Auto elettriche, servizi di sharing, energie rinnovabili. Sull’isola greca è partito un progetto molto ambizioso che consente alla comunità locale di sperimentare nuove forme di mobilità.
Auto responsabile della mobilità sostenibile. Parla l’esperto climatico Luderer
I problemi climatici non scompariranno da soli. L’industria dell’auto deve fare la sua parte, puntando sull’innovazione. L’intervista a Gunnar Luderer.
L’impatto sull’ambiente e sul clima di grandi aziende dell’auto, come il Gruppo Volkswagen – il primo costruttore automobilistico al mondo – è innegabile, sia a causa del consumo di energia, sia attraverso la costruzione e diffusione di auto con motori a combustione. “Per questo è così importante che il gruppo si assuma le proprie responsabilità e sviluppi nuove soluzioni per una mobilità sostenibile, perché i problemi legati al clima non scompariranno da soli”. Gunnar Luderer, Vicepresidente del dipartimento per i percorsi di trasformazione sostenibile presso l’Istituto di ricerca sull’impatto climatico di Potsdam e professore ordinario di analisi dei sistemi energetici globali presso l’Università Tecnica di Berlino, in un’intervista pubblicata su MoDo, il portale di Volkswagen Group Italia che racconta la mobilità del futuro, non ha dubbi. Le emissioni procapite di CO₂ sono ancora troppo elevate, specialmente nelle nazioni più industrializzate. Un terzo di queste è generato dalla combustione di carbone, petrolio e gas per produrre elettricità. Il riscaldamento degli edifici contribuisce per un altro sesto, e circa un quarto arriva dal settore dei trasporti, per la maggior parte da quello stradale. Un altro quarto, secondo la fonte, si può attribuire all’industria. Aggiungendo anche le emissioni causate dall’agricoltura si arriva al totale.
Gunnar Luderer parla dell’importanza della responsabilità aziendale
Nell’intervista, qui ripresa in parte, si parte proprio dal ruolo delle imprese che, come sottolinea Luderer, è molto importante, specie in quelle di grandi dimensioni. Aziende che dovranno sempre più investire in risorse per la ricerca di tecnologie legate alla mobilità sostenibile. In questo senso, proprio l’impegno che un grande gruppo come Volkswagen ha assunto da tempo, va nella direzione della riduzione della CO2 e trova concretezza soprattutto in due ambiti. Il primo riguarda lo sviluppo e la commercializzazione di un’ampia gamma di veicoli elettrici, il secondo lavora per un continuo miglioramento delle performance emissive dei propulsori a benzina e a gasolio, entrambi destinati ad avere ancora alcuni anni di diffusione. Anche l’utilizzo di energie rinnovabili per la produzione è un punto cruciale da risolvere.
Il ruolo centrale della mobilità
La mobilità è una necessità inderogabile in molte aree del mondo e una delle conquiste della società moderna, ma i trasporti devono cambiare modalità, una lezione che il mondo sta vivendo proprio in questa fase 2 dell’emergenza coronavirus. Servono nuovi modelli, occorre ripensare la mobilità individuale, il trasporto pubblico, la sharing mobility, ma soprattutto occorre diminuire il traffico, le emissioni e l’inquinamento acustico nelle grandi città. “Per farlo dobbiamo passare dal motore a combustione a quello elettrico, anche attraverso nuove formule di mobilità come il progetto Moia sviluppato da VW, che potrà colmare il divario fra il trasporto pubblico e gli spostamenti individuali a piedi o in bicicletta”, ha spiegato Luderer, ribadendo come sia importante considerare caso per caso: le grandi città hanno certo esigenze di mobilità diverse rispetto alle aree rurali, dunque sarà importante ripensare la mobilità secondo modelli differenziati.
Una via, quotare le emissioni di anidride carbonica
“Ogni singola persona può provare a cambiare le proprie abitudini di consumo, ma ovviamente non si può sostituire a un quadro legislativo adeguato definito dalla classe politica, che ha il compito di tracciare le linee guida, per esempio fissando un valore economico per le emissioni di CO₂“, ha ribadito Luderer. Che propone una possibile ricetta: dare un prezzo a tutti i prodotti, in base alla loro intensità emissiva, in modo da stimolare sia le aziende sia i consumatori a dare una spinta all’innovazione nel settore delle tecnologie a zero emissioni. Quotare le emissioni di anidride carbonica “secondo le nostre ricerche, sarebbe la soluzione più efficace per proteggere l’ambiente”, spiega il ricercatore tedesco. Che non dimentica di ricordare che per alcuni settori, come la mobilità, servono più incentivi, sia per l’implementazione di un’infrastruttura di ricarica per i veicoli elettrici sia per il sostegno alle famiglie. Gunnar Luderer conclude ricordando nella sua intervista l’importanza del contributo dei singoli, che con le loro scelte in tema di mobilità, di stili di vita più virtuosi in genere e di comportamenti di acquisto più consapevoli possono dare un grande contributo.
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