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I carboidrati nella dieta del cane, facciamo il punto della situazione
Quanto sono importanti i carboidrati nell’alimentazione del nostro cane? E come devono essere presenti nella dieta quotidiana? Ecco cosa dice l’esperta
- I carboidrati sono un elemento della dieta quotidiana dei nostri cani.
- Ma la loro integrazione nella ciotola è soggetta ad alcune regole importanti.
- Cerchiamo di capire meglio la funzione di questi alimenti per utilizzarli nel modo migliore.
I carboidrati fanno bene al cane? Si tratta di alimenti primari nella dieta a quattro zampe? Ci sono cani intolleranti, allergici o che, semplicemente, non digeriscono i carboidrati? Le domande che si fa chi vive a stretto contatto con un amico peloso sono davvero tante e, spesso, non si riesce a fare il punto della situazione per identificare un apporto ottimale dei nutrienti utili a una vita attiva e in pieno benessere. La domanda, poi, sorge più spesso quando si parla di razze cosiddette primitive, quindi più vicine per patrimonio genetico al lupo. E qui i pareri si fanno discordi e diventa arduo riuscire a formulare ipotesi corrette.
Un esempio? Razze come il cane lupo cecoslovacco, nelle quali il dna si fa davvero vicinissimo al Grande Predatore. Un parere per tutti? Quello di Alessio Camatta che alleva questi cani con l’affisso Athanor Lupus: “Tutti i miei soggetti hanno sempre mangiato carboidrati, da normali crocchette, al pane e agli integratori a base di riso aggiunti alla carne. E, a questo proposito, ho visto molti cani risolvere problemi alimentari introducendo nella dieta prodotti di integrazione di questo tipo. Sicuramente ci sarà qualche quattrozampe intollerante, ma per esperienza empirica ho l’impressione che siano davvero pochi rispetto a quanto si vorrebbe credere in base alla leggenda metropolitana che le razze molto vicine al lupo non digeriscono gli amidi.”
Per contro, fra gli amanti delle taglie piccole la leggenda metropolitana cambia e si parla di intolleranze più o meno gravi alla carne e alle proteine animali in genere. Per fare il punto della situazione in materia di carboidrati nella dieta canina cerchiamo di capire di più con l’aiuto dell’esperto nutrizionista. In questo caso la dottoressa Misa Sandri di Nutrigene, animal scientist specializzata proprio nella nutrizione e dietetica del cane.
I carboidrati, questi sconosciuti
I carboidrati o glucidi sono una grande categoria di sostanze diffuse sia nel mondo vegetale che animale. Hanno numerosissime funzioni: costituiscono, per esempio, una riserva di energia sia per le piante che per gli animali, o assumono una funzione strutturale come accade nel mondo vegetale. I carboidrati più semplici sono gli zuccheri come il fruttosio (zucchero della frutta), il galattosio (componente del lattosio) e il glucosio (presente nei tessuti vegetali verdi, nel sangue e nei tessuti animali come fonte di energia). Il glucosio è il glucide in cui devono essere trasformati gli altri carboidrati per essere utilizzati sia dall’organismo umano che da quello del cane.
I carboidrati complessi o polisaccaridi, invece, sono catene di glucidi di varia lunghezza e struttura. Quelli di interesse per l’alimentazione umana e canina si distinguono, per il loro ruolo fisiologico, in digeribili (amidi) e indigeribili (fibre). Il compito degli amidi è di fornire energia. Sono, infatti, facilmente digeribili e metabolizzabili, e sono in grado di preservare diverse risorse nutritive (proteine e lipidi) utili ad altri scopi. La funzione delle fibre, normalmente indigeribili dal metabolismo umano e da quello del cane, è di nutrire l’ambiente intestinale attraverso l’utilizzo da parte dei microrganismi del microbioma per favorirne la salute e il benessere.
I carboidrati nella dieta del cane
Come per l’essere umano, la funzione dei carboidrati nel cane è duplice. I polisaccaridi o carboidrati complessi sono una ottima fonte di energia (carboidrati complessi digeribili) o favoriscono la salute intestinale e il senso di sazietà (carboidrati complessi indigeribili). La differenza sostanziale è che il cane, a differenza dell’uomo, è un carnivoro e non un onnivoro, quindi la quota di amidi della sua dieta non dovrebbe mai rappresentare la fonte di energia principale, sebbene i cani siano in grado di digerirli in modo molto efficiente.
