Dalle playlist tematiche all’ascolto in famiglia, la vita in lockdown ha modificato modi, contesti e stati d’animo nel tempo trascorso con la musica.
Piccola guida all’ascolto della musica online
Secondo il Digital Music Report redatto dalla International Federation of The Phonographic Industry (Ifpi), nel 2012 il mercato musicale mondiale ha registrato una crescita dei ricavi (seppur minima dello 0,3%) per la prima volta dal lontano 1999. A trainare l’intero settore è stato il mercato della musica online. La musica liquida, dunque, funziona ed è
Secondo il Digital Music Report redatto
dalla International Federation of The Phonographic Industry
(Ifpi), nel 2012
il mercato musicale mondiale ha registrato una crescita dei ricavi
(seppur minima dello 0,3%) per la prima volta dal lontano 1999. A
trainare l’intero settore è stato il mercato della musica online.
La musica liquida, dunque, funziona ed è forse per questo
che sempre più attori si aggiungono alla scena dei servizi
di streaming. Spotify, Rdio, iTunes Radio, Google Music ma anche
altri minori che offrono tutti più o meno la stessa cosa
(milioni di brani da migliaia di album in streaming sul proprio
computer o device mobile) ma che sono tutti diversi tra loro per
costo, interfaccia e caratteristiche. In questo panorama affollato
potrebbe essere difficile capire quello che fa per noi. Ecco allora
una piccola guida per capirlo meglio.
SPOTIFY
Lanciato nell’ottobre 2008 è arrivato in Italia solo lo
scorso febbraio quando, in una sola settimana, gli utenti hanno
ascoltato 11 milioni di brani, l’equivalente di 70 anni di
musica.
Gratuito: la forza di Spotify sta senza dubbio nel
fatto di essere gratuito. Dal momento dell’attivazione l’utente
avrà un periodo di prova di 6 mesi durante il quale
potrà ascoltare una quantità illimitata di musica
grazie agli intermezzi pubblicitari. Dopo questo periodo, Spotify
avrà un limite di ascolto di dieci ore al mese.
I costi: se le dieci ore non dovessero bastare,
scattano le versioni a pagamento: l’abbonamento unlimited (4,99
euro al mese) rimuove la pubblicità e i limiti di tempo;
l’abbonamento premium (9,99 euro al mese) introduce lo streaming a
maggior bitrate (fino a 320 kbps), l’accesso offline alla musica ma
(soprattutto) le applicazioni mobile per ascoltare musica da
smartphone e tablet.
RDIO
Anche Rdio è arrivato in Italia da poco ed è anche
piuttosto giovane rispetto a altri servizi di questo genere.
Lanciato nel 2010 dai due fondatori di Skype, Niklas Zennstrom e
Janus Friis, la sua offerta è allettante: una libreria di 18
milioni di canzoni, l’ascolto diretto via Web e una prova gratuita
di sei mesi con accesso illimitato senza interruzioni
pubblicitarie.
Facile: il vero punto a favore di Rdio è la
sua facilità, sia di accesso che di fruizione: l’iscrizione
è veloce (velocissima se si accede tramite Facebook) e
subito si può iniziare ad ascoltare musica dal proprio
browser senza dover scaricare software aggiuntivi, anche se
esistono le versioni desktop. La grafica è estremamente
pulita, poco dispersiva e lineare.
I costi: dopo i sei mesi di prova gratuita e
illimitata senza pubblicità, Rdio purtroppo diventa a
pagamento. Non dispone, infatti, di nessuna soluzione completamente
gratuita neppure con limitazioni di tempo come succede per Spotify
(se non l’ascolto parziale dei brani, come succede per le preview
in iTunes). Gli abbonamenti sono da 4,99 euro al mese per l’online
e 9,99 euro per ascoltare la musica su mobile. Anche quest’ultima
soluzione, comunque, ha un periodo di prova gratuito di 14 giorni.
GOOGLE PLAY MUSIC ALL ACCESS
Non è ancora stato lanciato ma parte dalla base solidissima
di Google Play Music, lo store virtuale di brani musicali
sviluppato da Google per dispositivi Android e utenti google.
Ibrido: Google Play Music All Access si può
definire in questo modo perché non solo si presenterà
come uno store dove acquistare brani ma diventerà un
concorrente diretto di Spotify offrendo il proprio catalogo
musicale in streaming online sia su computer che dispositivo mobile
(con applicazioni sviluppate sia per Android che per iOS). Di fatto
sarà l’integrazione dei due modi di fruire musica liquida
conosciuti finora: il download e lo streaming.
I costi: sembrerebbe che Google Play Music All
Access avrà un’unica fascia di prezzo di 9,99 dollari al
mese, con un periodo di prova. Questo potrebbe essere un punto a
suo sfavore dal momento che altri client offrono soluzioni
economiche decisamente più diversificate.
ITUNES RADIO
Se Google è pronto a lanciare il proprio servizio streaming,
Apple non è da meno. In autunno arriverà negli Stati
Uniti iTunes Radio, che sembra allontanarsi da Spotify e simili
avvicinandosi di più a Pandora: non permetterà,
infatti, l’ascolto di qualunque brano, ma offrirà più
di 200 canali radio tematici personalizzati in base ai gusti
dell’utente.
Qualità: iTunes Radio cerca di entrare nel
mercato dello streaming sopperendo alle mancanze dei concorrenti.
Il punto debole degli attuali servizi di streaming è,
infatti, quello di mettere a disposizione milioni di canzoni ma di
non avere ancora sviluppato sistemi di guida dell’utente veramente
efficaci (pur possedendoli). iTunes Radio sembrerebbe, invece, aver
dato maggiore importanza alla qualità della proposta
musicale delle stazioni tematiche, rendendo disponibili anche
contenuti musicali esclusivi, nonché eventi speciali in
streaming live (come, per esempio, l’iTunes Festival di
Londra).
I costi: altro punto decisamente a suo favore.
iTunes radio sarà completamente gratuito grazie alla
pubblicità, mentre per gli utenti di iTunes
Match (servizio di cloud per la propria libreria musicale)
sarà senza interruzioni ad un costo di 24,99 euro
all’anno.
In questo panorama c’è da aggiungere che l’integrazione con
i social network di tutti questi servizi musicali è quasi
scontata (così come non lo era affatto, per esempio, in
iTunes Music Store con il suo fallimentare Ping) e su questo punto
tutti i servizi di streaming sono piuttosto allineati. Rimanendo
poi all’interno delle piattaforme stesse, la tendenza alla
condivisione è evidente, basti pensare alle playlist
collaborative (playlist compilate da più utenti) sia in
Spotify che in Rdio.
A questo punto non rimane altro che scegliere il proprio servizio
preferito, tenendo presente che l’ascolto su mobile dovrà
fare i conti con i costi di scaricamento dati e che solo la
curiosità e la fame di musica potranno aiutarci a
districarci fra milioni di brani musicali a disposizione.
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