Oltre all’emergenza coronavirus, la prima vera sfida dell’amministrazione Biden prende forma ogni giorno sul confine tra Messico e Stati Uniti. L’arrivo di migranti dall’America centrale, infatti, ha subìto un forte incremento durante i primi mesi della nuova presidenza, anche a causa dell’atteggiamento apparentemente più rilassato e accogliente adottato da Joe Biden in campagna elettorale. Ora il presidente ha nominato la sua vice Kamala Harris come responsabile della gestione della complessa crisi migratoria.
Al momento, gli Usa non sono in grado di gestire l’aumento costante del flusso di persone che si affollano sul confine. Nel solo mese di febbraio 2021, la polizia di frontiera americana ha fermato più di 100mila migranti intenti ad attraversare la frontiera: l’anno precedente, nello stesso periodo, il numero era fermo a circa 37mila.
Secondo uno studio del Pew research center, poi, tra gennaio e febbraio 2021 le persone intenzionate ad attraversare il confine con le proprie famiglie sono aumentate del 168 per cento, mentre i minori non accompagnati sono passati da 5.694 a 9.297. Secondo il governo, questi numeri continueranno a salire nel corso della primavera e dell’estate.
La gestione dei migranti minorenni è storicamente complicata, ed è ancora forte il ricordo delle politiche di “tolleranza zero”messe in pratica dall’amministrazione Trump a partire dal 2017, a causa delle quali migliaia di bambini sono stati separati dai genitori e portati in centri di detenzione spesso non adatti ad accoglierli.
Oggi, la situazione non sembra essere molto migliorata. Anche a causa delle nuove linee guida imposte per limitare i contagi da coronavirus, gli spazi a disposizione per ospitare i minorenni che attraversano il confine sono scarsi e non adeguatamente attrezzati. Di conseguenza, molti bambini sono costretti a rimanere in strutture generalmente utilizzate per gli adulti ben più a lungo delle 72 ore previste dalla legge. Secondo il New York Times, al 24 marzo più di 4.960 minori non accompagnati erano detenuti con queste modalità: quasi il doppio del picco di 2.600 toccato nel 2019 con l’amministrazione Trump.
Tanti migranti, poi, cercano di sfuggire ai controlli ufficiali scegliendo vie alternative ben più pericolose: pochi giorni fa, ad esempio, una bambina di nove anni è annegata mentre tentava di attraversare il Rio Grande, il fiume al confine tra Messico e Texas.
Il 16 marzo, durante un’intervista con il network televisivo Abc, JoeBiden si era rivolto ai migranti per invitarli a riconsiderare le loro intenzioni, affermando: “Lo dico chiaramente: non venite qui. Siamo ancora in fase organizzativa, non lasciate le vostre città o le vostre comunità”.
Il 24 marzo, poi, il presidente ha ufficialmente incaricato la sua vice Kamala Harrisdi occuparsi della crisi migratoria. Si tratta della prima delega di rilievo per Harris, che ha commentato la notizia su Twitter dicendo: “Non sarà facile, ma è un lavoro necessario”.
.@POTUS asked me to lead our diplomatic work with Mexico, El Salvador, Guatemala, and Honduras. To address the situation at the southern border, we have to address the root causes of migration. It won’t be easy work—but it's necessary.
Una delle sfide principali di Harris sta nel dover gestire il budget in modo da aiutare le fragili economie di Guatemala, Honduras ed El Salvador – tre dei paesi centroamericani da cui proviene una grande fetta di migranti diretti al confine statunitense – in modo da migliorare le condizioni di vita locali ed eliminare alla radice le ragioni che spingono migliaia di persone a partire. È difficile però che questa strategia a lungo termine porti a risultati positivi nell’immediato: sulla falsariga di Biden, infatti, Harris ha ricordato che “nessuno dovrebbe mettersi in viaggio in questo momento, e noi siamo pronti a far rispettare la legge”.
I risultati ottenuti nella gestione della situazione al confine potrebbero avere importanti conseguenze per Harris, che non ha mai nascosto le sue ambizioni presidenziali. Lo stesso Biden, d’altra parte, era stato incaricato da Obama di gestire le relazioni con i paesi del Centro America durante il suo primo mandato da vicepresidente.
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