È di ben 471 vittime – tra morti, feriti e dispersi – il tragico bilancio degli scontri che hanno sconvolto la capitale di Haiti, Port au Prince, ed in particolare il quartiere della Cité Soleil. Gruppi di gang criminali si sono affrontati in una guerra per il controllo del territorio e dei business illeciti, tra l’8 e il 17 luglio. Una prima stima delle vittime aveva indicato 89 morti e alcune decine di dispersi, ma poi i dati sono stati aggiornati dalle Nazioni Unite, che il 25 luglio hanno diffuso un nuovo bilancio.
At least 471 dead, hurt or missing in Haiti gang violence: UN
Some 3,000 people have fled their homes, among them hundreds of unaccompanied children, and at least 140 houses have been destroyedhttps://t.co/Rsbrf6dexH#VisionUpdates
Violenze sessuali e bambini reclutati dalle gang ad Haiti
Nel comunicato dell’Onu si tracciano i drammatici contorni dei 10 giorni che hanno paralizzato la città. Si parla di “gravi episodi” e di “violenze sessuali su donne e ragazzine”. Ma anche di “bambini reclutati dalle bande”. Il tutto in quella che è l’area metropolitana più povera di Port au Prince, dalla quale tremila persone sono state costrette a fuggire: tra loro anche “centinaia di minorenni non accompagnati”.
Le agenzie umanitarie sono al lavoro per cercare di portare assistenza alle persone più vulnerabili, ma le Nazioni Unite sottolineano che “l’accesso alle cure sanitarie resta limitato o inesistente. Numerosi presidi sono stati chiusi o risultano irraggiungibili dal personale medico. Sono difficilmente reperibili anche il cibo e l’acqua”.
Le Nazioni Unite chiedono un corridoio umanitario a Port au Prince
Per questo Ulrika Richardson, coordinatrice delle operazioni dell’Onu ad Haiti, ha lanciato un appello rivolto a tutte le parti in conflitto, affinché “pongano fine alle violenze e si impegnino a mantenere aperto un corridoio umanitario verso la Cité Soleil, al fine di permettere l’invio di aiuti e la cura ai civili in difficoltà”.
La situazione resta tuttavia molto complessa, poiché le istituzioni latitano. La polizia non ha abbastanza uomini per contrastare le gang e, non a caso, queste ultime hanno attaccato negli ultimi mesi anche alcune sedi di istituzioni, come nel caso del Palazzo di giustizia e dell’amministrazione portuale. Dal primo ministro Ariel Henry, inoltre, ancora si attende un pronunciamento sull’escalation di violenza ad Haiti.
Il capo della gang G9 ha dichiarato che ci saranno una guerra civile e un genocidio se il primo ministro Henry non si dimette, acuendo la crisi ad Haiti.
Secondo l’Unicef, gli scontri tra bande criminali rivali, assieme all’inflazione e alla povertà, stanno portando migliaia di bambini a soffrire la fame.
19mila bambini, spesso non accompagnati, hanno attraversato nel 2021 il Darien Gap, una giungla impervia popolata da gang criminali lungo la rotta migratoria che porta negli Usa.
Un bando diffuso dal Dipartimento della sicurezza interna Usa sollecita attori privati a farsi avanti per la gestione della struttura, chiusa nel 2017 dall’amministrazione Obama.
15mila migranti di Haiti, entrati nei giorni scorsi negli Usa e accampati sotto un ponte, saranno oggetto di una delle espulsioni di massa più grandi di sempre.