La guida che aiuta banche e investitori a valutare il proprio impatto ambientale

L’obiettivo dello strumento è aiutare le istituzioni finanziarie a comprendere e valutare la loro dipendenza dal capitale naturale e, di conseguenza, ridurre la pressione sull’ambiente.

I cambiamenti climatici, oltre a minacciare la nostra specie e il pianeta così come lo conosciamo, rappresentano indubbiamente un rischio finanziario. Banche, investitori e compagnie assicurative lo hanno capito e si stanno adeguando per proteggersi, la Banca mondiale, ad esempio, ha deciso di destinare il 28 per cento dei suoi investimenti a progetti riguardanti lo sviluppo sostenibile. Nonostante le prove schiaccianti, molti grandi investitori continuano tuttavia ad ignorare i rischi derivanti dai mutamenti del clima. Per aiutare le istituzioni finanziarie a comprendere e valutare la loro totale dipendenza dal capitale naturale, ovvero aria pulita, oceani, ecosistemi e minerali, è stata creata un’apposita guida.

Rogo nel sud della California
Nel 2016 le compagnie assicurative hanno dovuto pagare cinquanta miliardi di dollari per risarcire danni legati a calamità naturali estreme © David McNew/Getty Images

Lo stretto legame tra economia e natura

La guida Connecting finance and natural capital: a supplement to the natural capital protocol, realizzata da Natural capital finance alliance, Natural capital coalition e Vbdo, mira ad evidenziare la dipendenza delle istituzioni finanziarie dal cosiddetto capitale naturale e dai servizi ecosistemici offerti, ad esempio, da foreste e insetti impollinatori, e gli effetti che l’interruzione di tali servizi avrebbe sui loro portafogli.

Leggi anche: Le compagnie assicurative in prima linea contro i cambiamenti climatici

A cosa serve la nuova guida

L’obiettivo della guida, presentata a Londra lo scorso 12 ottobre, è dunque quello di offrire una visione più olistica consentendo alle istituzioni finanziarie di comprendere effettivamente le conseguenze negative dello sfruttamento eccessivo delle risorse naturali e, di conseguenza, di ridurre il proprio impatto ambientale. Costituisce uno strumento per ottenere informazioni attendibili che possono essere utilizzate, ad esempio, per valutare rischi operativi, di mercato, reputazionali e sociali, ma anche per comprendere le opportunità offerte dai mercati in evoluzione.

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Non c’è più tempo da perdere

Il rapporto dell’Ippc sul clima pubblicato lo scorso 8 ottobre, ha evidenziato, se ce ne fosse ancora bisogno, l’assoluta urgenza di ridurre drasticamente l’utilizzo di combustibili fossili e attuare una rapida transizione verso modelli economici basati sulle fonti di energia rinnovabili. “L’ultimo rapporto dell’Ipcc ha dipinto un quadro allarmante – ha dichiarato Niki Mardas, membro di Natural capital finance alliance. – Se l’aumento della temperatura superasse i due gradi centigradi potrebbero esserci conseguenze irreversibili per le barriere coralline, gli insetti, la flora e gli ecosistemi marini, oltre all’aumento di incendi e di eventi meteorologici estremi”.

 

Da grandi capitali derivano grandi responsabilità

Nonostante le gravi alterazioni ambientali in atto, secondo il rapporto dell’Ippc siamo ancora in tempo per invertire questa tendenza, è necessario però un taglio delle emissioni del 40 per cento entro il 2030. In questo senso il contributo delle istituzioni finanziarie è fondamentale. “Molte industrie devono cambiare i propri modelli di business e ripensare il loro rapporto con il capitale naturale – ha concluso Mardas – la guida aiuterà gli istituti finanziari a iniziare il percorso di misurazione e valutazione dei rischi e delle opportunità legate ad esso”.

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