Spesso, per quel che riguarda l’alimentazione canina, si sente parlare di mangimi grain free. Si tratta di un termine spesso e volentieri usato solo per questioni di marketing e che trae in inganno il consumatore alla ricerca di una dieta ottimale per il proprio compagno a quattro zampe. Grain free è una definizione mutuata dalla lingua inglese, in cui “grain” indica in modo generico seme o chicco, a prescindere dall’appartenenza botanica. Nel mondo del petfood è stato associato, un po’ erroneamente, alla parola “cereale”, unendo a sua volta la parola “cereale” a carboidrato o amido. Un mangime grain free, quindi, è un alimento che nella sua composizione non contiene cereali. Questo non significa (anzi a volte è proprio il contrario) che il mangime preso in esame non contenga amidi, che al contrario possono essere originati da numerosi altri alimenti come patate e piselli.
I mangimi grain free non hanno di norma particolari differenze in termini di contenuto in sostanze nutritive (cioè proteine, grassi e amidi) rispetto a quelli contenenti cereali. Nel loro caso, però, la fonte di amidi non è costituita da questi ultimi. Gli alimenti di questo tipo possono essere utilizzati senza particolari problemi da tutti i cani, sempre se di buona qualità. E diventano importanti, fino a costituire una scelta obbligata, proprio per quei quattrozampe con reazioni avverse o un’intolleranza manifesta ai cereali.
I cani e la digestione
Il cane ha un ottimo corredo enzimatico per la digestione dei polisaccaridi digeribili (amido), derivante dalle migliaia di anni di evoluzione al fianco dell’uomo. Per la specie canina, quindi, questi alimenti rappresentano un’ottima fonte di energia, anche se non esistono indicazioni di fabbisogni specifici. Le fonti di amido più comuni nell’alimentazione del cane sono riso, mais, farro e orzo tra i cereali, ma anche patate, miglio, sorgo, senza dimenticare alcuni legumi come i piselli. E’ bene ricordare però che i cani rimangono dei carnivori, quindi il quantitativo giornaliero di questi elementi non dovrebbero mai rappresentare la fonte di energia primaria (che rimane costituita da proteine e lipidi). In linea di massima non si dovrebbe andare oltre il 30% della razione nei soggetti sani.
In alcuni cani, comunque, si possono manifestare intolleranze verso alimenti che sono fonte di carboidrati come, per esempio, il riso. Ma quella che si pensa essere intolleranza a questi composti in realtà è spesso una digeribilità non ottimale del mangime o una limitata capacità digestiva dell’animale. Ci sono sicuramente dei limiti di contenuto in carboidrati oltre i quali alcune razze faticano a digerire l’alimento, ma anche questo caso dipende dalla quantità, e non da un’intolleranza vera e propria. Spesso, infatti, questa problematica non è in realtà causata dai cereali di per sé, quanto più dalla loro qualità e soprattutto dal livello di inclusione (cioè dalla quantità) presente nel mangime. E, in questi casi, l’aiuto e il consiglio del medico veterinario nutrizionista è d’obbligo.
La dieta BARF e i carboidrati
E’ una domanda che molti si pongono. Può un cane essere alimentato con una dieta assolutamente priva di carboidrati? In teoria si potrebbe dire di sì, anche se nella pratica non esiste una letteratura scientifica esaustiva al riguardo, soprattutto per quel che concerne l’alimentazione BARF. L’osservazione che sorge spontanea riguarda più che altro un aspetto evolutivo, ovvero il fatto che rispetto al lupo, il cane in migliaia di anni ha sviluppato nel suo dna i geni atti a digerire i carboidrati per vivere accanto all’uomo. I carboidrati rappresentano, infatti, fin dalla evoluzione della specie canina, una fonte di energia facilmente disponibile, e sarebbe limitante non considerarlo.
In assenza di carboidrati il cane ricava energia dai grassi e dalle proteine, con un dispendio energetico rispetto a queste ultime piuttosto alto, e ci saranno più composti inutilizzabili che dovranno essere in seguito smaltiti dall’organismo. I lipidi forniscono un grosso apporto energetico, ma se non gestiti bene in termini di quantità, oltre a far ingrassare, rappresentano un potenziale rischio per organi come il pancreas, e di norma non saziano completamente l’animale. In conclusione si potrebbe dire che i carboidrati nella dieta canina sono un’ottima fonte di energia, ma devono essere in quantità limitata, provenire da filiere controllate e possibilmente biologiche ed essere trattati adeguatamente in termini di cottura per ottimizzarne la digeribilità.
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