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Almeno 23 persone, tra cui sette bambini, sono morte sotto le bombe nella città di Idlib, nel nord del paese. La Russia accusata di aver effettuato il raid.
La guerra in Siria continua a seminare morti. Almeno ventitré persone sono rimaste uccise in seguito a un bombardamento aereo effettuato nella notte tra lunedì 30 e martedì 31 maggio sulla città di Idlib, una località nel nord del paese, a circa sessanta chilometri da Aleppo, controllata dai ribelli.
A riferire della nuova strage è stato l’Osservatorio siriano per i Diritti dell’uomo (Osdh), il cui direttore Rami Abdoulrahmane ha spiegato che tra coloro che hanno perso la vita ci sono anche sette bambini. Lo stesso sito internet dell’organizzazione non governativa ha attribuito la responsabilità della carneficina all’aeronautica russa, che avrebbe martellato a più riprese la città. Il bilancio complessivo dei bombardamenti (ne sono stati contati almeno sette) risulta infatti particolarmente devastante: le vittime, tra morti e feriti, sarebbero almeno centocinquanta.
Death toll from Russian air strikes in Idlib climbs: https://t.co/cqEgVFzDP1 pic.twitter.com/oUUoAgAt0T
— Reuters World (@ReutersWorld) 31 maggio 2016
Il governo di Mosca ha tuttavia negato di aver preso parte ad operazioni militari nelle ultime ore: “Gli aerei russi non hanno effettuato alcuna missione, né alcun bombardamento, nella provincia di Idlb”, ha dichiarato un portavoce del ministero della Difesa della Russia, citato dall’agenzia Interfax.
MORE: Russia rejects allegations that airstrikes targeted a number of sites in #Idlib, incl one next to hospital https://t.co/Jy1R6iXyWl
— RT (@RT_com) 31 maggio 2016
Al botta e risposta si è poi aggiunto il governo turco, il cui ministero degli Affari esteri ha invece confermato la paternità russa delle azioni, indicando tra l’altro un bilancio molto più pesante: “Più di sessanta morti e duecento feriti in molteplici attacchi che hanno colpito anche una moschea”.
Al di là del rimpallo delle responsabilità, ciò che è indubbio è che nonostante un cessate il fuoco che era stato proclamato nella nazione mediorientale lo scorso 27 febbraio, la popolazione siriana continua a vivere in trincea. E il macabro conto di chi ha perso la vita, soprattutto tra i civili, continua ad aumentare: si calcola che dall’inizio del conflitto siano oltre 270mila i morti, ai quali si aggiungono quasi cinque milioni di rifugiati, scappati in gran parte nelle nazioni limitrofe.
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L’Osdh, citando fonti locali, ha spiegato che i soccorritori hanno dovuto lavorare tutta la notte nel tentativo di salvare le persone rimaste intrappolate sotto le macerie. Fortunatamente, alcuni di loro sono stati estratti vivi, compreso un bambino.
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