Qual è la situazione in Ucraina dopo due settimane di guerra

Si sta per concludere la seconda settimana di aggressione russa all’Ucraina. Il bilancio delle vittime sale e i corridoi umanitari faticano a funzionare.

  • I territori conquistati dalla Russia per il momento sono limitati al nord-est e al sud, mentre la gran parte delle città è ancora in mano ucraina.
  • Centinaia di civili ucraini e migliaia di soldati da entrambe le parti hanno perso la vita, mentre i rifugiati hanno già toccato quota due milioni.
  • La predisposizione di corridoi umanitari è sistematicamente naufragata a causa delle violazioni russe, ma si è riusciti ad evacuare alcuni civili.

Il 9 marzo è il quattordicesimo giorno di guerra in Ucraina. Sono infatti passate due settimane da quando, all’alba del 24 febbraio, il presidente russo Vladimir Putin ha dato il via ai bombardamenti su Kiev e sulle altre città del paese. Col passare del tempo, quella che nelle intenzioni di Mosca avrebbe dovuto essere un’aggressione lampo sembra invece trasformarsi in un lungo conflitto.

I territori conquistati dalla Russia, per il momento, sono limitati al nord-est e al sud, mentre la gran parte delle città, compresa la capitale Kiev, è ancora in mano ucraina. Sulle vittime c’è poca chiarezza, dal momento che entrambi le parti forniscono i propri numeri, molto distanti tra loro, e non c’è modo di verificarli. Anche perché il tentativo di creare corridoi umanitari, su cui ci si è accordati nei vari negoziati tra le parti che si sono tenuti in Bielorussia, continua a naufragare, tra le violazioni dei cessate il fuoco di Mosca e le rotte impraticabili per l’evacuazione dei civili.

La mappa della guerra in Ucraina

L’attacco della Russia all’Ucraina è partito alle 4 di mattina del 24 febbraio e si è concentrato su tre fronti, a nord, a est e a sud. Nel primo giorno sono stati bombardati gli aeroporti delle principali città del paese, mentre è iniziata anche l’invasione di terra da parte delle truppe di Mosca. Col passare del tempo l’aggressione è proseguita sulle medesime direttive in cui era cominciata, con l’area occidentale dell’Ucraina che è finora stata sostanzialmente risparmiata dai bombardamenti.

Quella che doveva essere una guerra lampo, come emerso dalle dichiarazioni dei soldati russi catturati e dalla documentazione ottenuta dalle intelligence occidentali, si è trasformata in un conflitto molto più lento. La resistenza ucraina si è rivelata più forte di quanto aveva previsto Vladimir Putin e il morale sempre più basso delle truppe di Mosca ha reso più difficile l’aggressione. A due settimane dall’inizio delle operazioni belliche la Russia è quindi molto lontana da un controllo ampio del territorio ucrainoE anzi proprio nelle scorse ore il ministero della Difesa ucraino ha parlato di un ulteriore rallentamento delle operazioni di Mosca. Che comunque stanno proseguendo la loro avanzata.

Una lunga colonna di mezzi militari si trova a poche decine di chilometri dalla capitale Kiev, con la sua conquista e la rimozione del governo filo-occidentale di Zelensky che dovrebbe essere il vero obiettivo finale dell’aggressione contro il paese. Negli ultimi giorni si sono intensificati i bombardamenti contro alcune cittadine non lontane da Kiev, come Hostomel, Bucha e Irpin. Un modo per fare terra bruciata intorno alla capitale e avvicinarsi sempre di più a essa. A nord e a est pesanti attacchi aerei e di terra stanno riguardando la città di Sumy, Chernihiv e Kharkiv, dove sono stati colpiti siti militari, edifici istituzionali ma anche case abitate dai civili. Nessuna di queste città è stata però conquistata dalle forze di Mosca, che per ora possono vantare solo la presa di Kherson e di Berdyans’k, nel sud del paese.

