Nel piccolo paradiso del Parco del delta del Po e Riserva di biosfera Unesco, l’isola di Albarella, sbarca l’arte che parla delle emergenze ambientali.
Herb Ritts “in equilibrio” tra arte e moda
Si può accedere all’Olimpo dei più acclamati fotografi di moda del pianeta e contemporaneamente perseguire ambizioni artistiche nettamente al di là degli immediati obiettivi commerciali? Il percorso folgorante di Herb Ritts (1952-2002) sembra confermare nel modo più nitido ed esemplare un simile connubio tra glamour e vera arte, evidenziando, con esso, la possibilità di aggirare
Si può accedere all’Olimpo dei più acclamati fotografi di moda del pianeta e contemporaneamente perseguire ambizioni artistiche nettamente al di là degli immediati obiettivi commerciali? Il percorso folgorante di Herb Ritts (1952-2002) sembra confermare nel modo più nitido ed esemplare un simile connubio tra glamour e vera arte, evidenziando, con esso, la possibilità di aggirare pregiudizi e ghettizzazioni di genere.
La prima grande retrospettiva italiana dedicata al celebre fotografo statunitense, attualmente in corso fino al 5 giugno nelle sale milanesi di Palazzo della Ragione, rivela fin dal titolo – In equilibrio – una chiave di lettura che, negli espliciti intenti della curatrice Alessandra Mauro, focalizza l’attenzione sulla sapiente armonia formale che l’autore cerca di ottenere dosando attentamente i rapporti tra volumi e luce naturale, le posture dei corpi, gli elementi naturalistici e mille altri dettagli di quel mondo di immagini in cui troneggiano celebrities hollywoodiane o pop del calibro di Jack Nicholson, Richard Gere, Michelle Pfeiffer, Tom Cruise, Sophia Loren, Glenn Close, Madonna, David Bowie, Tina Turner e tanti altri, insieme a top-model da copertina o personaggi storici epocali quali Reagan, Mandela o Gorbaciov.
L’apparente immediatezza e facilità con la quale Ritts, come sottolineò la direttrice di Vogue Anna Wintour nel suo elogio funebre, faceva “apparire tutti bellissimi e felici: al loro meglio”, presupponeva in realtà una maestria tecnica tutt’altro che elementare o scontata: studioso della scultura greca classica (dalla quale talvolta mutuava alcune tipiche “pose plastiche”) e della ritrattistica rinascimentale, il fotografo, nato a Los Angeles da una famiglia di origine ebraica, sviluppò in breve tempo uno sguardo così perspicace e penetrante sui volti umani da riuscire facilmente ad estrarne quell’essenza iconica destinata a rimanere riconoscibile nel tempo e a scolpirsi con naturalezza nell’immaginario collettivo.
Ne è scaturita una fotografia californianamente solare e en plein air, così diversa da quella degli illustri colleghi newyorkesi Irving Penn o Richard Avedon che preferivano ritrarre i vari soggetti tra le mura del proprio studio. La fascinazione per l’ambiente esterno ebbe modo di esprimersi appieno attraverso i suggestivi scatti dedicati all’Africa, meta di frequenti viaggi e motivo dominante dell’universo fotografico di Herb Ritts. La mostra, realizzata in collaborazione con l’Herb Ritts Foundation di Los Angeles, accoglie oltre 100 immagini originali (poiché dopo la morte dell’autore non furono più stampate nuove edizioni) ma riserva una specifica attenzione anche ad altri aspetti pregnanti dell’identità artistica di Ritts, che fu anche regista, video-maker e, last but not least, attento collezionista di fotografie altrui.
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