Sette cavalli selvatici sono partiti da Berlino e Praga per essere reintrodotti nella steppa del Kazakistan, dove mancavano da almeno due secoli.
I cavalli da tiro pesante rapido, una realtà tutta da scoprire
I cavalli da tiro sono stati per anni una realtà dell’agricoltura. Oggi li riscopriamo come protagonisti di un binomio con l’essere umano che aiuta il territorio e l’ambiente.
Li abbiamo visti spesso: in campagna, per le strade di montagna, durante le fiere e le esposizioni equine. Parliamo dei cavalli agricoli italiani da tiro pesante rapido (caitpr). L’associazione nazionale di allevatori PassioneCaitpr si pone come obiettivo primario quello di gestire il processo di miglioramento genetico come ente selezionatore. Come riportato dallo statuto approvato dal ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali, l’associazione opera nel quadro delle direttive comunitarie delle discipline zootecniche: un progetto ambizioso che ha lo scopo di riportare alla luce le caratteristiche di un cavallo unico nel suo genere che ha tanto ancora da offrire al lavoro dell’uomo.
La storia dei cavalli si intreccia con quella italiana
Le vicende del cavallo agricolo da tiro pesante rapido si intrecciano con la storia italiana e con quella della nostra agricoltura. Il tutto è strettamente connesso allo sviluppo del settore agricolo nel nostro paese fin dal 1860. A quell’epoca non esisteva, infatti, una razza autoctona che potesse essere impiegata per il lavoro nei campi. Ancora prima dell’unità d’Italia, però, venne emanato un decreto di costituzione di ben sei “depositi di riproduttori equini” dislocati su tutto il territorio peninsulare.
All’epoca tutti gli stati che componevano il territorio italiano vantavano comparti ippici funzionali alle attività delle Forze armate. Questi “depositi” erano parte integrante dell’esercito e la loro attività era regolarmente visionata e seguita. La costituzione di un consistente parco riproduttori aveva la duplice funzione di incrementare la qualità della popolazione equina sull’intero territorio e di poter soddisfare in tempi reali queste importanti risorse strategiche in caso di un evento bellico.
Nei centri di incremento ippico – importantissimo, per esempio, quello di Ferrara che nel 1860 disponeva di ben sessanta stalloni di razza polesana – si stava delineando la funzione e le caratteristiche di quello che sarebbe diventato il cavallo agricolo da tiro pesante rapido nel nostro paese. C’era bisogno di animali mansueti, ma dotati di forza e resistenza per supportare le attività agricole particolarmente gravose del territorio. E questo in un’epoca in cui le macchine non avevano ancora sostituito il lavoro equino apportando velocità e azione, ma causando parallelamente inquinamento e impoverimento ambientale.
Allo scopo si ricorse all’importazione di alcuni stalloni delle razze europee da tiro-lavoro e, dopo un breve periodo di sperimentazione genealogica, la scelta si orientò sul ceppo Norfolk-bretone che ben si adattava alla linea morfologico-attitudinale precedentemente individuata. Particolare attenzione venne data al benessere animale e al fatto che i cavalli selezionati non dovessero soffrire durante il lavoro richiesto, anzi, in un certo qual modo fosse proprio l’attività agricola a essere inserita nel loro dna e nella loro vita quotidiana.
Lo scopo dell’associazione
Sui sentieri di montagna, sui campi di battaglia, nelle miniere come lungo gli argini dei fiumi, i cavalli agricoli hanno reso servizi inestimabili, accompagnando il cammino umano per anni e condividendone gli alti e bassi della storia. Gli equini, infatti, sono da sempre i compagni dell’uomo, nella vita come nel lavoro quotidiano. Nelle grotte di Lascaux, in Francia, troviamo testimonianze risalenti a 20mila anni fa che riconducono a una visione ancestrale che conferma l’altissimo valore dei cavalli e del loro contributo al nostro vivere quotidiano. Ed è proprio su questi valori e sulla riscoperta del ruolo equino che si fonda la realizzazione di un progetto di caratura nazionale come quello insito in PassioneCaitpr.
Sono importanti, in questo senso, una serie di parametri innovativi e mai considerati in altre realtà che, attraverso gli scopi statutari dell’associazione, mirano al miglioramento genetico della razza senza tralasciare aspetti sostanziali fortemente interconnessi tra loro quali la sostenibilità ambientale, l’integrazione sociale, il benessere animale e la biodinamica dei processi produttivi. La funzione del cavallo, quindi, si intreccia con quella dell’uomo e del lavoro agricolo in un binomio inscindibile che aiuta il territorio e l’ambiente proiettandolo in un futuro sempre più armonioso.
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