Pezzi unici che conservano la patina del tempo e la memoria della loro storia con legni e metalli di recupero: è il progetto di design sostenibile di Algranti Lab.
Hello, robot. La mostra sull’intelligenza artificiale al Vitra design museum
Hello, robot. Design between human and machine, questo il nome della mostra al Vitra design museum di Weil am Rhein, vicino a Basilea, in Germania che esplora le molte facce della robotica odierna, tra cui le questioni etiche, sociali e politiche che la riguardano. Il titolo si traduce in “Ciao, robot. Design tra l’uomo e la macchina” e
Hello, robot. Design between human and machine, questo il nome della mostra al Vitra design museum di Weil am Rhein, vicino a Basilea, in Germania che esplora le molte facce della robotica odierna, tra cui le questioni etiche, sociali e politiche che la riguardano. Il titolo si traduce in “Ciao, robot. Design tra l’uomo e la macchina” e i protagonisti sono 150 oggetti di design e arte tra cui robot per usi domestici, infermieristici e industriali, droni per le consegne, sensori intelligenti, videogiochi, installazioni multimediali, prototipi cinematografici e letterari. Fino al 14 maggio, per riflettere sul futuro.
Cos’è un robot?
L’idea comune circa cos’è e cosa ci aspettiamo da un robot è fortemente condizionata dalla cultura popolare e dal cinema che hanno creato immagini di macchine che assomigliano agli umani e svolgono le loro stesse funzioni: esseri che ci aiutano ma da cui dobbiamo anche difenderci prima che si sostituiscano a noi.
Ma la realtà dei robot oggi è molto più complessa e la mostra al Vitra museum ne delinea una mappatura fluida e in continua evoluzione. Oggi siamo circondati da robot e sistemi robotici capaci di assumere ogni possibile forma fisica o digitale e livello di intelligenza. E non c’è una definizione univoca per stabilire cos’è un robot.
Nel 1966 Joseph Engelberger, uno dei pionieri dell’industria robotica diceva: “Non posso definire cos’è un robot, ma so che lo è quando lo vedo”. Oggi Carlo Ratti, architetto, ingegnere, capo del Senseable city lab del Massachussetts institute of technology (Mit) negli Stati Uniti definisce un robot come “un’unità che ha dei sensori, un’intelligenza e una capacità di renderla operativa. Qualcosa che può leggere la realtà, analizzare le informazioni e rispondere in modo propositivo. Un robot può essere molte cose anche inaspettate allo stesso tempo. Un termostato è un robot, una macchina senza guidatore è un robot. Il nostro forno è un robot … e il nostro onnipresente smartphone è ovviamente un robot”.
Hello, robot: la mostra
La robotica è entrata a tutti gli effetti nelle nostre vite e sta cambiando la nostra quotidianità sempre di più. Se un tempo era dominio di ingegneri ed esperti informatici oggi sono invece i designer a influenzare in modo sempre più determinante l’attuale boom. La mostra a cura di Amelie Klein, Thomas Geisler, Marlies Wirth e Fredo de Smet esplora il ruolo centrale del design poiché è proprio in questo ambito che vengono create le interfacce uomo-macchina.
Temi centrali della mostra sono l’internet delle cose, l’industria 4.0, la domotica, gli algoritmi informatici, le smart city, i sensori intelligenti: che saranno sempre più presenti nelle nostre vite assieme ad automi dalle sembianze umane che si occuperanno dell’assistenza domestica e infermieristica, e aiutanti artificiali per le mansioni quotidiane. Fascino, diffidenza, paura: sono vari e contrastanti gli atteggiamenti in merito agli scenari evocati dallo sviluppo dei robot.
“Non c’è da avere paura dei robot – afferma Amelie Klein –. Viviamo in un mondo sempre più interattivo e smart con una crescente reciprocità tra uomo e macchina e il design è il ponte che può unire opinioni così diverse che oggi possono sembrare inconciliabili”.
Il libro della mostra
Accompagna la mostra il libro Hello robot, il cui layout è stato creato da un algoritmo generato in collaborazione con l’agenzia grafica Double standards di Berlino. Il libro analizza il nostro rapporto ambivalente con le nuove tecnologie approfondendo, attraverso il contributo di esperti internazionali, le questioni etiche e politiche che la robotica ci pone sia come individui sia come società.
Le quattordici domande della mostra
Quattordici domande sono il filo conduttore della mostra, che invitano i visitatori a riflettere sul loro modo di rapportarsi alle nuove tecnologie.
- Hai mai incontrato un robot?
- Qual è stata la tua prima esperienza con un robot?
- Abbiamo davvero bisogno dei robot?
- I robot sono nostri amici o nostri nemici?
- Ti fideresti di un robot?
- Un robot potrebbe fare il tuo lavoro?
- Vorresti diventare un produttore?
- Quanto vorresti affidarti a degli aiutanti intelligenti?
- Che sensazioni ti suscitano gli oggetti che provano sentimenti?
- Credi nella morte e nella rinascita delle cose?
- Vorresti che un robot si prendesse cura di te?
- Vorresti migliorarti più di quanto la natura abbia previsto?
- I robot rappresentano un passo in avanti nell’evoluzione?
- Vorresti vivere in un robot?
E se la robotica nel corso del tempo è diventata qualcosa di più personale e spesso sempre più indispensabile, c’è una domanda che continua a dividerci: migliora il nostro mondo? La risposta è complessa e ambivalente, e la mostra vuole trasmettere l’idea che le opportunità vanno di pari passo con i rischi.
Robot programmati per lavorare
Nel mondo del lavoro e dell’industria le nuove tecnologie e l’automazione da sempre suscitano fascino per la loro efficienza e allo stesso tempo diffidenza perché sono associate alla paura di perdere il lavoro. Ad esempio i telai automatici e i motori hanno radicalmente cambiato la manifattura alla fine dell’Ottocento. Queste rivoluzioni sono sempre state accompagnate da un po’ di resistenza soprattutto nelle loro fasi iniziali e oggi lo scenario è ancora più complesso e imprevedibile.
Con l’evoluzione della robotica e dell’industria connessa in rete nasce infatti una nuova figura: il “prosumer“, parola che unisce i vocaboli inglesi “producer” (produttore) e “consumer” (consumatore). Un utente che, abbandonando un ruolo tradizionalmente passivo, partecipa più attivamente nei processi creativi, produttivi, di distribuzione e di consumo. Le stampanti 3d ne sono un esempio: in futuro si può ipotizzare che favoriranno la creazione di prodotti “smart” su misura alla portata di un numero crescente di persone.
Immagine in evidenza: Joris Laarman per Mx3d, Bridge Project, 2015. Ponte pedonale stampato da robot in 3D © Joris Laarman Lab
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