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Henné, le proprietà dell’antico elisir di colore, forza e benessere
Scopriamo le numerose proprietà delle foglie di henné che vengono seccate e polverizzate per essere utilizzate in cosmesi, in medicina e nell’industria tessile.
di Sonia Tarantola
Quando si pensa all’henné l’associazione automatica è quella con i capelli. È vero, il suo uso regolare aiuta a rinforzare i capelli deboli e sfibrati, rendendoli più corposi e lucidi ma non è tutto qui. L’henné viene inoltre per realizzare tatuaggi su piedi e mani, ma c’è di più. Si tratta di una pianta antica, in grado di vivere fino a cento anni, dalle stupefacenti proprietà.
L’origine dell’henné
Con il termine henné si indica l’estratto della pianta Lawsonia inermis, il cui nome scientifico deriva dal medico inglese John Lawson che la descrisse in un libro pubblicato a Londra nel 1709, mentre il termine inermis si riferisce al fatto che spesso la pianta è priva di spine. Coltivata soprattutto in India, Tunisia, Egitto, Sudan, Arabia, Iran, Cina ed anche in Florida, questa pianta è originaria delle regioni calde subtropicali e degli altipiani dell’Africa centro-orientale. Il suo uso è molto antico, addirittura nelle tombe dei faraoni egizi sono state ritrovate polveri di henné e mummie con le unghie colorate.
Gli utilizzi dell’henné
Specie nei paesi di origine, l’henné è utilizzata non solo per decorare mani e piedi con disegni rituali e propiziatori (cerimonie religiose musulmane), ma anche come rimedio esterno contro infiammazioni, foruncoli, scottature, ematomi, fosfora, herpes…grazie alle sue proprietà astringenti, antisettiche ed è un efficace tonico per la pelle. Usato internamente, l’estratto di henné può combattere l’emicrania, la calcolosi, l’ingrossamento della milza, oltre a essere un valido rimedio per le malattie dell’apparato digerente (antidissenteria) e come abortivo (suscita contrazioni uterine).
Le proprietà dell’henné
L’henné, oltre che per la cura e la colorazione dei capelli, viene anche impiegato per altri fini terapeutici. Tra i principi attivi dell’henné c’è il lawsone, che ha un’azione antifungina, antibatterica, antitumorale e proprietà antispasmodiche. Nei paesi del Nord Africa, dove la pianta cresce spontaneamente, le foglie e la corteccia di henné sono usate da alcune popolazioni per curare ferite, piaghe e diverse malattie della pelle dell’uomo e del bestiame. L’uso dell’henné in Italia è riconosciuto come tintura naturale per capelli capace anche di curare forfora e seborrea.
Leggi anche: Capelli: i rimedi naturali per averli belli e sani
Quando usare l’henné
Chiunque può beneficiare di un impacco con la polvere di henné. A seconda del colore di base si possono creare riflessi, coprire qualche capello bianco o semplicemente donare brillantezza e corposità ai propri capelli con una colorazione neutra (non altera il colore). L’uso dell’henné è tuttavia raccomandato a chi ha la cute grassa, forfora, capelli fragili, sottili, sfibrati, opachi, con doppie punte. L’utilizzo costante di henné può portare alla scomparsa di tali problemi, l’applicazione consigliata è due volte al mese. Con 100 grammi di polvere di henné si effettuano da due a quattro impacchi, se i capelli sono corti o di media lunghezza, ne serve un etto o più, in caso di capelli più lunghi.
Come applicare l’henné
A seconda della tipologia del capello, prima dell’applicazione, si consiglia di aggiungere all’impasto aceto e limone per capelli grassi, mentre yogurt o olio di oliva sono i più indicati per capelli secchi e lunghi. Questo procedimento oltre che favorire il benessere, aiuta a fissare meglio la colorazione sul capello. L’henné infatti non penetra all’interno del capello, si deposita e lega sulle squame della sua cuticola creando un effetto per cui il diametro del capello aumenta leggermente, e la capigliatura diventa più voluminosa e resistente agli agenti esterni, oltre che più luminosa e dall’aspetto “sano”. Non ha controindicazioni, si può usare anche in gravidanza.
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