Proprio a sud è in corso un’offensiva molto forte da parte di Mosca. I soldati agli ordini di Putin sono arrivati a Mykolaiv, ma per ora la resistenza ucraina sta tenendo. Mariupol, crocevia tra la Crimea e il territorio russo e importante porto sul mare d’Azov, è circondata visto che i russi hanno preso il controllo dell’area. Ma la città non è ancora capitolata, mentre la popolazione si trova per la maggior parte senza acqua, cibo ed elettricità.

I principali successi russi riguardano per ora le infrastrutture energetiche: prenderne il possesso significa rendere più vulnerabile l’Ucraina e la sua popolazione. Nei primi giorni di offensiva è stata conquistata Chernobyl, che però è un sito dismesso e ha valenza più simbolica e logistica che altro. Poi è stata la volta della centrale nucleare meridionale di Zaporizhzhia, la più grande d’Europa e dove viene prodotta la metà dell’energia dell’Ucraina. Sempre a sud le truppe di Mosca hanno preso il controllo di una diga, mentre a Okhtyrka è stata conquistata una centrale a carbone.

Un po’ di numeri sulla guerra in Ucraina

Dall’inizio della guerra i russi hanno lanciato oltre 600 missili sul territorio ucraino, in particolare balistici a corto e medio raggio, terra-aria e da crociera. Secondo diversi rapporti come quello di Amnesty international, sono state utilizzate anche bombe a grappolo, proibite dalla convenzione delle Nazioni Unite del 2008, che Mosca non ha mai firmato. Accanto a questi attacchi aerei ci sono stati anche quelli di terra e nel complesso si stima che dei 175mila soldati russi mobilitati al confine nelle scorse settimane in vista dell’aggressione all’Ucraina, ne siano al momento impiegati circa il 95 per cento, mentre nuovi rinforzi starebbero arrivando dalla Siria e dalla Cecenia.

Due settimane di guerra in Ucraina
Due settimane di guerra in Ucraina © Chris McGrath/Getty Images

Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, dall’inizio del conflitto le forze russe hanno colpito almeno 16 siti sanitari, mentre i bombardamenti hanno ridotto in macerie anche diverse scuole, oltre alla facoltà di Sociologia di Kharkiv. La difesa russa sostiene che finora sono stati uccisi circa 3mila soldati ucraini nel conflitto, mentre i numeri forniti da Kiev sui caduti nemici sono molto più alti. Nell’ultimo aggiornamento dell’8 marzo si parla di circa 12mila militari russi morti, mentre da Mosca l’ultimo dato risalente alla prima settimana di conflitto è di 498 caduti tra le proprie fila. 

Molta incertezza c’è anche sul numero di civili ucraini morti a causa degli attacchi russi. Il 7 marzo le Nazioni Unite hanno fornito un bollettino di 1.207 vittime, di cui 406 morti (27 bambini), sottolineando però come i numeri reali siano probabilmente molto più alti. Il numero di persone che sono scappate finora dal paese ha raggiunto poi la quota di due milioni, secondo il commissario dell’Onu per i rifugiati Filippo Grandi. In molti però restano bloccati nelle rispettive città, nell’attesa di trovare nuove modalità di fuga.

La questione dei corridoi umanitari

Per facilitare l’evacuazione dei civili dalle aree che stanno vivendo gli effetti più pesanti del conflitto, come Mariupol, Sumy e Irpin, da giorni si parla della predisposizione di corridoi umanitari. Se n’è discusso nel primo, nel secondo e nel terzo round di negoziati tenutisi in Bielorussia tra delegati dell’Ucraina e della Russia, ma ogni volta sono sorte difficoltà nella loro realizzazione.

