sulle rotte per Copenaghen e Reykjavik. Grazie all’accordo con la compagnia di bandiera groenlandese, la Scandinavian Airlines (Sas) – che rappresenta non solo la Danimarca, ma anche Svezia e Norvegia – ha potuto rendere nuovamente operativa una rotta che mancava da 20 anni. Nel complesso, lo scalo sarà in grado di gestire 800 passeggeri ogni ora. Nuuk non è che l’inizio di una trasformazione più ampia. Il piano per connettere la Groenlandia al resto del mondo prevede la costruzione di altri due aeroporti a Qaqortoq e Ilulissat, rispettivamente più a sud e più a nord della capitale.

Una trasformazione non priva di incognite

Il fermento di questi giorni ribalzato anche all’estero non è però riuscito a silenziare del tutto un dibattito interno molto acceso in Groenlandia, che contrappone alle possibilità di rilancio che il turismo offrirebbe ad un’economia modesta come quella locale, le preoccupazioni per il futuro degli ecosistemi ancora in gran parte incontaminati presenti sul territorio. Molti tour operator hanno accolto l’arrivo del primo volo consapevoli dei benefici che questo porterà al loro settore. Ma far entrare la Groenlandia nel radar del turismo mainstream significa anche attrarre persone abituate a un certo tipo di offerta, ad avere alternative ricettive, comfort e infrastrutture. Una disponibilità che la Groenlandia non ha dal momento che su tutta l’isola, la più grande non continentale al mondo, si contano non più di 150 chilometri di strada e nessun collegamento ferroviario. Tutti gli spostamenti dipendono da aerei, elicotteri, navi o slitte. L’apertura verso l’esterno ha anche proiettato la Groenlandia all’interno di questioni politiche molto comuni in Europa continentale. Fra tutte, quella legata all’immigrazione incontrollata. Alcune persone temono che i voli possano costituire un fattore di attrazione. Basti pensare che, quest’estate, una grande nave da crociera che cercava di entrare nel porto di Ilulissat è stata bloccata perché si riteneva fosse collegata a circuiti turistici di proprietà straniera organizzati con finalità poco chiare, tra cui quella di consentire alle guide di arrivare in Danimarca.

Alcune persone temono le conseguenza, con ricadute pesanti anche sull’ambiente, che potrebbero accompagnare il verificarsi di dinamiche proprie del turismo di massa. Per far fronte a questo secondo punto il governo groenlandese ha approvato una legge piuttosto controversa che entrerà in vigore a partire da gennaio. Il provvedimento, oggetto di una consultazione pubblica, porterà alla creazione di un sistema per classificare le aree della Groenlandia in zone verdi, gialle e rosse, limitando l’accesso alle aree “ad alta sensibilità” per proteggere i delicati ecosistemi già sotto pressione dall’emergenza climatica, i siti del patrimonio culturale e i tradizionali terreni di caccia. La legge impatterà anche sul settore turistico, richiedendo nuovi requisiti ai proprietari di attività. Per esempio, le licenze verranno concesse solo a chi paga le tasse in Groenlandia. Ma secondo molti locali il numero di proprietari che possiedono tali requisiti non è tale da soddisfare l’afflusso di turisti atteso. In sintesi, molte persone sostengono che senza concedere l’ingresso di investimenti stranieri sarà difficile mantenere fede alle aspettative che il primo volo internazionale atterrato a Nuuk ha creato. Un rischio che secondo Jon Krogh, che gestisce il glamping Nomad Greenland insieme alla moglie Anika, deriva dalla velleità di “vendere all’esterno un’immagine della Groenlandia non corrispondente al vero”.

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