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I Boreali Nordic festival diventa sostenibile: incontro con l’editore Pietro Biancardi
Pietro Biancardi spiega lo spirito della rassegna I Boreali Nordic festival, per immergersi nei libri e nella cultura del Nord Europa. L’evento 2020 è stato annullato.
In rispetto all’ordinanza regionale che chiede la “sospensione di manifestazioni o iniziative di qualsiasi natura, di eventi e di ogni forma di riunione in luogo pubblico o privato”, l’evento è stato annullato.
Sperimentazione, qualità, contaminazione. E da quest’anno anche sostenibilità. La sesta edizione de I Boreali Nordic festival parte dallo spirito originario della casa editrice Iperborea per aprirsi ad altre discipline ed essere a Impatto Zero® attraverso la collaborazione con LifeGate. Dal 27 febbraio al primo marzo 2020, negli spazi ormai famigliari del Teatro Franco Parenti di Milano, il programma sarà fitto. Si dialogherà con gli scrittori del Nord Europa e ci si potrà intrattenere in laboratori linguistici, letture per bambini, performance musicali, brunch a tema, proiezioni cinematografiche.
“Dopo piccoli eventi dedicati alle capitali nordeuropee dei primi anni Duemila, i Caffè Amsterdam, Copenaghen, Stoccolma, Helsinki e così via, nel 2014 abbiamo deciso di fare il grande passo con la manifestazione I Boreali”, ci spiega l’editore Pietro Biancardi, nel mezzo dei preparativi. “Certamente, è molto faticoso organizzare un festival letterario in Italia. Bisogna reperire i fondi, cosa non facile, garantire una costante qualità degli incontri, organizzare l’arrivo di diversi autori e artisti. Tutto deve funzionare in modo perfetto. Ma ne vale la pena, perché negli ultimi anni in Italia è cresciuta la fame di festival. La gente è curiosa. Noi investiamo nel suo desiderio di scoperta”.
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“Con la rassegna milanese 2020, in realtà, faremo un altro importante passo, quello ecologico”, continua Biancardi. Le emissioni di CO2 generate dal festival saranno compensate attraverso la creazione e la tutela di oltre 21mila metri quadri di foreste in crescita in Madagascar. LifeGate, attraverso il progetto Impatto Zero®, ha stimato l’impatto ambientale dell’evento, considerando i consumi energetici e idrici, gli aspetti logistici, gli allestimenti, il materiale promozionale di comunicazione, i rifiuti prodotti, la mobilità degli artisti e dei visitatori.
Iperborea, una storia di esplorazione che dura da oltre trent’anni
Iperborea è stata fondata nel 1987 dalla madre di Pietro, Emilia Lodigiani, ma la passione che muove il lavoro editoriale e i suoi eventi è immutata. Spiega Biancardi, classe 1978: “Lei iniziò a pubblicare gli scrittori nordici che aveva scoperto quando viveva a Parigi, ma che non erano ancora stati tradotti in Italia. Ha colmato un vuoto. Con quello stesso spirito, tutta la squadra di Iperborea continua a proporre opere inedite nel nostro Paese, e un po’ speciali”.
Sicuramente, fuori dagli schemi. Fra gli ospiti del festival, ci sarà lo scrittore ed entomologo svedese Fredrik Sjöberg per presentare l’ultimo libro “Mamma è matta, papà è ubriaco”. Continua Biancardi: “Un autore che consiglio di non perdere. Ecco, lui è unico per lo stile. Più che la storia in sé, sono importanti e stupende le sue divagazioni. Quando stavamo valutando la sua prima opera, “L’arte di collezionare mosche”, ne percepimmo l’assurdità come una cifra meravigliosa. Dopo averlo letto, ognuno di noi aveva stretto un legame con quella storia”.
Tornerà Bergsveinn Birgisson, l’autore che LifeGate ha intervistato al Festivaletteratura di Mantova, e che ci ha regalato un quadro inaspettato della sua Islanda. E, a inaugurare la rassegna, ci sarà l’olandese Jan Brokken con l’opera “I Giusti”, storia di Jan Zwartendijk, console in Lituania che, durante la seconda guerra mondiale, salvò più di 8mila ebrei facendoli fuggire attraverso la Transiberiana. L’ennesimo “Schindler” – l’industriale tedesco che salvò 1.200 ebrei e a cui è stato dedicato un film pluripremiato di Steven Spielberg – accantonato dalla Storia.
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Per Biancardi, “cresciuto dentro la casa editrice, fra pareti di libri che non lasciavano spazio ai mobili e con un nonno che in cantina ne aveva conservati 10mila”, un festival è l’opportunità di accogliere i lettori che già ti conoscono e si fidano del tuo lavoro, ma anche di avvicinare chi non sa nulla di Iperborea. Questo è il bello della contaminazione: un ragazzo attratto da un concerto serale, può soffermarsi su ciò che lo circonda.
Oggigiorno, sono indispensabili i momenti dedicati ai piccoli lettori: “Gli italiani leggono poco, ma lo fanno con passione. E fra i più appassionati ci sono proprio i bambini!”. Possiamo sperare in nuove generazioni più vivaci culturalmente? “Sì – risponde l’editore, che è stato editor al Saggiatore e freelance prima di tornare ‘a casa’ – ma le istituzioni devono fare la loro parte, soprattutto scuole e università”.
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L’approfondimento caratterizza tutto il lavoro di Iperborea, che ha riscoperto il valore del reportage con la collana “The Passenger”. Ogni pubblicazione è dedicata a un Paese, a metà fra libro e rivista. “Amiamo viaggiare, ma non volevamo pubblicare delle guide turistiche”, aggiunge l’editore. “Nell’informazione italiana non esiste più un giornale che dia ampio spazio ai reportage. Che racconti come si vive in un luogo, che cosa succede lì, al di là delle notizie di cronaca. Personalmente, trovo delle cose belle ma sparse. Non c’è qualcosa di strutturato”.
Ancora una volta, un vuoto da riempire. Per le edizioni di via Palestro, sono usciti anche dei lunghissimi reportage-inchiesta in forma di libro. Fra i più interessanti: “I soldati delle parole” dell’inviato di guerra olandese Frank Westerman, che sempre a LifeGate ha raccontato il ruolo del mediatore in situazioni di emergenza, sequestri o atti terroristici. Un percorso nella complessità del mondo contemporaneo, senza mai dimenticare i legami col passato più o meno recente. In fondo, il sentiero in cui da più di trent’anni si avventura Iperborea.
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