Nei primi due incontri quello dei corridoi umanitari appariva come l’unico accordo raggiunto, da mettere in pratica la mattina successiva. Ma sistematicamente il progetto è naufragato, per due motivi. La Russia non ha rispettato il cessate il fuoco lungo le rotte su cui far evacuare i civili, rendendo quindi la loro fuga impossibile perché pericolosa. Poi il 7 marzo sempre la Russia ha in effetti accettato di deporre momentaneamente le armi lungo alcuni tragitti, che però conducevano proprio verso Mosca e la Bielorussia. Un’evacuazione non sostenibile per i cittadini ucraini, in un momento in cui il paese si trova in guerra proprio contro quei due stati. Tant’è che il presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky ha definito inaccettabile e immorale quella che è apparsa come una provocazione da parte russa.

Dopo il terzo round di colloqui, concluso il 7 marzo sera, un delegato ucraino ha parlato di “piccoli passi avanti” sul tema dei corridoi umanitari. E l’8 marzo i primi pullman della Croce rossa hanno evacuato centinaia di civili dalla città di Sumy, tra le più martoriate dall’aggressione russa. Anche questa volta, però, le cose non sono andate bene in altre aree del paese. Le autorità ucraine hanno denunciato che l’altro corridoio umanitario di cui si era parlato, quello di Mariupol, è stato rotto dai bombardamenti russi durante l’orario di cessate il fuoco. E centinaia di persone in procinto di essere evacuate sono state costrette a rimanere nella città assediata dalle truppe di Mosca.

Diplomazia e sanzioni contro la Russia

Gli unici colloqui tra la parte ucraina e quella russa dall’inizio del conflitto sono stati i negoziati in Bielorussia e per le prossime ore è stato annunciato un quarto round. Il presidente ucraino Zelensky ha chiesto in più occasioni un incontro che non si è mai verificato con il presidente russo Putin. Quest’ultimo ha dialogato perlopiù con il presidente francese Emmanuel Macron, facendo promesse sulla fine degli attacchi sui civili e sulla predisposizione dei corridoi umanitari che sono state sistematicamente smentite.

Il 5 marzo è volato a Mosca il primo ministro israeliano Naftali Bennett per discutere con il capo del Cremlino di una soluzione al conflitto. “Le possibilità di sistemare le cose non sono grandi, ma c’è un piccolo spiraglio e noi ci proviamo”, ha dichiarato il capo di Israele, da giorni impegnato in discorsi sulla pace proprio mentre nel silenzio generale le forze di sicurezza del suo paese hanno proseguito l’aggressione al popolo palestinese a Gerusalemme est, colpendo anche minori. Il 7 marzo il ministro degli Esteri turco, Mevlut Cavusoglu, ha annunciato l’organizzazione per il 10 marzo di un incontro tra il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov e quello ucraino Dmytro Kuleba, in quello che sarebbe il contatto di più alto livello tra rappresentanti dei due paesi dall’inizio della guerra.

E intanto, giorno dopo giorno, sono cresciute le sanzioni contro la Russia, a opera tanto degli stati (compreso chi è storicamente neutrale, come la Svizzera) quanto dei privati. Sono stati colpiti i patrimoni delle personalità più ricche del paese, tra cui quello dello stesso Putin, con il congelamento dei beni all’estero. Molte linee di commercio tra l’Occidente e la Russia sono state sospese, per esempio nel campo della tecnologia, mentre la Germania ha interrotto la realizzazione del gasdotto Nord Stream 2.

La gran parte dei paesi ha poi chiuso il proprio spazio aereo ai voli russi, mentre anche in campo sportivo e culturale squadre e atleti sono stati estromessi da manifestazioni e competizioni. Infine, si è colpita la presenza russa nei mercati finanziari internazionali, per esempio attraverso l’estromissione di vari istituti di credito dal sistema Swift, che consente la comunicazione interbancaria delle transazioni internazionali. Molte aziende, comprese le principali multinazionali del mondo, hanno poi interrotto i propri servizi o la vendita dei propri prodotti in Russia. Nel frattempo, l’Ucraina sta ricevendo armi e altro materiale bellico dall’Occidente, Italia compresa.

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