Fino a una decina di anni fa, le fonti rinnovabili potevano apparire come una scommessa. Ora sono un pilastro del mix energetico, oltre che la strada obbligata per decarbonizzare le nostre economie. Nel 2025 forniranno un terzo dell’energia elettrica globale mettendo definitivamente fine all’era del carbone: parola di Fatih Birol, direttore esecutivo dell’Agenzia internazionale dell’energia (Iea). Addirittura nel 2020, l’anno in cui l’economia globale è stata messa in ginocchio dalla pandemia da Covid-19, gli investimenti nella transizione energetica sono aumentati del 9 per cento sfondando per la prima volta il tetto dei 500 miliardi di dollari. A fare la parte del leone sono state proprio le rinnovabili, a quota 303,5 miliardi di dollari. Nel disegnare la mappa per la neutralità climatica, l’Agenzia internazionale dell’energia (Aie) mette bene in chiaro che da qui al 2030 bisognerà installare nuova capacità di solare fotovoltaico pari a 630 GW e nuova capacità di eolico pari a 390 GW. Tutto questo mentre si migliora l’efficienza energetica a un ritmo del 4 per cento annuo.
Questa transizione energetica è un percorso tutt’altro che banale poiché richiede investimenti, tecnologie e capacità di ragionare sul lungo periodo. Alle grandi aziende spetta il compito di abbracciare il cambiamento e dare l’esempio in prima persona. È il caso di Henkel, multinazionale leader nel campo della detergenza, della cosmesi e degli adesivi e sigillanti, che sta lavorando su più fronti per rispettare le sue promesse: abbattere del 75 per cento entro il 2030 le emissioni di CO2 generate dalla produzione e andare oltre la neutralità carbonica, diventando climate positive entro il 2040.
Più efficienza, meno consumi
Per raggiungere questi obiettivi Henkel punta innanzitutto a ridurre i consumi energetici ove possibile, generando maggiore efficienza nei 179 stabilimenti attivi in tutto il mondo. Ad esempio, nella sede centrale di Düsseldorf in Germania, è stata rinnovata la torre in cui viene realizzata la polvere che costituisce la base per svariati detergenti per bucato. Da solo, questo processo consuma oltre un terzo dell’energia dell’intera divisione dei detergenti. L’installazione di appositi sensori ha permesso di raccogliere dati utili per calibrare in modo ancora più preciso la produzione, sforbiciando gli sprechi e facendo comparazioni tra uno stabilimento e l’altro. In virtù del successo di questo progetto pilota, lo stesso approccio sarà replicato altrove.
A Bogotá, in Colombia, è stato rivoluzionato in chiave green un impianto della divisione cosmetica. Oltre a installare lampadine a led tagliando del 5 per cento i consumi per l’illuminazione, si lavora per introdurre un sistema di tubazioni a circuito chiuso che trasporti acqua riscaldata e la reimmetta nel processo produttivo. Il risultato stimato? 33 tonnellate di CO2 in meno ogni anno. Il prossimo passo sarà quello di tappezzare di pannelli solari gli 8mila metri quadri del tetto.
Henkel investe nelle energie pulite
Nella visione di Henkel, tutta l’energia che non può essere risparmiata deve essere green. L’obiettivo per il 2030 è quello di coprire il 100 per cento del fabbisogno di elettricità con fonti rinnovabili, sostituendo totalmente i combustibili fossili. Entro il 2040 anche l’energia termica necessaria per i processi produttivi arriverà soltanto da fonti pulite.
Un esempio è il nuovo stabilimento della divisione Adhesives Technologies inaugurato a febbraio 2020 a Kurkumbh, in India, a seguito di un investimento pari a 50 milioni di euro. Una struttura all’avanguardia che si estende su un’area complessiva di oltre 100mila metri quadrati, di cui 51mila edificati. Sul tetto sono stati installati circa 7mila metri quadrati di pannelli solari che generano oltre 1 milione di kWh ogni anno, equivalenti a 800 tonnellate di CO2 non emesse in atmosfera. A pochi mesi dall’apertura, è già in cantiere l’idea di aggiungere altri 2mila metri quadrati di pannelli.
Per le loro caratteristiche, però, non tutti i siti produttivi si prestano alla generazione di energia pulita in loco. Quando questa strada non è percorribile, Henkel acquista l’energia rinnovabile che le serve. Oppure ricorre ai cosiddetti Vppa virtuali, ovvero virtual power purchase agreement: ciò significa che compra virtualmente una quantità di energia pari o superiore a quella che consuma, per poi immettere l’eventuale eccesso nella rete elettrica nazionale.
È quello che è successo in Texas, dove Henkel ha siglato un accordo per acquistare l’energia prodotta dal nuovo parco eolico di Bee County che fornirà tutta l’elettricità necessaria ad alimentare le trenta sedi statunitensi messi insieme, restituendo alla rete l’eccesso di produzione. Petra Spallek, vicepresidente dell’area acquisti a livello corporate, lo descrive come “un grande traguardo”. E anche come un punto di partenza per replicare un approccio simile in altre regioni.
A tutto ciò si accompagnano le sperimentazioni legate all’energia termica. Anche su questo fronte l’azienda sta cercando delle alternative alle fonti fossili, tra cui ad esempio la biomassa ricavata dagli scarti dell’agricoltura e dalla lavorazione del legno, il biogas generato dal trattamento delle acque reflue e l’idrogeno.
Essere tre volte più efficienti, usando meno risorse per ottenere più valore: è il principio che guida la strategia di sostenibilità di Henkel e l’obiettivo da mettere a segno entro il 2030. Aumentando il valore creato in termini di progresso sociale, sicurezza e salute e performance economica, e al tempo stesso riducendo l’impronta generata su energia e clima, materie prime e rifiuti, acque e acque reflue, l’azienda conta di migliorare l’efficienza del 5-6 per cento ogni anno. Una tabella di marcia che finora è stata abbondantemente rispettata. Tra il 2010 e il 2020, infatti, è stato segnato un +64 per cento nell’efficienza complessiva. Per ciascuna tonnellata di prodotto, l’energia e le emissioni di CO2 sono state sforbiciate del 44 per cento, il consumo di acqua del 28 per cento e i rifiuti sempre del 44 per cento.
Strettamente legato a questo obiettivo ce n’è un altro, ancora più ambizioso: diventare climate positive entro il 2040. Oltre ad azzerare l’impatto climatico delle proprie attività, l’azienda intende andare oltre la neutralità e fare un passo in più, ovvero generare un saldo positivo per l’ambiente e il clima. L’investimento in Texas è un buon esempio perché genera energia in più da mettere a disposizione della rete. Questa sfida richiede anche collaborazioni di ampio respiro, mettendo in comune risorse e progetti su scala globale. Da qui la scelta di aderire a iniziative come il Supplier clean energy program di Apple e The climate pledge di Amazon e Global Optimism.
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