La polizia catalana ha arrestato il rapper Pablo Hasel facendo irruzione nel rettorato dell’università di Lleida, nel nordovest della Spagna, dove il cantante si era barricato insieme a una trentina di studenti e attivisti suoi sostenitori per protestare contro la decisione del giudice che nel 2018 lo aveva condannato a nove mesi di carcere e trenta mila euro di multa per incitazione al terrorismo e oltraggio alla corona. L’operazione ha coinvolto decine di agenti e venti camionette della polizia.
Hasel arrestato per i suoi testi anti monarchia
Il rapper aveva insultato la monarchia in alcuni suoi testi, paragonando l’ex re Juan Carlos a un boss della mafia, e gli agenti di polizia, definiti “mercenari di m…” e “buffoni”.
Diversi i brani e i testi incriminati, come quello di Juan Carlos el Bobón, dove il rapper, omettendo la lettera “r”, fa diventare uno sciocco il re emerito Juan Carlos di Borbone. O il recente video, comparso proprio venerdì scorso sul canale YouTube del rapper, che inizia con un discorso dell’attuale sovrano Felipe VI sull’importanza della libertà di espressione in una democrazia e prosegue con il testo: “Senti tiranno, non ce n’è solo per tuo padre. Che il grido repubblicano trapani il tuo timpano”.
Tra il 2014 e il 2016, il cantante in alcuni tweet aveva fatto anche riferimento a gruppi di guerriglia fuorilegge e terroristici, come gli indipendentisti baschi dell’Eta. Tra i tweet finiti nel mirino, anche alcuni sulle presunte tangenti che l’ex re spagnolo avrebbe ricevuto dall’Arabia Saudita.
Secondo la sentenza del 2018 ripresa dal quotidiano El País, per i magistrati questi contenuti rappresentavano un’azione “diretta contro l’autorità dello Stato nelle sue diverse forme, che le disprezza e sminuisce, alludendo alla necessità di andare oltre con comportamenti violenti, senza esclusione del ricorso al terrorismo”.
Tuits por los que van a encarcelarme en unos minutos u horas. Literalmente por explicar la realidad.
Lunedì scorso, il tribunale dell’Audiencia nacional ha negato a Hasel la sospensione di pena a causa di altre due condanne a suo carico, una per resistenza a pubblico ufficiale e una per violazione di domicilio, e venerdì scorso il rapper avrebbe dovuto consegnarsi volontaria alla giustizia per scontare la condanna.
Ma Hasel non lo ha fatto, ritenendo il suo arresto un “gravissimo attacco” alla libertà di espressione e rifugiandosi nelle aule dell’università della sua città per dare risonanza mediatica alla questione e rendere il più complessa possibile la cattura: “Abbiamo occupato l’università principalmente per tre motivi: far conoscere quello che sta succedendo, rendere difficile l’arresto e organizzare la lotta per la libertà di espressione e per il resto dei diritti e delle libertà”, ha detto dal suo profilo Facebook, mentre all’agenzia di stampa francese Afp ha dichiarato: “Mi vengano a prendere, così lo Stato mostra la sua vera faccia, quella di una finta democrazia”.
E, mentre veniva portato via dagli agenti, ha gridato: “Non ci fermeranno! Non ci piegheranno!”.
🔴 Pablo Hasél se va a prisión pero con la cabeza alta. Gracias por todo compañero, te sacaremos ❗❗#SiLeEncarcelanAlaCalle#LlibertatPabloHasel
In Spagna, la condanna del cantante ha avuto una grande risonanza mediatica e ha scatenato il dibattito politico.
Gli indipendentisti catalani e Unidad podemos, partito di sinistra che fa parte della coalizione di maggioranza attualmente al governo in Spagna, hanno aspramente criticato l’arresto, definendolo un “deficit di democrazia” nel Paese, e hanno richiesto l’indulto per Hasel. La portavoce del governo e ministro delle finanze, la socialista María Jesús Montero, ha definito la condanna “non proporzionale”. Contrario all’arresto anche Pere Aragonés, vicepresidente della Generalitat de Catalunya.
