10mila alberi salvati ogni giorno e 2,8 milioni nel 2019. È uno dei risultati ambientali del Gruppo Saviola che ha ideato il pannello ecologico prodotto solo con legno riciclato.
Realizzare pannelli in legno senza abbattere nemmeno un albero. È l’innovazione sostenibile che ha fatto la fortuna di Saviola. Partendo da Viadana, paese in provincia di Mantova affacciato sulle rive del Po, l’azienda è diventata la più importante al mondo nella trasformazione di rifiuti in legno ed è stata la prima a ideare il pannello ecologico 100% recycled wood. La materia prima è il legno post consumo che non avrebbe altro destino se non l’incenerimento e che il Gruppo recupera e trasforma in prodotti di design per l’arredo.
Fondato nel 1963 da Mauro Saviola (scomparso nel 2009) e ora guidata dal figlio Alessandro Saviola, presidente del Gruppo dal 2009, questo sistema industriale vive il suo vero e proprio momento di svolta nel 1992, anno in cui produce e mette sul mercato il primo pannello truciolare fatto al 100 per cento di legno riciclato. Dal 1997 in poi, nessun albero viene più abbattuto per realizzare un pannello.
Quella che ama definirsi una Eco-Ethical company oggi conta circa 1.500 dipendenti in 14 sedi disseminate tra Italia, Belgio e Argentina e 588 milioni di euro di fatturato nel 2019 (distribuito al 60 per cento in Italia e al 40 per cento all’estero). Numeri che la collocano tra le prime trecento imprese italiane. Il gruppo comprende quattro business unit distinte: in affiancamento a quella dedicata al legno (55 per cento del fatturato) ci sono anche Sadepan che produce colle e resine per i pannelli in legno; Composad che realizza mobili in kit per la grande distribuzione all’estero (26,5 per cento del fatturato); Saviolife dedicata alle life science con prodotti per l’agricoltura e la zootecnia (5,1 per cento del fatturato).
Il Gruppo ha raddoppiato gli investimenti negli ultimi dieci anni (solo tra il 2018 e oggi sono passati da 18 a 36,4 milioni di euro, con un incremento del 50 per cento) e ha confermato quelli previsti nel 2020, nonostante l’emergenza sanitaria. A gennaio di quest’anno ha acquisito il 50 per cento del marchio tedesco Rheinspan, specializzato nella produzione di pannelli. Gli obiettivi? Convertire la sua produzione in chiave green e potenziare la propria presenza nel mercato estero.
10mila alberi salvati ogni giorno
Saviola è l’unica azienda al mondo ad aver costruito un ciclo produttivo che si basa esclusivamente sul legno usato, azzerando la necessità di materia prima vergine. Nel concreto, va a recuperare pallet, truciolati, bobine per cavi elettrici, tavolame, cassette di frutta e mobili vecchi dai 19 centri di raccolta Ecolegno in Europa. Il sistema Ecolegno recupera e si approvvigiona della materia prima necessaria alla produzione; le famose “foreste urbane” che sono i centri di smaltimento presenti in tutte le nostre città, attivando 5mila contratti di collaborazione per fornire un servizio essenziale alla collettività.
Dopodiché inizia il processo produttivo vero e proprio e il legno post-consumo viene ripulito dalle impurità, senza usare solventi chimici. Anche tutti i residui di altri materiali vengono riciclati: solo da chiodi, cerniere e cardini si ricavano ogni anno circa 20mila tonnellate di ferro, il peso di due Tour Eiffel. Una volta pulito, il legname viene sminuzzato, incollato e poi pressato fino a creare il pannello ecologico. Da ultimo, Composad realizza e distribuisce mobili in kit per il mercato estero.
Moltiplicando questo processo per i volumi di produzione di Saviola, si arriva a 1,2 milioni di tonnellate di legno riciclato ogni anno, equivalenti a 4,8 milioni di metri cubi di legno post consumo recuperati (30 volte le dimensioni del Colosseo). Il fatto che quel legname non venga incenerito corrisponde a 2 milioni di tonnellate di CO2 non emesse in atmosfera ogni anno, pari alle emissioni di oltre 1,3 milioni di automobili.
Nelle attività del gruppo Saviola, l’economia circolare è una costante. Con gli scarti di lavorazione si copre il 75,4 per cento del fabbisogno di energia termica degli stabilimenti. Appena l’1 per cento degli scarti di lavorazione finisce in discarica; il resto viene riutilizzato nel processo. Il risultato in termini ambientali sono i 10mila alberi salvati ogni giorno, 2,8 milioni nel 2019 (pari alla superficie del comune di Roma).
Il rapporto di Saviola con i dipendenti e il territorio
L’ambiente è un pilastro della strategia di responsabilità di un’impresa, ma non è l’unico. Può e deve andare di pari passo con l’attenzione alle altre due dimensioni, società e governance.
Il 94,7 per cento del personale dell’azienda è inquadrato con contratti a tempo indeterminato e la maggior parte ha un contratto a tempo pieno. Le assunzioni sono aumentate del 3 per cento nell’ultimo triennio. Tra i collaboratori, la fascia di età prevalente è quella fra i 30 e i 50 anni e la rappresentanza femminile ha visto un incremento del 5,5 per cento negli ultimi tre anni. Sempre nell’ultimo triennio, è cresciuta del 4,3 per cento la condivisione dei risultati con i collaboratori.
Sfogliando il suo report di sostenibilità si scopre che Saviola nel 2019 ha investito oltre 1,6 milioni di euro per la formazione e sicurezza dei suoi 1.500 dipendenti, una cifra aumentata dell’81 per cento rispetto al 2017. Solo lo scorso anno l’azienda ha totalizzato 9.226 ore di corsi sulla salute e sicurezza sul lavoro; temi determinanti, considerata la natura delle attività. 2,8 milioni di euro gli investimenti complessivi nel triennio.
Vola anche il valore di donazioni e sponsorizzazioni, decuplicato rispetto al 2017. Tra i beneficiari ci sono svariati attori del territorio, dalle scuole alle società sportive, passando per associazioni di volontariato, Croce Rossa, Protezione Civile, fondazioni culturali e realtà aggregative.
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