Pedimos el indulto para Pablo Hasél mientras se tramita nuestra ley por la libertad de expresión.
Pese a las trabas y a los ataques, seguimos trabajando para mejorar la calidad democrática de nuestro país. pic.twitter.com/Y8FtWwbLAD
La scorsa settimana anche il premier Pedro Sanchez ha sottolineato come il governo spagnolo stia lavorando a una riforma della legge sul vilipendioe del codice penale e per la revisione delle condanne detentive legate alla libertà di espressione, da sostituire con “pene dissuasive”.
I sostenitori di Hasel
Nei giorni scorsi si sono svolte diverse manifestazioni in tutto il Paese, da Madrid a Barcellona, contro la condanna di Hasel. Più di duecento artisti e personalità di spicco della cultura spagnola, tra cui il regista Pedro Almodóvar, l’attore Javier Bardem, il regista e sceneggiatore Fernando Trueba e il cantante catalano Joan Manuel Serrat, ma anche internazionale come Tom Morello dei Rage against the machine, hanno firmato una petizione di solidarietà nei suoi confronti.
🔴 [ACTUALIZACIÓN]Sigue creciendo la lista de apoyos a Pablo Hasel y la libertad de expresión. Se suman al manifiesto Tom Morello, integrante de Rage Against The Machine y Rozalén.
Anche Amnesty international ha dichiarato che si tratta di una pena eccessiva. Esteban Beltrán, direttore della sezione spagnola ha dichiarato: “Nessuno dovrebbe affrontare un procedimento penale solo per essersi espresso sui social media o per aver cantato qualcosa che può essere di cattivo gusto o scioccante (…) La reclusione di Pablo Hasel è una limitazione eccessiva e sproporzionata alla sua libertà di espressione, ma non è il solo a subire le conseguenze di leggi ingiuste. Se questi articoli del codice penale non vengono modificati, la libertà di espressione continuerà a essere messa a tacere e l’espressione artistica continuerà a essere limitata”.
La ong ha anche lanciato una petizione online per chiedere al ministero della giustizia di garantire che questi reati siano eliminati dalla futura riforma del codice penale e che nessuna delle sue disposizioni criminalizzi indebitamente l’espressione artistica o la creazione protetta dal diritto alla libertà di espressione.
La libertà di espressione in Spagna
Non è la prima volta che nel Paese un artista viene condannato per crimini di questo tipo.
Nel 2015, César Strawberry, cantante del gruppo Def con dos, è stato accusato di “esaltare il terrorismo” su Twitter. Dopo un lungo processo giudiziario in cui ha ricevuto numerose espressioni di solidarietà da figure di spicco della scena culturale spagnola, il cantante è stato assolto definitivamente nel febbraio 2020. La sua assoluzione è stata definita dai suoi colleghi “un trionfo della libertà di espressione”.
Nel 2017 il rapper Nyto Rukeli e altri dodici membri del collettivo di rapper La insurgencia sono stati processati per esaltazione del terrorismo nelle loro canzoni e condannati a due anni e un giorno di reclusione e a una multa di quasi cinquemila euro.
Ancora oggi fa discutere la vicenda del rapper Valtonyc, arrestato nell’agosto del 2012 e condannato nel 2018 a tre anni e mezzo di carcere per calunnia, lesa maestà e glorificazione del terrorismo nei suoi testi. Auto esiliato in Belgio, Valtonyc sta attendendo che la giustizia belga decida o meno per la sua estradizione.
Come riportato nel testo della petizione di Amnesty international: “L’impatto è devastante per tutte queste persone: multe elevate, lunghi periodi di esclusione dal settore pubblico, pene detentive… e una conseguenza intangibile: autocensura per paura della repressione“.
La ong Free muse, nel suo report sullo stato della libertà degli artisti del 2019, ha calcolato quattordici casi di artisti condannati in Spagna e ha decretato il Paese quello con il maggior numero di artisti incarcerati del nord del mondo, insieme a Turchia e Russia.
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